“…E avanti, lasciato il monte Calemici sulla dritta e il monte Pietralunga sulla manca, oltre una vigna e un bosco d’olivi saraceni, antichi e tormentati, assai contorti, ma vivi e forti, giùnsimo al villaggio di Vita, che non dalla vita prese nome, ma da un tal Vito che città ne fece.
Serena e dolce, come un ruscelletto, sembrava trascorrere la vita mezzo la strada che mezzo trascorrea mezzo le case lungo le due sponde. Casette basse, in pietra viva e calce, con sopra l’architrave della porta, a mo’ di verde cielo, una pergola fitta. E avanti agli usci, sul lindo acciottolato, stendean le donne, sopra tele di lino o sui cannicci, il frumento, l’orzo, le fave, i ceci, le cicerchie, le lenticchie.
Con cròtali giocando, e con crepundi, i bimbi intorno fugavano gli uccelli.
E come uccelli a stormo s’appressaro, festando allegri, offrendo melograni.
Poi ci seguiro, come in processione, fino ai termini opposti del paese. …”
Vincenzo Consolo, Retablo, parte II: Peregrinazione Ediz. Sellerio – PA
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