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Mostra del gruppo TRAMPLED ART con Giovanni Puntrello

Elogio della follia dei “calpestati” di Francesco Mattana. Vale per il Movimento Trampled Art il motto dei Visitors: “Veniamo in pace”. Va specificato, perché la definizione “forconi creativi” –che indubbiamente ha agito da volano pubblicitario- non riassume le intenzioni ireniste del gruppo. Però attenzione: essere pacifisti non significa mica essere delle “acque chete”. E comunque, se anche fosse, le acque chete alla lunga rompono i ponti.  
 

I ponti dell’arte contemporanea, che vive –come tutti i settori- il suo bel momento di crisi. E quando c’è crisi, non manca chi approfitta della situazione per fare il furbo. Trampled Art è dunque una reazione, una resistenza che gioca la carta della creatività e dell’ironia –con l’immagine, molto icastica, dell’artista “calpestato” dal sistema.
Il 7 febbraio c’è stata la loro prima uscita ufficiale, alla Galleria Deodato Arte. C’erano sia i protagonisti di questa bella avventura pionieristica, sia gli amici e i giornalisti che, con passione e convinzione, li appoggiano in questa lotta per la Bellezza. La bellezza è un concetto vasto: riguarda sicuramente la qualità delle opere d’arte che hanno proposto, ma anche l’onestà, la pulizia morale, il mettere da parte inganni e sotterfugi che troppo spesso prendono il sopravvento. Si respirava questa piacevole aria tersa, venerdì sera.
I protagonisti presenti, in rigoroso ordine alfabetico: Marcella Arena, Luca Fagioli, Teorema Fornasari, Andrea La Casa, Salvatore Palazzolo, Ciro Palumbo, Marika Pozzi, Giovanni Puntrello, Sabrina Romanò, Ivo Vassallo. E naturalmente il capostipite, il primo motore mobile (non immobile, come quello di Aristotele) da cui tutto ha avuto origine: Alessandro Giorgetti. Noi ci si scherza su, perché abbiamo confidenza, ma è fuor di dubbio che la sua energia trascinante ha dato una bella scudisciata a un ambiente che rischiava di scivolare seriamente nella deriva dell’affarismo ambiguo, poco trasparente. Questa energia si sentiva tra le pareti. Bianche all’inizio, poi dopo appena poche ore colorate con le opere dei creativi della scuderia: colori che, come si conviene alla miglior tradizione dell’astrattismo, hanno il potere di tirar fuori al visitatore emozioni profonde, preverbali, accessibili solo all’animo di chi le vive.
Un Movimento, letteralmente, è un qualcosa che si muove. Dunque la carovana rumorosa riunitasi in via Pisacane è appena all’inizio di un lungo cammino. Ora si tratta di dare sostanza alle buone, buonissime intenzioni. Più la cosa farà rumore, più le persone che hanno gestito con eccessiva disinvoltura il mercato dell’arte si sentiranno accerchiate. Certamente la presenza di un critico molto stimato come Giorgio Grasso è un punto di forza fondamentale, una ciambella di salvataggio a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà –che non mancheranno. Essenziale anche l’alleanza con Mattea Micello, che nella vita si è posta uno scopo precipuo, e lo porta avanti con totale dedizione: scoprire i talenti nascosti, valorizzarli con la profondità dei suoi giudizi estetici.
Il clima fuori era piovoso, ma non uggioso: non avrebbe ispirato Mogol, forse. Con buona pace del paroliere, quella pioggerellina costante però è risultata appropriata nel nostro contesto: le suole bagnate lasciano un segno quando calpestano per terra. Quelle orme erano una metafora perfetta della filosofia del Movimento. Lo strascico di Teorema Fornasari, di per sé un’idea geniale, ha assunto grazie al piovasco una connotazione maggiormente poetica, ulteriormente evocativa.
La bellezza, diceva Dostoevskij, salverà il mondo. A ulteriore scorno di chi -con motivazioni legittime dal loro punto di vista- non guarda con simpatia alla nascita di Trampled Art, bisogna aggiungere che il Movimento è fatto pure di belle donne. I detrattori speravano almeno che si trattasse di un ritrovo di vecchie sfigate, e invece, alla faccia loro, le artiste sono giovani e pure affascinanti. Niente in confronto alla bellezza interiore, che esprimono attraverso il talento in campo figurativo, ma insomma anche l’occhio vuole la sua parte.
Lunga vita ai “calpestati”: come Re Mida, che trasformava in oro ciò che toccava, i Trampled trasformano i sacchi della spazzatura in oggetti di rilevanza artistica. Combattere il trash parlando il linguaggio del trash: un bel gesto alla Andy Warhol. Che senz’altro, fosse stato presente all’inaugurazione, avrebbe impresso sulla Polaroid le sue emozioni. – (Articolo di: Francesco Mattana)





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