Dipinge l’aurora valli e colline,
ancora bagnati di rugiada,
arabeschi tappeti di velluto.
Ovattano le gomme sul selciato
palpabili silenzi
e gli usignoli rompono l’incanto.
Alita il vento profumo di fieno,
tutto inneggia a Dio
anche quei batuffoli di lana
che brucano l’erba.
Fanno ala salici piangenti
un tempo frescura per guerrieri
ora dell’abile villan meno selvaggio,
e quel fiume che senti in lontananza,
ove dimora la piccola chiesetta
campana di raccolta per fauna e canneti,
con musica antica di magica arpa
che a stento regge quel vecchio tempio
ed al tepor si veste di candore.
Lungo la costa grandi specchi di mare,
dolce brezza che sposa l’odore della zagara.
Montagne ammantate di nebbia
come pennacchi fumaioli
sfidano il cielo eppur sono oasi di pace;
muri di pietra e fichi d’india in fiore
fan da cornice a lande desolate
ove ancor s’ode il grido della lupara.
S’aggira fra quei ruderi ancor oggi
l’anima in pena del bandito galantuomo.
Profumano ginestre, mimose e rosmarini,
vigne, uliveti, geranei e gelsomini.
Dio, pietà per noi, fa’ che il doman ritorni
e l’altro, l’altro ancora...
bella è la natura, è qui il Paradiso!...
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