Sistematica
Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Liliopsida
Sottoclasse: Liliidae
Ordine: Najadales
Famiglia: Potamogetonaceae o Posidoniacee
Genere: Posidonia
Specie: Posidonia oceanica
ph© Foto di Loredana Ferlito
La Posidonia oceanica (L.) Delile, 1813) è una pianta acquatica, endemica del Mar
Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Posidoniacee (Angiosperme
Monocotiledoni). Ha caratteristiche simili alle piante terrestri, ha radici, un fusto
rizomatoso e foglie nastriformi lunghe fino ad un metro e unite in ciuffi di 6-7.
Fiorisce in autunno e in primavera produce frutti galleggianti volgarmente chiamati
"olive di mare". Forma delle praterie sottomarine che hanno una notevole importanza
ecologica, costituendo la comunità climax del marMediterraneo ed esercitando una
notevole azione nella protezione della linea di costa dall'erosione. Al suo interno
vivono molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e
protezione. Il posidonieto è considerato un buon bioindicatore della qualità delle
acque marine costiere.
ph© Foto di Loredana Ferlito
Morfologia: Posidonia oceanica presenta radici che servono principalmente per ancorare
la pianta al substrato, rizoma e foglie nastriformi.
Dettaglio del rizoma: I rizomi, spessi fino ad 1 cm, crescono sia in senso orizzontale
(rizomi plagiotropi), sia in senso verticale (rizomi ortotropi). I primi, grazie alla
presenza sul lato inferiore di radici lignificate e lunghe fino a 15 cm, ancorano la
pianta al substrato mentre i secondi, incrementando l’altezza, hanno la funzione di
contrastare l’insabbiamento dovuto alla continua sedimentazione.
I due tipi di accrescimento danno luogo alla cosiddetta matte, una
formazione a terrazzo costituita dall’intreccio degli strati di rizomi, radici e dal
sedimento intrappolato. In questo modo le posidonie colonizzano un ambiente
difficilmente utilizzabile dalle alghe a causa della mancanza di radici.
Foglie di Posidonia oceanica
Le foglie nascono dai rizomi ortotropi, sono nastriformi, di colore verde brillante che
diventa bruno con il passare del tempo. Raggiungono la lunghezza di circa 1,5 m, sono
larghe in media 1 cm e presentano da 13 a 17 nervature parallele. Gli apici sono
arrotondati e spesso vengono persi per l'azione del moto ondoso e delle correnti. Sono
organizzate in fasci che presentano 6 o 7 foglie, con le più vecchie che si trovano
all'esterno e le più giovani all'interno e vengono suddivise in tre categorie:
Foglie adulte: presentano una lamina con funzione fotosintetica e da una base separata
dal lembo fogliare da una struttura concava detta "ligula";
Foglie intermedie: sono prive della base;
Fogli giovanili: sono convenzionalmente di lunghezza inferiore ai 50 mm.
In autunno la pianta perde le foglie adulte più esterne, che diventano di colore bruno
e sono fotosinteticamente inattive e durante l'inverno vengono prodotte le nuove foglie.
