Questo è un numero un po’ particolare. A nome di mio padre temporaneamente indisposto, a scrivere la presentazione, stavolta, sono io, il figlio, in modo assai timido e maldestro, chiedendone in anticipo scusa agli Autori. Lavoro non banale.
Siamo al numero 151, la cui copertina ed il sommario sono dedicati al 2 giugno (peraltro anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi) che, è una data sacra nella nostra famiglia, in quanto simboleggia una nuova stagione primaverile, settantacinque anni fa, e mio padre, sedicenne, si impegnò, da studente liceale non votante, nella campagna referendaria a favore della Repubblica. Il sommario viene riportato qui di seguito, perché riprodotto sulla rivista con un font di non facile lettura.
Era di primavera… quando l’Italia s’è desta e della corona turrita s’è cinta la testa. Sostituiva la regal corona savoiarda, che infiniti lutti addusse agli italiani e ai siciliani…eziandio!
Era di primavera… quando sui muri delle nostre città comparve la foto della regal famiglia illustrata dal trinomio «Dio, Patria, Famiglia»: una bestemmia per salvare l’esemplare casta regnante, l’ultimo inganno! Subito dopo la sconfitta, infatti, il modello si sciolse: Umberto a Cascais in Portogallo, Maria Josè in Svizzera!
Anni fa, con regale improntitudine, i loro degni eredi arrivarono addirittura a chiedere i danni alla Repubblica Italiana! Loro!
Era di primavera… la mia, quando, compiuti appena i miei sedici anni, all’ultimo anno del liceo Classico Ximenes di Trapani, per tagliar corto alle mie argomentazioni di mazziniano fautore dell’istituto repubblicano, dal nostro professore di latino e greco (peraltro ottimo docente) non mi piove addosso un imperioso “stia zitto lei, che ha i pantaloni corti?”
Era di primavera… quando, increduli e stupiti, prendevamo coscienza delle regole della convivenza democratica, baldanzosamente calpestate dalla comparanza monarco-fascista.
Ed era di primavera… quando, in Sicilia, le rutilanti distese di rossi papaveri, simbolo della semplicità repubblicana, pudiche arrossivano alle calorose avances del sole, disinibito tombeur de fleurs.
Era il 1946: tante primavere or sono!
Scorrendo la rivista, troviamo alle pagine 2/3 una recensione di Maria Nivea Zagarella del recente romanzo di Simonetta Agnello Hornby “Piano nobile”, un romanzo a cui fa da sfondo la Sicilia tra il 1942 e il 1955, ma che tocca temi di grande attualità.
Segue, alle pagg. 4/5, a firma di Silvia Bottaro, una efficace esplorazione delle radici siciliane nell’opera del pittore siciliano Saverio Terruso, attivo a Milano all’Accademia di Brera a partire dagli anni ’60.
Anche in questo numero, Siriana Giannone ci regala emozioni, a partire da un messaggio ricevuto “Io di mio padre ho solo una foto di quand’è partito per la guerra. Non l’ho mai visto, ma non ho mai smesso di pensare a lui”: alle pagine 6/7 tratteggia le vicende di uno dei tanti militari partiti per una guerra non sua e disperso in Russia e come abbia seguito le vicende familiari successive come se fosse stato presente.
Gaspare Agnello propone alle pagg. 8/9 degli appunti risalenti al 1998 su due lavori di Emanuele Navarro della Miraglia cun un parallelismo interessante tra Storielle Siciliane e Macchiette Parigine.
Anna Eleonora Cancelliere è presente con un racconto breve di vite spezzate e ricucite a distanza alle pagg. 10/11 e con una poesia in siciliano piena di metafore evocative.
Ina Barbata offre un vivido ritratto di sua zia Giovannina e dei rituali degli spettacoli del Luglio musicale che riunivano abitanti di Trapani di diversa estrazione sociale accomunati dalla passione per la lirica (pagg. 12/13).
Santo Forlì, a pag. 14, ci porta nel siracusano e ci invita a visitare la Cavagrande (Canyon profondo) di Cassibile, un luogo suggestivo per le bellezze naturalistiche di un fiume che attraversa una gola creando laghetti e cascate.
Alla pag. 15 il consueto appuntamento con le sciarade dei Vespi siciliani, e con le storie di poco conosciuti oppositori siciliani al fascismo, che persero il lavoro e furono mandati al confino per le proprie convinzioni ideali.
Alle pagg. 16-18, Giovanni Fragapane parla di Taliari cu l’occhiu d’’u cori, nel raccontare una vicenda che coinvolge un onesto cittadino in una montatura criminale e si intreccia con una storia di amore coniugale. A completare la pag. 18, è presente la prefazione di Lorenzo Spurio al libro di racconti della scrittrice siciliana Gina Bonasera.
Alle pagg. 19-21, Marco Scalabrino completa la recensione dedicata a Giuliana Orlando: Un inconfessabile segreto. Nello scorso numero la descrivavamo come “una ministoria che svela i retroscena della speculazione edilizia che ha sventrato il centro storico di Catania in nome di una millantata riqualificazione dell’antico quartiere di San Berillo. Per Scalabrino è spunto per una coinvolgente analisi linguistica del dialetto, specialità che in Sicilia lo vede assoluto protagonista.”
Adolfo Valguarnera (pagg. 22-24) è fedelmente presente con i suoi Amarcord, memorie evocate dai fatti di cronaca, e, stavolta, anche con il ritratto di un’omonima contadina, insignita nel 2007 dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica, la quale, ci ricorda che “ogni cosa si simina e si raccogli quannu ié u so’ timpu”.
Anthony (finalmente scritto correttamente, mi permetto di aggiungere) Di Pietro conclude questo numero alle pag. 25-27 in lingua di prodotti legati alla terra, ma anche di un episodio di prontezza di risposta di una ragazza oggetto di attenzioni non opportune.
Non mi resta che, portandovi i saluti di mio padre Mario, augurare buona lettura a lettrici e lettori di Lumie di Sicilia
Giampiero M. Gallo
Per consultare un qualunque numero di Lumie di Sicilia si può copiare il seguente indirizzo sul browser internet
http://www.lumiedisicilia.eu/numeri/lumiedisiciliaQQQ.pdf
e sostituire a QQQ un numero tra 1 e 150. Per esempio
http://www.lumiedisicilia.eu/numeri/lumiedisicilia59.pdf per il numero 59.
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