Se le "regole di S.Lucia" non dovessero rivelarsi veritiere, allora non resterà che consolarsi con "il bacio della principessa" che non tradirà mai.
Un sapore speciale tipico della festa di Santa Lucia, perché liquore base della tradizionale 'cuccìa" (usato anche per dolci e con i 'mufuletti' di San Martino).
Il "bacio della principessa" in effetti non è altro che il "vinu cottu", così chiamato perchè espressione nobile che vien fuori dalla "crème" della lunga e paziente bollitura del mosto vivo (meglio se di uve rosse), spremuto dall'uva.
Quasi novella Venere che vien fuori dalle spume del mar…
E l'uva è la figlia Principessa della Regina madre vigna, padrona della "staciùni di l'amùri" (la vendemmia).
Diversificato l'iter per produrre il vino cotto nel trapanese -nelle aziende a conduzione familiare-, che chiaramente asseconda i gusti del luogo.
Caratterizzante la grande pentola che puo' essere in terracotta, in rame o in alluminio.
E sul fondo c'è chi mette cocci di terracotta, che pare eliminino l'acidità.
Ma anche chi mischia al liquido fichi secchi, alloro, carrube, bucce di mandorle e di arance per conferire maggiore fruttuosità.
Momento topico -dopo aver atteso una bollitura di circa 3 ore- il finale in cui, se non si è vigili, si rischia di raccogliere solo… tanta schiuma!
Canonico infatti il concetto che il mosto debba ridursi a circa un terzo, per dare vino cotto con la giusta intensità.
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