@Stefano Trezzi CC-BY-SA-3.0
Riproduzione
Prateria di Posidonia oceanica
La Posidonia oceanica si riproduce sia sessualmente sia asessualmente per
stolonizzazione. La riproduzione sessuale avviene mediante la produzione di fiori e
frutti. I fiori sono ermafroditi e raggruppati in una infiorescenza a forma di spiga,
di colore verde e racchiusa tra brattee fiorali. L'asse floreale si attacca al rizoma
al centro del fascio. Il gineceo è formato da un ovario uniloculare che continua con
uno stilo e termina con lo stigma; l'androceo è costituito da tre stami con antere
corte. La fioritura è regolata da fattori ambientali (luce e temperatura) e da fattori
endogeni (età e dimensione della pianta) e avviene in settembre - ottobre nelle
praterie più vicine alla superficie del mare, mentre è spostata di due mesi nelle
praterie più profonde. Il polline all'interno dell'antera è di forma sferica, ma
diventa filamentoso appena viene rilasciato in acqua. Non sono presenti meccanismi di
riconoscimento tra polline e stigma che prevengano l'autofecondazione. L'impollinazione
è idrofila e può portare alla formazione dei frutti, sebbene alcuni abortiscano prima
della maturazione che avviene dopo sei mesi. Una volta maturi, i frutti si staccano e
galleggiano in superficie. Il frutto, leggermente carnoso e chiamato volgarmente "oliva
di mare", è simile ad una drupa e presenta un pericarpo poroso e ricco di una sostanza
oleosa che ne permette il galleggiamento. Quando marcisce viene liberato un seme,
rivestito da una membrana sottile ma privo di un vero e proprio tegumento, che cade sul
fondo e se trova le adatte condizioni di profondità, stabilità e tipo di sedimento
germina e da origine ad una nuova pianta. Affinché la piantina possa attecchire è
necessario che trovi un substrato umificato. L'umificazione consiste nella degradazione
dei detriti vegetali, quindi la pianta può impiantarsi in "suoli" precedentemente
colonizzati da altri vegetali, quali macroalghe o altre fanerogame. Si genera così una
vera e propria successione ecologica in cui posidonia rappresenta l'ultimo stadio
successionale. La germinazione comincia con l'emissione di una piccola radice bianca
dal polo radicale e di una fogliolina dal polo apicale. Con la riproduzione sessuata la
pianta colonizza nuove aree, diffonde le praterie in altre zone e garantisce la
variabilità genetica. La stolonizzazione, che permette l'espansione delle praterie,
avviene invece mediante l'accrescimento dei rizomi plagiotropi, che crescono di ca. 7
cm/anno e colonizzano nuovi spazi. Un alto accumulo di sedimenti e la diminuzione dello
spazio a disposizione per la crescita orizzontale, stimola la crescita verticale dei
rizomi, formando così la matte.
Matte: Disegno schematico di una matte di Posidonia oceanica. L'accrescimento verticale
dei rizomi porta alla formazione di una struttura chiamata matte, costituita da un
intreccio di rizomi morti e radici tra i quali resta intrappolato il sedimento. Solo la
parte sommitale di queste strutture è formata da piante vive. La formazione delle
mattes dipende in massima parte dai ritmi di sedimentazione; un'alta velocità di
sedimentazione può portare ad un eccessivo insabbiamento dei rizomi e quindi al loro
soffocamento; al contrario, una sedimentazione troppo lenta può portare allo
scalzamento dei rizomi ed alla regressione della prateria. Poiché la velocità di
decomposizione dei rizomi è molto lenta essi possono rimanere all'interno della matte
anche per millenni. La matte ha un ritmo di crescita molto lento: il suo accrescimento
è stato stimato in circa 1 m al secolo.
Adattamenti alla vita in ambiente marino: Come tutte le fanerogame marine, la posidonia
ha evoluto una serie di adattamenti morfologici e fisiologici atti a permetterle la
vita in mare. In molti degli organi è presente il parenchima aerifero, che facilita gli
scambi gassosi in tutte le parti della pianta e che forma una fitta rete tra foglie,
rizoma e radici. Le foglie sono prive di stomi ed hanno una cuticola sottile per
facilitare la diffusione di ioni e CO2. Le posidonie sono in grado di assorbire i
nutrienti anche per via fogliare. Spesso le piante vivono in un substrato soggetto
all'anossia (mancanza di ossigeno). Per questo motivo le radici, oltre ad assicurare
l'ancoraggio e l'assorbimento delle sostanze nutritive, fungono da riserva di ossigeno,
prodotto per fotosintesi dalle foglie e trasportato dal parenchima aerifero.
