a cura
dei Comitati popolari
del Comitato antileva
ricostruzione sviluppo
e del Centro studi
iniziative Valle Belice




Copyright 1970
EDIZIONE DELLA LIBRERIA Milano



Ringrazio personalmente
Vito Accardo
per avermi dato l'opportunità di avermi fatto pubblicare questo pezzo di storia.







Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
BELICE - Lo Stato fuorilegge

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1500 terremotati a Roma

Premessa
1) Prevedere, prevenire e fronteggiare i terremoti le alluvioni, i cicloni, le frane e gli altri disastri provocati dalle forze della natura.
2) Liberare i tessuti della società dallo sfruttamento dalla fame, dalla prepotenza, dal clientelismo, dalla mafia, dallo spreco e dagli altri morbi che ne provocano la sclerosi e la morte.
3) Promuovere lo sviluppo delle incalcolabili energie creative e costruttive degli uomini.
Tali dovrebbero essere i compiti degli organismi statali e mondiali al contrario questi usano interamente i loro apparati per mantenere lo status-quo. Esercito, polizia, magistratura e scienza sono impiegati per prevedere, prevenite e combattere lo sviluppo di tutte le forze creative e innovatrici.
Questi apparati, statali e mondiali, preparatissimi per la distruzione violenta degli uomini, si trovano regolarmente impreparati a fronteggiare le violenze della natura. Come. potrebbe uno stato come quello italiano, governato dai clienti della confindustria, dai clienti della mafia dai clienti del governo più sanguinario della terra (USA) mettersi al servizio dei cittadini, a impedire disastri: sprechi e prepotenze, a promuovere lo sviluppo di tessuti innovatori?
Cosi i terremoti non sono uguali per tutti.

Il terremoto
Nei primi 15 giorni il terremoto interrompe bruscamente ogni attività dei comitati popolari e apre una nuova serie di problemi urgenti: ricovero, vettovagliamento, cure sanitarie.
Confusione e caos, caos e confusione. Gli elicotteri dello stato depositano ministri e sottosegretari anziché cibo e medicine. Gli aiuti si accavallano. Decine di migliaia di famiglie italiane si liberano dei loro vecchi stracci. La pietà è enorme. Polizia dappertutto; ordini e contrordini. Evacuare ... non evacuare. Passaporti a vista per tutti. Disoccupazione, tende, abbandono, confusione e militi.
Nascono i comitati di tendopoli, si riprendono le fila dell'organizzazione popolare riguardo a ricostruzione e iniziative di sviluppo.
Da tutte le parti della zona nasce l'idea che" quando si discute la nostra legge dobbiamo essere a Roma." Il 25 febbraio i comitati di tendopoli si riuniscono a Partanna e decidono: "si va a Roma in 1.000 ... " Ecco il documento che apre il viaggio a Roma:

APPELLO DELLA POPOLAZIONE TERREMOTATA

Andiamo a Roma affinché prima della chiusura delle camere venga approvata una legge per-la ricostruzione e lo sviluppo del Belice. Preoccupati che le somme stanziate si perdano per la strada clientelare, pressiamo sul governo e sul parlamento perché:
a) La popolazione partecipi al coordinamento e al controllo del processo di ricostruzione attraverso le amministrazioni comunali, i comitati cittadini, il comitato della zona e le assemblee popolari.
b) Siano esclusi dagli appalti mafiosi e politici con pendenze presso la commissione antimafia, nonché le imprese mafiose.
c) Si fissino scadenze e responsabilità, anche penali, nel processo di ricostruzione.
Per la ricostruzione occorre:
- la spesa di 500 miliardi per realizzare 50.000 abitazioni antisismiche, 5.000 fabbricati rurali, tutte le strutture sociali, civili, amministrative, commerciali.
Per lo sviluppo:
- l'investimento di 200 miliardi per:
a) le dighe Garcia sul Belice sinistro, Piano di Campo sul Belice destro, Cicio sul Modione
b) le iniziative agricolo-industriali indispensabili (cantine sociali, salagione ulive, lavorazione mandorla, caseificio, centrale del latte, coltivazione in serra, conservazione ortofrutticoli)
c) il rimboschimento di 13.000 ettari.
d) la viabilità per 1.300 chilometri.
Ove il governo avesse difficoltà nel reperimento delle somme la popolazione lo invita ad accorciare opportunamente la ferma del servizio militare.

