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Edicola: LUMIE DI SICILIA – Nr. 146 – Gennaio 2021

 


Da questo articolo i precedenti numeri di:
LUMIE DI SICILIA
Periodico dell’A.Cu.Si.F.
Associazione Culturale Sicilia Firenze
Ringrazio Mario Gallo per questa opportunità
(clicca sul logo per visualizzarlo e leggerlo)
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Qui allegato il n. 146 di Lumie di Sicilia, il primo del nuovo anno. Quand’ero ragazzo, e mi riferisco quindi agli anni ’30, l’arrivo del nuovo anno dava via alla…defenestrazione di carabattole di vario genere, nell’intento di cacciare l’anno vecchio propiziandosi i favori dell’anno nuovo in arrivo. Riprendendo tale primitiva usanza, e avendo tutte le buone ragioni per cacciare via l’horribilis 2020, la copertina richiama un vecchio detto dialettale, Jnnaru capu di stati (gennaio: inizio dell’estate!), come auspicio di chiusura-lampo, dense atque semel, della drammatica stagione invernale vissuta dal mondo intero.
Il sommario riporta una poesia dedicata a Shakespeare: autore un poeta inedito, Giovanni Fragapane, il narratore giallista che ritroviamo con un racconto a pagina 9.
Un appassionato riferimento all’insensatezza delle guerre ci vien dato a pagina 2 da Siriana Giannone Malavita.
A pagina 3, le rime di Ina Barbata e Anthony Di Pietro, dedicate rispettivamente al gioco della campana (memorie d’altri tempi) e al Presepe.
Marco Scalabrino si presenta (pagine 4-6) con la recensione di un saggio di Gaetano Cipolla dedicato all’opera poetica e alla figura di Antonio Veneziano (Monreale 1543 – Palermo 1595).
Due altre recensioni, nelle due pagine successive, presentate da Gaspare Agnello, del quale ci piace sottolineare l’essenzialità della narrazione.
A pagina 10 la consueta rubrica dei Vespri Siciliani ed un’interessante riproduzione di annunci pubblicitari di fine ‘800.
Nelle pagine 11-14. Il nostro amico di New Haven, Anthony Di Pietro, crea un accattivante contrasto di colori intrattenendoci sulle diavolerie della tecnica moderna contrapposte alla naturalità di capperi e fichidindia, entrambe espresse nella primordialità del suo dialetto sortinese.
Adolfo Valguarnera, nel suo Amarcord, per parte sua (pagine 15-17), traendo spunto dalle opere dello scrittore catanese Federico De Roberto, ci offre acute note e considerazioni sul rapporto fra dialetto e lingua unica nazionale.
Un racconto di Santo Forlì (pagina 18) precede un altro saggio del prof. Gaetano Cipolla il quale, ponendosi la singolare domanda ”E’ possibile tradurre Andrea Camilleri in altre lingua?” ci impartisce una interessante e gradevole “lezione” di tecnica della traduzione come mediazione linguistica e culturale (pagine 19-23).
Il concetto vi dissi, ora vogliate accogliere, Lettrici e Lettori, gli auguri più cordiali di Lumie di Sicilia e miei personali.

Mario Gallo

 

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