Evoluzione: Come tutte le Fanerogame marine, anche la Posidonia oceanica si è evoluta
da Angiosperme che vivevano nella zona intertidale, al confine tra la terra e il mare,
e che erano quindi in grado di sopportare brevi periodi di immersione in acqua. Quando
l'impollinazione da anemofila è diventata idrofila, le piante hanno completamente
abbandonato la terraferma. I primi fossili di posidonia (Posidonia cretacea) risalgono
al Cretaceo, circa 120 milioni di anni fa, mentre nell'Eocene, 30 milioni di anni fa,
fece la sua comparsa la Posidonia parisiensis. La crisi di salinità del Messiniano,
avvenuta circa 6 milioni di anni fa nel Mediterraneo, ha provocato un abbattimento
della diversità genetica in posidonia. Mentre prima esistevano sia ceppi in grado di
vivere in condizioni locali di alta salinità sia ceppi capaci di vivere in bacini a
salinità bassa, dopo la crisi questi ultimi sono scomparsi e sono stati selezionati
solo quelli capaci di vivere a salinità elevate. All'interno dello stagnone di Marsala,
le praterie si trovano in una zona che può raggiunge valori di salinità del 46-48‰.
Tassonomia: Linneo, nel suo "Systema Naturae", descrisse la specie chiamandola Zostera
oceanica. Nel 1813 lo studioso Delile la rinominò Posidonia oceanica. Il genere
Posidonia appartiene, secondo la maggior parte dei botanici, alla famiglia delle
Posidoniaceae ma ci sono autori che la attribuiscono alle Potamogetonaceae, altri alle
Najadaceae e altri ancora alle Zosteraceae. Anche per quanto riguarda l'ordine non vi è
accordo tra gli studiosi. Secondo la classificazione Cronquist Posidonia apparterrebbe
all'ordine Najadales, mentre secondo l'ITIS all'ordine Potamogetonales. La
classificazione APG mantiene l'attribuzione alle Posidoniaceae ma assegna la famiglia
all'ordine Alismatales e considera sinonimi i due ordini sopra citati. Il nome generico
Posidonia deriva dal greco , Poseidone, il dio del mare, mentre l'epiteto
specifico oceanica si riferisce al fatto che questa specie aveva una distribuzione ben
più ampia di quella attuale.
Distribuzione
Egagropili.
Questa specie si trova solo nel Mar Mediterraneo; occupa un’area intorno al 3%
dell’intero bacino (corrispondente ad una superficie di circa 38.000 Km2),
rappresentando una specie chiave dell’ecosistema marino costiero. Un segnale
inequivocabile dell’esistenza di una prateria di posidonia è la presenza di masse di
foglie in decomposizione (dette banquettes) sulla spiaggia antistante. Per quanto
possano essere fastidiose hanno una notevole rilevanza nella protezione delle spiagge
dall’erosione. Secondo la parte IV del Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 3 aprile 2006, n.
152, "Norme in materia ambientale") le foglie di posidonia spiaggiate sono da
considerare rifiuti solidi e devono quindi essere smaltite. Secondo alcuni questo
materiale vegetale potrebbe essere utilizzato per il compostaggio, ma ciò è attualmente
vietato dall'allegato 1C della legge 748/84 (L. 19 ottobre 1984, n. 748, in materia di
"Nuove Norme per la Disciplina dei Fertilizzanti") che vieta l'uso di "alghe e piante
marine" per la preparazione del compost. Sulle spiagge si trovano inoltre, e
soprattutto in inverno, delle "palle" marroni formate da fibre di posidonia aggregate
dal moto ondoso e dette egagropili.
