Posai il leggìo nel mio giardino
per potere un po’ studiare in pace,
e proprio lì posò un uccellino
cinguettando con la sua bella voce.
Quel libro bianco, come margherita,
magicamente il vento lo sfogliava
foglio dopo foglio, come cosa in vita,
beato, cantando, l’uccellin pareva.
Gorgheggiando, infatti, le più belle note
incantava con la sua dolce melodia,
poi strappò una piuma dalle fragil gote
e prima di volare, andando via,
scrisse un inno a madre natura
che fu un canto libero e immortale
che parlò al cuore, a Dio, a ciò che vale:
quell’inno fu stornello alla natura.
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