Giuseppe Marco Calvino


opere teatrali


novelle in versi


testi inediti


la copertina del libro Il secolo illuminatissimo

la copertina


Salvatore Mugno - scrittore

Salvatore Mugno
scrittore



Ringraziamenti:
Renato Alongi
Renato Lo Schiavo
Renzo Porcelli
Sergio Marchingiglio

Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

Giuseppe Marco Calvino - Il secolo illuminatissimo
a cura di Salvatore Mugno

Busto di Giuseppe Marco Calvino presso la Cattedrale di Trapani
Busto di Giuseppe Marco Calvino presso la Cattedrale di Trapani

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III. CALVINO INEDITO

1. TESTI TEATRALI IN PROSA
La donna dell’Isola


La giovane Pierina, aiutata dall’anziano funzionario pubblico Vitellio a tirarsi fuori da una condizione di indigenza e accattonaggio, vorrebbe che il suo benefattore si adoperasse presso le autorità carcerarie di Favignana per ottenere una licenza di pochi giorni a favore di Carlo, il fidanzato, di cui si finge sorella per non allarmare e irrigidire l’attempato soccorritore.
Questi, riluttante, ha fretta di condurre la ragazza con sé a Marettimo, nella propria residenza, luogo in cui fantastica di convincerla a cedere al suo (recondito) amore.
Vitellio prova a sottrarsi alla richiesta della giovane, sostenendo che non riuscirebbe a piegare il burbero comandante “tedesco” della prigione, pur vantando esperienza di relazioni altolocate con generali francesi di stanza a Trapani.
La presenza teutonica, lascerebbe dedurre che l’azione si svolga durante la dominazione asburgica (1720 - 1734) e che il reggente del carcere sia un austriaco.
L’accenno all’interessamento degli Inglesi nella liberazione degli schiavi ne Le fide pescatrici e, qui, agli ufficiali francesi, oltre che ai militari germanici, postulano l’andirivieni di truppe e bandiere sul suolo siciliano tra il Settecento e l’Ottocento.
Di grande utilità, a questo riguardo, potrebbe risultare l’intervento dello storico.
Tornando al plot, Vitellio teme che la ragazza ponga la supplica direttamente nelle mani del carceriere di Carlo. Al pari del vegliardo, infatti, anche l’occupante proverà ad approfittare di lei, prima della concessione.
Il maturo spasimante si decide, perciò, a ricorrere a tutte le proprie amicizie per compiacere la donna.
Corrompendo una guardia («Quando si dice è meglio aver amici i birri che i giudici»; «Dice il siciliano: val più un amico in piazza che mille scudi in tasca» va frattanto filosofando Vitellio) riesce inizialmente ad ingannare il comandante.
Carlo ottiene così una licenza e, dopo un ulteriore breve periodo di carcerazione, potrà felicemente riunirsi all’amata.
Il lieto fine si addice, dunque, alla commedia... Ma non al Vitellio ravveduto: «Mi sta bene. Merito peggio! Uomini avanzati imparate da me che per attirarmi il cuorjkje della fanciulla che ne ottenni? Derisione, rossore».
Il Michelet, paziente indagatore de L’Amour, avrebbe dissentito dal moralistico ripiego del vecchione. Calvino, in realtà, sfiora appena il tema tragicomico de «l’amore non ha età» e se ne serve per trarne gustosi duetti, salaci scaramucce - piuttosto di superficie - tra la giovane mosca e i ragni in età.
Meglio delineati, invece, si profilano la psicologia della sudditanza sicula, la pratica della tresca prezzolata e, come ne Le fide pescatrici, il motivo del sopraffattore, del molestatore in posizione di supremazia (marchese, barone, alto ufficiale, filantropo...) che prova ad abusare della donna, sebbene, anche in quest’opera, si assista al trionfo dell’onestà e della virtù femminile.
Sul piano linguistico, La donna dell’Isola conserva ancora una buona freschezza e una sicura solidità: il filologo e il glottologo vi riscontrerebbero timbri forti e chiari, peraltro impreziositi da sapidi “arcaismi”.


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