Ecologia
Illustrazione dell'ecosistema: Nelle zone a forte idrodinamismo si formano dei canali
all'interno della prateria detti canali di intermatte. Vive tra 1 e 30 metri di
profondità, eccezionalmente e solo in acque molto limpide fino ai 40 metri, e sopporta
temperature comprese fra i 10 e i 28 °C. È una pianta che necessita di valori di
salinità relativamente costanti per cui difficilmente si trova nei pressi di foci di
fiumi o nelle lagune. Ha bisogno di una forte illuminazione, per cui la luce è uno dei
principali fattori limitanti. Colonizza i fondali sabbiosi o detritici ai quali
aderisce per mezzo dei rizomi e sui quali forma vaste praterie, o posidonieti, ad
elevata densità (oltre 700 piante per metro quadrato). La produzione primaria fogliare
delle praterie varia da 68 a 147 g C m-2 y-1, mentre la produzione dei rizomi va da 8,2
a 18 g C m-2 y-1. Una piccola parte di questa produzione (dal 3 al 10%) viene
utilizzata dagli erbivori, una parte più cospicua passa agli organismi decompositori e
un'altra percentuale viene immagazzinata all'interno delle mattes in foglie e rizomi.
Le praterie presentano un limite superiore ed un limite inferiore. Il primo, il punto
in cui ha inizio la prateria partendo dalla costa, è piuttosto netto, mentre il
secondo, il punto dove finisce, può essere suddiviso in:
1- Limite progressivo o climatico: con l'aumentare della profondità, diminuisce la
densità dei fascicoli fogliari perché la luce diventa un fattore limitante. È
caratterizzato dalla presenza di rizomi plagiotropi che finiscono improvvisamente.
2- Limite netto o edafico: il tipo di substrato non permette la progressione dei
rizomi, passando per esempio da un substrato sabbioso ad uno roccioso. È caratterizzato
dall'assenza di matte e dalla presenza di un'alta densità di fascicoli fogliari.
3- Limite erosivo: è legato al forte idrodinamismo che non consente alla prateria di
progredire. È caratterizzato da elevata densità e presenza di matte.
4- Limite regressivo: è causato dall'inquinamento che rende le acque di una data area
torbide, impedendo quindi la penetrazione della luce più in profondità. Vi si trovano solo matte morte.
Nelle aree riparate e a basso idrodinamismo, che provoca una maggiore sedimentazione,
le matte possono alzarsi fino a che le foglie non raggiungono la superficie dell'acqua.
Si crea in questo modo una barriera detta recif barriere. Tra la barriera e il litorale
si può formare una laguna, e ciò impedisce il progredire della prateria verso la costa.
La recif barriere ha un ruolo importantissimo nella protezione della linea costiera dall'erosione.
Comunità associate a Posidonia oceanica: Le caratteristiche proprie della pianta di
posidonia, la sua dinamica di crescita e la grande quantità di biomassa prodotta, sono
dei fattori in grado di reggere delle comunità animali e vegetali molto diversificate.
Distinguiamo comunità epifite, cioè di batteri, alghe e briozoi che colonizzano la
superficie fogliare e i rizomi della pianta, comunità animali vagili e sessili e
comunità di organismi detritivori.
Comunità epifite
Foglie di P. oceanica altamente epifitate.
Lungo la foglia si possono identificare delle successioni e delle zonazioni che seguono
l'età della foglia. In prossimità della base della foglia e sulle foglie giovani, si
impiantano Diatomee e batteri; successivamente nella parte centrale si impiantano alghe
rosse e brune incrostanti, mentre sopra le incrostanti e nella zona apicale vivono
alghe erette filamentose. Le comunità epifite vengono predate da Molluschi Gasteropodi,
Crostacei Anfipodi e Policheti e rivestono un ruolo molto importante nella catena
alimentare delle praterie di posidonia, considerando il fatto che sono pochi gli
organismi in grado di nutrirsi direttamente del tessuto vegetale della pianta, sgradita
agli erbivori per l'alta percentuale di carboidrati strutturali, per gli alti valori di
C e N e per la presenza di composti fenolici. Gli epifiti, però, possono anche
danneggiare le posidonie. Essi, infatti, aumentandone il peso, possono causare la
caduta prematura delle foglie, diminuiscono la luce e inoltre ostacolano gli scambi
gassosi e l'assorbimento di nutrienti attraverso le foglie.
