Un detto popolare dell'inizio del XX secolo recitava: «All'ottu Maria, o tridici Lucia, o vinticincu Natali e doppu cci sì tu Cannalivari». Ed in effetti il popolo trapanese saggio, poetico e passionale riusciva in tal modo a sintetizzare concettualmente quello che viene definito il periodo dell'anno più significativo per le feste popolari, introdotto dall'Immacolata Concezione, seguito da S. Lucia, che raggiungeva il culmine nel giorno di Natale; quindi «doppu i tri Re si dici olè», annunciava 1'approssimarsi di Carnevale.
Presepe portatile in pasta: di Alberto Noto, che merita uno spazio tutto suo tra gli artisti che in questi ultimi anni realizzano mini-presepi, sempre alla ricerca di forme nuove. Qui le lasagne diventano palmizi, la pasta opportunamente lavorata assume le forme più svariate di personaggi e oggetti del presepe. Nelle spighe, una religiosità che riporta all'ultima Cena.
Tralasciando, momentaneamente il Natale, merita ricordare il giorno di S. Lucia legato alle «reguli di l'annu» o «12 jorna di l'annu» o «carennuli di Natali» (in Sicilia orientale), per significare che a seconda delle condizioni atmosferiche registrate nei 12 giorni dal 13 al 24 dicembre, nell'anno successivo le stesse condizioni si sarebbero ripetute a Gennaio, Febbraio e così via. Nel valdericino, volgarmente, si diceva «S. Lucia avi li reguli» (con un chiaro riferimento agli "ospiti" mensili della donna).
Presepe vivente a Nubia: netto il contrasto tra costumi d'epoca ed il lavoro dei salinari!
Presepe vivente a Nubia: Villa Platamone
E veniamo al mistero della natività che si rinnova nei secoli nello stesso clima di amore e fratellanza universale che accomuna nello stesso giorno e nello stesso fermento, tutte le genti del mondo. Nel frastuono del progresso economico, tecnologico, scientifico e sociale, la Sicilia ha via via perduto tante delle sue caratteristiche peculiari con cui ha solennizzato, nei tempi andati, l'atmosfera tipica del Natale. Ma è pur vero che qualcosa è rimasto e nessuno può smentire che si è felici di ciò che riporta alla memoria i ricordi della fanciullezza che ci vide sognare a bocca aperta sui misteri natalizi, narratici dagli anziani, in cui magari ci rivediamo ad impiastricciare, con creta, muschio, viticci, cartapesta, un qualsiasi angolo della casa, per allestire il «nostro» presepe! Ed è appunto con nostalgia che voglio sintetizzare questo trapasso, tra il vecchio e il nuovo, tra ciò che era e ciò che resta di «natalizio» in Sicilia. A cominciare dal 16 Dicembre allora, i ciechi cantastorie andavano in giro a chiedere chi volesse «prendere la novena». Accompagnati da un cantastorie, portavano in giro le «ninareddi», sonate e cantate natalizie notturne. Questi cantastorie chiedevano in cambio delle loro prestazioni qualcosa in natura o in «carlino». «La nuvena è tirminata: li dinari e li cucciddata!». Anche i «ciaramiddari» facevano le novene accompagnati da castagnette, dal cerchietto con sonagli, dallo zufolo, dallo scacciapensieri. Una vera orchestrina attorno alla quale le famiglie restavano in contemplazione nel loro caldo ambiente familiare nel quale non poteva mancare il «prisèpiu», con i suoi pastori, i Re Magi in cammino, il tutto avente come epicentro la grotta della natività. Dopo l'Epifania, con rammarico, si procedeva alla «scunzatina» del presepe. Particolarmente erano ricercati in questo periodo, i «pasturara» in massima parte «stazzunara» (stovigliai). Celebre «pasturaru» Giovanni Matera, nato a Trapani il 2 Settembre 1653, città che vanta le più antiche origini ('500) in materia di Presepi, ed eccelle anche grazie ai suoi fiammeggianti coralli, per un presepe in legno, sughero, rivestimenti di rame e rosette e figurine di corallo, che oggi si può ammirare al Museo di Trapani.