Il viaggio a Roma
Si raccolgono i soldi per il viaggio di 1.000 persone. Si prenota un treno speciale.
1 marzo: "I primi sono arrivati in piazza G. Cesare (a Palermo) a mezzogiorno. Tre autobus e tre camion provenienti da Santa Ninfa; sui cassoni gli uomini reggevano cartelli di protesta: 'vogliamo case, non promesse.' Poi sono arrivati altri camion, altri autobus. E una vera marea invase l'atrio della stazione centrale: uomini e donne, che si ammassavano attorno agli organizzatori sotto l'occhio vigile di molti poliziotti e carabinieri."
Ci si conta. Si è in 1.500.
"... Alle 17,10 partono i primi, sono di Montevago, di Gibellina, di Salaparuta, di Sambuca. Il treno per Roma è stato rinforzato: 5 vagoni in più. Avevano chiesto un treno speciale ma all'ultimo momento glielo hanno negato.
Un secondo treno, rinforzato da altre 5 vetture, parte alle 19,30."
Questo treno viene bloccato allo stretto di Messina. Oltre 800 terremotati si recano a piedi al traghetto. Lo trovano sbarrato da almeno 400 poliziotti. I terremotati avanzano fino a pestare i piedi ai poliziotti. Un improvviso ordine di un distinto signore in borghese arrivato all'ultimo momento fa aprire lo sbarramento. I terremotati si riversano nel traghetto. A Reggio si riesce ad. avere un treno solo dopo che si è comunicato agli ufficiali dei carabinieri la decisione di sbarrare coi propri corpi la strada ferrata.
2 marzo: "Sono arrivati in treno: 2 scaglioni. Avevano appuntamento alle 10,45 alla stazione Termini con gruppi di terremotati ospiti di Roma. Ma li hanno boicottati fin dalla partenza. 1.500 persone con quella carica di protesta sono scomode a Roma. Ci sono già gli studenti, i pensionati, gli invalidi civili, tutta gente contro la quale si può scatenare la polizia. I terremotati sono una spina nel cuore per il governo. Quando il corteo si è messo ordinato, silenzioso, i poliziotti lo hanno seguito docili sulle jeep (ma con i tascapani pieni di bombe lacrimogene). Per i terremotati parlavano i cartelli: 'ricostruzione e sviluppo,' 'occorrono case e non passaporti,' 'case e lavoro...' "
2, 3, 4 marzo: "Nuovi intralci al traffico al centro della città. Mentre gli stupenti universitari manifestavano in piazza del Popolo una lunga colonna di dimostranti diversi nell'aspetto e negli abiti scendeva lungo via del Tritone, raggiungeva piazza Colonna e invadeva la piazza antistante alla piazza del palazzo Montecitorio. Era composta da contadini siciliani giunti dal Belice, con loro donne e bambini. Nonostante la fitta pioggia si sono accampati davanti al parlamento."
Una delegazione di 100 persone sale in parlamento. Ogni mezza giornata vengono ricambiati i componenti della delegazione. In questo modo oltre 700 persone possono assistere alla discussione sulla legge. E stato necessario comperare 100 cravatte presso una bancarella e metterle sui maglioni, sui colletti delle giacche e dei cappotti spiegazzati dal momento che nessuno aveva camicie mentre gli uscieri avevano ricevuto severo man" dato di ammettere in aula solo persone con cravatta. 4000 studenti vengono nella piazza Colonna e dicono ad una voce sola 'Moro, dai i soldi ai siciliani.' Gli invalidi civili per una giornata intera tentano di forzare il blocco di polizia per entrare in parlamento. Migliaia di persone, ciascuno a modo suo, hanno contribuito a irrobustire la pressione del Belice. La sinistra parlamentare riusciva a far passare molti emendamenti, riprendendo le richieste popolari.
"Una cosa casi a Roma non si era mai vista". Ciocchi di legna da ardere e tende davanti al parlamento. Stanotte i fuochi hanno riscaldato la veglia dei terremotati. Le tende li hanno riparati dalla pioggia che è cominciata fitta verso l'una..."
5 marzo: "I terremotati sono ripartiti stanotte alla una". Questa volta, per andar via, gli hanno dato il treno speciale. Biglietti gratis. Si viaggia facile quando ci si leva dai piedi. In piazza Montecitorio sono rimaste solo le ceneri dei fuochi e i buchi dei paletti delle tende. E' rimasto anche il ricordo della più incredibile vicenda che questa vecchia piazza abbia mai vissuto. Ma basta questo per tornare a casa contenti?"
"Non basta," dice uno di Partanna, "ma è servito perché ci siamo contati, adesso torniamo e ricominciamo la lotta."

Comunicato conclusivo
La pressione sul governo e sul parlamento ha ottenuto:
1) La conversione in legge del decreto governativo sulla zona terremotata
2) l'impegno del governo di escludere sistematicamente ogni presenza mafiosa dal processo di ricostruzione
3) l'incarico al comitato interministeriale per la programmazione economica di preparare il piano di sviluppo industriale per la zona terremotata da realizzare con somme da reperire al di fuori della legge ora votata
4) l'aggiunta di 41 miliardi alla spesa prevista dal Decreto governativo per la realizzazione di 1.000 fabbricati rurali, dell'autostrada Punta Raisi-Mazara del Vallo e per una serie di provvidenze a favore di artigiani e di altre categorie.
Il comitato della popolazione terremotata manifesta la sua condanna più decisa nei confronti del governo e delle altre forze presenti in parlamento che:
- non hanno voluto sottoporre al controllo popolare l'operato dell'amministrazione centrale
- non hanno voluto fissare scadenze e responsabilità precise.
Queste carenze facilitano l'inserimento di gruppi politici-mafiosi nella ricostruzione. D'altro canto un parlamento che aveva affidato la responsabilità maggiore della stesura della legge a un parlamentare (Mattarella) con pendenze presso la commissione antimafia non poteva approvare una legge che garantisse la partecipazione popolare.
Pertanto, tornando in Sicilia, i partecipanti alla pressione di piazza Montecitorio riprenderanno l'azione perché:
a) la mafia sia esclusa dagli appalti
b) i tempi di realizzazione di ciascuna opera siano ridotti al minimo
c) la regione siciliana intervenga con la massima sollecitudine con finanziamenti integrativi rispetto a quelli previsti dalla legge nazionale.


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