La Processione dei Misteri trae le sue origini dagli Spagnoli e piú particolarmente dalle pubbliche cerimonie religiose che nel 1590 e 1591 si
tennero a Palermo per conto delle nazioni spagnole e genovesi: la prima fu iniziata dalla reale Confraternita della Madonna della Soledad,
la quale conduceva in processione l'immagine di Gesú morto dentro l'urna e quella della Madonna, accompagnate dalla nobiltà, dal presidio militare
e dallo stesso viceré; la seconda venne introdotta dalla nazione genovese, la quale l'anno successivo (1591) tenne una processione, volgarmente
chiamata Casazza(1).
La Casazza era uno spettacolo figurato della Passione di Cristo: ad essa partecipavano tutti i personaggi del Vangelo ed i gruppi dei Misteri,
accompagnati da confrati vestiti di sacco, che si flagellavano a sangue, e da fanciulli vestiti da angeli, recanti gli emblemi della Passione.
I gruppi, in parte formati da persone viventi, in parte da statue, venivano chiamati paxos, a simiglianza della denominazione assunta in Siviglia,
ed erano montati su piattaforme di legno, sostenute da uomini, i quali si nascondevano sotto drappi che scendevano fino a terra.
Queste rappresentazioni o spettacoli mobili e parlati precorsero le rappresentazioni mute, perché le synodales institutiones di non poche diocesi
siciliane furono tutte concordi nel deplorare gli inconvenienti e gli scandali che da esse derivavano, nel lamentare che spettacoli incominciati
per vera devozione destassero riso ed ilarità, e che i luoghi sacri fossero diventati teatri di scene ridicole e di fatti apocrifi.
Onde, le cinquecentesche rappresentazioni figurate si trasformarono in rappresentazioni mute ed inanimate, le quali soppiantarono definitivamente
quelle parlate, oggetto di critiche e foriere di scandali.
Siffatta trasformazione non poté non essere operata anche a Trapani, dove nell'ultimo decennio del XVI secolo la Confraternita del Sangue Preziosissimo
di Cristo aveva introdotto l'usanza di rievocare le scene della Passione di Gesú con una cerimonia simile a quella tenuta dalla nazione genovese!
(1) A. LANCELLOTTI: Feste tradizionali, Milano 1950, vol. 1, pag. 492.
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