E fors'anche perché qualche «pasturaru» è assurto all'arte, in Sicilia la tradizione del Presepe non scomparirà mai. Vari sono i tipi di presepe «cunzati». Presepi meccanizzati: nella Chiesa Dell'Itria di Marsala, nella Chiesa di San Michele a Calatafimi. Presepi viventi: a Locogrande per 10 anni c'è stata una bellissima testimonianza in uno scenario esterno di 15 metri circa nella locale piazza; a S. Andrea di Bonagia ogni anno nella notte di Natale si ripete la scena di Maria e Giuseppe che bussano al portone della Chiesa per avere ospitalità ed alla terza «bussata» il portone si spalanca ed inizia una sfilata in costume dei personaggi tipici del Presepe; infine Natale a Scura ti (Custonaci).
Scurati (Custonaci): il Presepe Vivente nella grotta Mangiapane
La grotta Mangiapane, di origini preistoriche, larga circa 8 metri, all'interno della quale sono costruite delle caratteristiche abitazioni illuminate da antichi lumi a petrolio, è un suggestivo scenario naturale che ospita il «Presepe vivente», la notte del 24 Dicembre, interpretato da circa 150 persone che rivivono la realtà artigiana del '700.
Suggestivo il Presepe vivente di Paceco allocato negli anfratti di Villa Serraino e ancor più realisticamente rappresentato quello, pure vivente, di Nubia. Qui i giovani hanno avuto l'idea originalissima di ambientare la natività di Cristo in un Baglio e tra stalle, stanze e vecchi magazzeni si susseguono scene di vita contadina che hanno come attori straordinari ragazzi e ragazze del luogo.
Di notevole connotazione sociale il Presepe vivente realizzato all'ex Ospedale Psichiatrico di Trapani (quest'anno giunto alla 5a Edizione), al quale danno vita - in perfetta simbiosi di spirito accomunante pazienti e operatori di una struttura ospedaliera "forse" immeritatamente messa all'indice dai mass-media.
Presepi dei «pupi», nel catanese, dove i pupi smettono di sbudellarsi e diventano angeli, contadini, pastori. Ma cosa succedeva nella notte di Natale? Si ascoltavano le «pastorali», omelie nelle chiese o rappresentazioni. A Mazara, Trapani, Palermo ed in altre città sul mare, in questa Notte si facevano le "orazioni" per scongiurare le trombe marine. E poiché è antica credenza che, dopo la mezzanotte, la Madonna scenda con il Bambino per saggiare qualche pietanza familiare, si potrebbe spiegare il perché delle varie specialità tipiche in Sicilia. Dai cannoli alle sfinci, mandorlati, paste di fichi, cassata siciliana, cutugnata, petramennula, turruni, pignulata, paste di "vinu cottu", dolci di miele, mustazzoli. Tutta roba che in massima parte veniva consumata in attesa di partecipare alla nascita «di lu bambinu», fra un gioco e l'altro tipicamente nostrani: a minicheddu, a cucciari, a trentunu, a setti e mezzu, a paru e sparu, per finire con le più recenti «tomboliate» Bingo dei nostri giorni.
Per capire cos'è il Natale oggi per la Chiesa e come la Chiesa interpreta il senso del Natale nella società di oggi, abbiamo ascoltato tre Parroci.
Don Raineri (Paceco): Natale è un fatto storico di XX secoli ed un fatto reale di ogni giorno, un auspicio che sorga una nuova speranza di salvezza, di redenzione per l'uomo di sempre. Per la società è diventato un fatto consumistico, d'occasione per una serata di giochi e "manciateddi" che cancellano il significato vero della festa.
Don Vivona (Locogrande): Con il Natale rivive il mistero della incarnazione del figlio di Dio. E' l'occasione liturgica per richiamare i cristiani al grande dono di Dio di venire in mezzo agli uomini. Purtroppo, nella odierna società, il Natale spesso perde la ricchezza del suo mistero di salvezza, per ridursi a un fatto commerciale.
Don Vanella (Custonaci): Natale è la rievocazione di un fatto realmente accaduto (nascita di Gesù), fatto rivissuto attraverso la fede dei cristiani che oggi ne diventano protagonisti. La società dovrebbe vedere nel Natale l'annunzio dei valori umani, dando un senso profondo dell'amore alla vita come dono di Dio. Tutto però viene materializzato da ciò che la Società offre, anche se in ciò c'è pure il senso vero dell'amore, se si pensa al dono che si fa all'amico o al poverello.
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