per



Antonino Scuderi
apostolo del
"sol dell'avvenire"
assassinato nel
1922 dalla mafia




Finito di stampare dalla
litotipografia ABATE
Paceco- Febbraio 1998



Ringrazio l'amico
Vito Accardo
per avermi portato
alla conoscenza
di questo libro






Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
ALBERTO BARBATA - per Antonino Scuderi
apostolo del "sol dell'avvenire" assassinato nel 1922 dalla mafia

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Una vita per il popolo

A Paceco trassero forza da questa esperienza politica soprattutto i socialisti, che del «popolarismo», furono tra i protagonisti, dagli inizi del '900 fino alla prima guerra mondiale e nel successivo dopoguerra, in alternanza con i "nasiani", la cui ultima amministrazione fu quella del notaio Giuseppe De Luca (1914-Settembre 1920).
La travolgente avanzata elettorale del socialismo pacecoto, conclusasi con l'elezione di Pietro Grammatico a sindaco, nell'ottobre del 1920, fu spezzata soltanto ed infine dalla dittatura fascista, nel 1923.
Dell' esperienza illuminante del socialismo municipale rimase la forza tenace di resistere ed attendere la fine del periodo fascista per affrontare nuove battaglie all'insegna di una "socialitą politica", che si andava allargando sempre pił alle fasce sociali subalterne.
Prima di passare all'esame delle classi sociali del borgo rurale, che gią agli inizi del secolo contava oltre settemila anime, occorre evidenziare che Paceco, data l'estrema contiguitą con la vicina cittą e costituendo inoltre la porta del latifondo, viveva la sua doppia anima con un fervore diverso, rispetto ad altre realtą della provincia.
Paceco era un paese agricolo, costituito maggiormente da villici, ma a contatto continuo, quotidiano con una realtą urbana, ricca di novitą commerciali, industriali, di traffici marittimi, di spessore culturale non indifferente, quale Trapani, cittą del sale e del corallo, dalla quale dista appena cinque chilometri. Ma il paese dai tetti aguzzi e dalle strade larghe, fondato nel 1607 dal nobile di origine trapanese Placido Fardella, era anche paese di numerosi artigiani, che con le loro fucine e botteghe, aveva costituito, gią negli ultimi decenni del secolo XIX, humus fertile e palestra invitante per la propaganda e l'apostolato socialista di uomini eccezionali come Francesco Sceusa (1851-1919), Vincenzo Curatolo (1851-1918) e Giacomo Montalto (1864-1934) che avevano entusiasmato le folle di contadini analfabeti che cercavano di elevarsi, di riscattarsi economicamente e culturalmente al "sole dell'avvenire"(6).

Tav. 2 Giuseppe Scuderi

(6) Costanza, S. - I Fasci dei lavoratori nel trapanese in Movimento operaio n. 6 - Nov.-Dic. 1954 (a. VI) N.S. a cura della Biblioteca G.G. Feltrinelli - Milano.

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