COMPONENTI DELLA GIURIA
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Giornalista pubblicista, cultore di tradizioni popolari, lingua e poesia siciliana
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Poeta e studioso della lingua siciliana
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Finito di Stampare dalla Tipografia GENNA Settembre 2008
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per Nino Lettere e Prosa
RICORDO DI ANTONINO VIA
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Saranno state l'una del pomeriggio di un giorno di inizio autunno intorno alla metà degli anni '80 che sentendo suonare il campanello di casa, come al mio solito mi affacciai dal balcone sicuro che fosse mio padre che tornava dal lavoro per pranzo. Invece, con somma sorpresa notai un signore stempiato a me sconosciuto di mezza età, che conoscendomi mi chiese di chiamare la mamma. Io eseguì immediatamente quasi come fosse stato un ordine superiore. Ricordo ancora il volto di mia madre alla vista dello sconosciuto esclamare: “Ah!.. me cucinu Libiranti è!”. Avevo finalmente scoperto l'identità dello sconosciuto. Questi di primo impatto alla vista di mia madre quasi senza fiato disse: “Dina màsculu è!” “Finalmenti!” rispose mia madre ancor prima che questi finisse. Era nato il figlio maschio tanto desiderato dopo tre figlie femmine. Ecco, questo fu il mio primo punto di contatto con Antonino Via.
Dopo, per i successivi 20 anni di questo cugino non seppi più nulla. Ricordo di averlo visto così, senza farci troppo caso ad un matrimonio di un comune parente intorno alla metà degli anni '90 fino a quando un giorno probabilmente del 2004 mia moglie, dipendente dei magazzini Gea, mi comunica che è stato assunto un nuovo magazziniere, un tale Antonino Via mio parente.
Ricordo che la prima cosa che noto poco tempo dopo esserci presentati è che a differenza degli altri magazzinieri, suoi predecessori, ha l'abitudine di rimanere fino all'uscita dell'ultimo dipendente. In effetti in quel periodo, chiuso il negozio il personale lasciava i locali subito dopo l'uscita dell'ultimo cliente tranne le cassiere e il responsabile del punto vendita che rimanevano per circa altri 10 minuti per definire i conteggi della giornata. Antonino, ho buona ragione di credere che avesse deciso in autonomia (non aveva infatti responsabilità sui conteggi di fine giornata), di non lasciare il punto vendita con il primo gruppo di dipendenti ma di rimanere fino alla chiusura generale del punto vendita. A pensarci bene, già questo suo atto di generosità nei confronti dei colleghi sarà concausa della sua tragica fine.
Ricordo che era stimato da tutti i colleghi, ed in particolare dalle sue coetanee che non nascondevano certo di ammirare in Nino oltre alle sue doti morali anche quelle “fisiche”. Ed il ragazzo certo non dimostrava impaccio dinanzi alle poco sopite “avance” di qualche collega maggiormente catturata dal suo fascino, suscitando sovente la mia ammirazione.
Ricordo tutte le volte che passavo dal punto vendita con la mia piccola Irene che non perdeva mai l'occasione di giocare con lei. Anche quando la mia bimba entrava triste magari con gli occhi bagnati di pianto, riusciva quasi con un colpo di magia, a farle trattenere le ingenue lacrime.
Certo Nino non andava in giro con la maglietta con su scritto “sono un eroe” e sicuramente è opinione diffusa che non ha intenzionalmente fatto nulla per diventarlo. Ma l'amaro destino ci ha consegnato di Nino la sua vitalità, la sua freschezza, il suo coraggio, il suo non tirarsi indietro, il suo senso di giustizia in una terra in cui il commento spesso ricorrente dopo la tragedia fu “Ma cu' ci 'u fici fari? Nun lu vitti 'u pirìculu? Acchiappava e sinnia”.
Ma questo sarebbe stato il vile comportamento che avrebbe caratterizzato molti di noi. Lui no. Lui È Antonino Via.
Massimiliano Galuppo
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