Comunità animali e detritivori
Abitatore abituale delle praterie di P. oceanica è il bivalve Pinna nobilis (a sinistra).
Foglia di P. oceanica "brucata" da un erbivoro, probabilmente un pesce. Sono pochi gli
animali che si nutrono direttamente delle foglie di questa pianta. La fauna associata
alle praterie di posidonia è costituita da animali sessili, che vivono cioè adesi al
substrato costituito dalle foglie e dai rizomi, e da animali vagili, capaci di muoversi
all'interno della prateria. Vi sono poi degli organismi, costituenti l'infauna, che
vivono all'interno delle matte e che sono principalmente detritivori.
Studi effettuati da Gambi et al. nel 1992 hanno dimostrato come circa il 70% del popolamento animale
complessivo della prateria sia costituito da erbivori. Tra questi, i più abbondanti
sono gli echinodermi, in particolare il riccio Paracentrotus lividus, tra i pochi
organismi in grado di cibarsi direttamente delle foglie della pianta. I carnivori sono
rappresentati da pesci, molluschi, policheti e decapodi. Tra i molluschi, abitatore
abituale e quasi esclusivo delle praterie è la Pinna nobilis, il bivalve più grande del
Mediterraneo e fortemente minacciato dalla pesca dei collezionisti e dall'inquinamento.
Il popolamento ittico è costituito da un piccolo numero di specie, principalmente
labridi e sparidi quasi tutti carnivori. Sono poco frequenti pesci di grandi dimensioni
e durante il corso dell'anno si assiste a variazioni dell'abbondanza specifica dovute a
reclutamenti e migrazioni. Nelle praterie superficiali e riparate, vi è una grande
abbondanza dell'erbivoro Sarpa salpa, che rappresenta il 40-70% della fauna ittica
estiva. Il compartimento detritico, costituito dalla lettiera formata dai resti delle
foglie cadute, viene colonizzato da microorganismi e funghi. Un gruppo particolare di
detritivori sono policheti (Lysidice ninetta, Lysidice collaris e Nematonereis
unicornis) e isopodi (Idotea hectica, Limnoria mazzellae), detti borers, che scavano
delle gallerie all'interno delle scaglie (resti delle basi fogliari che restano
attaccate al rizoma per anni) per nutrirsi e per espandere il proprio habitat. Le
foglie, degradate dal moto ondoso e dai microrganismi, una volta spiaggiate, servono da
rifugio e nutrimento a insetti, anfipodi e isopodi.
Nell’ecosistema costiero la posidonia riveste un ruolo fondamentale per diversi motivi:
- grazie al suo sviluppo fogliare libera nell'ambiente fino a 20 litri di ossigeno al
giorno, per ogni m2 di prateria produce ed esporta biomassa sia negli ecosistemi
limitrofi sia in profondità;
- offre riparo ed è area di riproduzione per molti pesci, cefalopodi, bivalvi,
gasteropodi, echinodermi e tunicati;
- consolida il fondale sottocosta contribuendo a contrastare un eccessivo trasporto di
sedimenti sottili dalle correnti costiere;
- agisce da barriera soffolta che smorza la forza delle correnti e delle onde
prevenendo l'erosione costiera;
- lo smorzamento del moto ondoso operato dallo strato di foglie morte sulle spiagge le
protegge dall'erosione, soprattutto nel periodo delle mareggiate invernali.
In tutto il Mediterraneo le praterie di posidonia sono in regressione, un fenomeno che
è andato aumentando con gli anni con l'aumento della pressione antropica sulla fascia
costiera. La scomparsa delle praterie di posidonia ha degli effetti negativi non solo
sul posidonieto ma anche su altri ecosistemi, basti pensare che la perdita di un solo
metro lineare di prateria può portare alla scomparsa di diversi metri della spiaggia
antistante, a causa dei fenomeni erosivi. Inoltre la regressione delle praterie
comporta una perdità di biodiversità e un deterioramento della qualità delle acque.
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