Nino Scuderi, dopo aver frequentato le scuole elementari, aveva seguito il padre nel lavoro dei campi, rivelandosi ben preso dotato
di una grande volontà e di una capacità particolare di apprendere(3). Dal padre, già consigliere comunale socialista per ben otto anni, dal
1906 al 1914, nelle amministrazioni rette dall'Unione dei Partiti Popolari, aveva certamente appreso la passione per la politica e
l'interesse verso i problemi sociali della comunità pacecota e soprattutto della sua Dattilo(4).
Aveva seguito il padre, lo aveva ascoltato nelle lunghe riunioni al Partito e nelle sedute consiliari, dove alta si era levata in quegli
anni, durante le amministrazioni del repubblicano Antonio Catalano (1872-1909) e del fabbro Mario Errante (1843-1914), la voce seria ed
accorata del fervente mazziniano Giuseppe Drago di Ferro, autorevole avvocato trapanese, che era morto sul campo di battaglia, nel 1908,
lottando strenuamente contro la corruzione e la "malva" politica nasiana, prima nella sua città e poi a Paceco, paese di cui si era
innamorato e dove aveva trovato adamantini compagni di lotta, pervasi da quella purezza di costumi ed ideali da lui agognata.
Agli inizi del secolo, infatti, Paceco si trovò coinvolta in una esperienza politica nuova che tentava di rompere gli schemi fossili
del passato, legata com'era, negli ultimi decenni dell'Ottocento, alla grande proprietà terriera trapanese che circondava il piccolo
comune come una maglia fitta, costituita da una sudditanza ancora di marca feudale a famiglie del patriziato e della grande borghesia
(Platamone, D'Alì, Sieri Pepoli-Adragna, Drago, Staiti, Todaro della Galia, Sardo etc.).
L'esperienza entusiasmante era costituita dall'Unione dei Partiti Popolari, un nuovo soggetto politico proveniente dalla città capoluogo e
tendente ad affermare con incisività una rinascita della vita e della cultura municipale, all'insegna di una utilizzazione della finanza
locale per l'intervento pubblico nel campo del sociale, soprattutto nella sanità, nell'istruzione e nel riordinamento dei tributi locali.
Era un modo nuovo di fare amministrazione civica, che faceva parte di un grande fenomeno politico, il «popolarimo», che si era diffuso
largamente nel Mezzogiorno.
A Paceco era stato un timido tentativo, durante le amministrazioni popolari del Catalano e dell'Errante, che si era distinto per
l'apporto di voci esterne al paese, come quella del Drago di Ferro, oppositore di un altro popolarismo, quello dell'onorevole Nasi,
accusato di corruzione e di interessi particolari.
A questo laboratorio politico di Paceco partecipavano tre componenti: la radicale, la repubblicana e la socialista. L'Unione
sosteneva a livello provinciale il deputato radicale marsalese Vincenzo Pipitone (18541928), mentre a paceco fu capeggiata in tempi
diversi da due personaggi autorevoli del capoluogo, l'avvocato Damiano Ricevuto (1873-1916) e l'avvocato Giuseppe Drago di Ferro
(1866-1908). I consiglieri socialisti più rappresentativi furono Giovanni Schifano (1853-1919), primo Presidente della Cassa Rurale ed
Artigiana, il poeta popolare Antonino Amoroso (1867-1947), detto "Nuvaredda", cognato di Giacomo Spatola, uno dei protagonisti delle
lotte dei fasci e fondatore della prima sezione del partito nel 1902 e della celebre Cooperativa agricola, Francesco Di Nicola, Vincenzo
Catania (1871-1944), il sarto Bernardo Policani (1882-1907), l'avvocato Damiano Ricevuto e Sebastiano Basiricò che poi sarebbe stato uno
degli assessori socialisti nell'ottobre del 1920, durante l'amministrazione di Pietro Grammatico, e fino all'avvento del
fascismo. Ma l'elenco potrebbe essere più lungo e certamente d'interesse per una ricerca storiografica di più ampio respiro(5).
(3) B.C.P. - Fondo "Sen. P. Grammatico" - Carp. 6/3 - Discorsi funebri.
(4) A.S.C.P. - Consiglio Comunale - Reg. n. 41 (1905-1908) e n. 42 (19081912).
(5) Genovese, A. - Paceco - Un comune agricolo della Sicilia occidentale (1860-1923), Trapani, 1963.
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