La Sicilia (e specialmente le provincie di Palermo e Trapani) ha sempre celebrato zelantemente San Giuseppe, accomunando usi, pratiche, credenze e tradizioni attorno al patrono dei falegnami, protettore delle ragazze e degli orfani che lo invocano perchè li soccorra e sostenga. Un proverio-preghiera così recita: «San Giuseppi aiutati di schetti, chi li maritati s'aiutanu iddi». «San Giuseppi nun m'abbannunati 'nta li bisogni e li nicissitati! San Giusippuzzu vui siti lu patri, siti virgini comu la matri. Maria è la rosa e vui siti lu gigghiu. Datimi aiutu, riparu e consigghiu. San Giusippuzzu di muntiliuni: arriparatimi cu lu vostru vastuni! San Giusippuzzu di muntuliati: cu lu vastuni vui m'arriparati!». I beni della provvidenza si crede siano mandati da Lui. Da ciò pare sia nata l'usanza dei banchetto di San Giuseppe.
Salemi: pane votivo manipolato artisticamente, in onore di San Giuseppe
I banchetti più semplici sono quelli di Palermo e Trapani.
Diverse famiglie, ancora oggi, per devozione o per voto, tengono a loro spese il banchetto, invitando i poveri e servendo loro con le proprie mani, tre, quattro, cinque e più vivande. E' non mancano i personaggi della Sacra Famiglia (Gesù, Giuseppe e Maria), rappresentati da un povero vecchio con mantello rosso e bastone di oleandro fiorito, una ragazza orfana dai 12 ai 15 anni e un bambino pure orfano. Un prete ed il bambino benedicono la mensa.
La distribuzione dei "pani" dopo "lu 'nmitu di San. Giuseppi" a Dattilo
A Montevago predica San Giuseppe, impersonato una volta da un popolano ottimo conoscitore di idee e situazioni contadine, chiamato appunto «Sangiusipparu». Famosi i pani di Salemi dove si tiene un pubblico banchetto per tutti i poveri, come avviene anche a Salaparuta. Ad ogni povero viene distribuito il solito enorme «cucciddatu». Nel banchetto tradizionale abbondano «spinnagghi» di San Giuseppe: ceci, pane, mandorle abbrustolite, dolci di pasta e fichi. Chi non partecipa alle spese del banchetto, distribuisce ai poveri dei pani a forma di berretti a spicchi, a Palermo detti «li cricchi di San Giuseppi» ed una minestra «virdi» detta «maccu», fatta di legumi e verdure.
La festa si apre alla vigilia, «con vampi e vampate» e, dalle nostri parti, anziani e bambini che fanno visita alle famiglie più agiate, chiedendo «pani di San Giuseppi» e «mufuletti».
Dattilo: tre generazioni si tramandano l'arte di realizzare i "pani di San Giuseppi"
Un motto siciliano dice: «l'ultima varva a San Giuseppi». Nel senso che l'ultima neve cade in questo mese e poi il tempo andrà via via migliorando. «San Giuseppi si scotula lu manteddu». In questo periodo fioriscono «i ciuri di San Giuseppi» ('u biacu).
In alcuni paesi siciliani, al fine di coprire le spese per i festeggiamenti, si fanno delle vendite all'incanto. A Militello, ad esempio, viene eretto un palco in Piazza, dove la Santa Famiglia rimane tutto il giorno a ricevere regali. Il farmacista, il Sindaco, il Segretario, un notaio ed altre autorità, raccolgono il denaro da dividere ai poveri. Quindi si procede alla vendita dei regali. A Paceco, per alcuni anni, abbiamo assistito ad una sfilata in costumi antichi ed i vari personaggi che portavano i pani tipici di diverse forme.
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