Dalla nota di Romano Cagnoni: Arturo Safina “parla per capire”, non ascolta per far ciò come la maggior parte della gente, Però, per vie misteriose della sua esuberante e generosa personalità, riesce a capire con l’intuito della spontaneità quando osserva, senza parlare, dietro a delle macchine fotografiche: non per nascondersi, ma per “darsi” con lo stesso coraggio e innocenza di quando confessa: “parlo per capire”.
E forse, e in buona parte… è solo così: è in questo gesto di curiosità e innocenza che si possono scattar fotografie ancora originali in un mondo sempre più piccolo in cui si ha la possibilità di vedere le fotografie dei diecimila fotografi di New York e le migliaia d’altri nel mondo. Perchè poi la curiosità di Arturo non è solo spontaneità, ma diventa ragionamento e conoscenza nella fotografia del gruppo, al lavoro degli uomini del sale, nell’uomo in primo piano, i cui muscoli mostrano un ritmo di forme e di fatica: ripresa, secondo una scuola di fotografia internazionale, oramai ben stabilita e puntualizzata da mei compagni di strada come Galligani e Salgado, che Arturo ha saputo anche ascoltare.
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