
Circa due anni addietro, su queste pagine, abbiamo presentato un piccolo gruppo di tele del pittore trapanese (semiprofessionista o già tale) Salvatore Mule. Si trattava, allora, a ragion veduta, di soggetti soprattutto simbolico-decorativi, quasi astratti. Ma Mulè, nella sua quasi fervida attività dei decenni scorsi, ha espresso la propria sensibilità -di sicuro e vivo fondamento umano prima che estetico – anche dedicandosi ad altri soggetti, relativi all’uomo e al suo lavoro, con opere significative oggi in collezioni private (Pescatori tra le reti, Il Rizzaro…) oppure alla natura e ad ambienti tipici di campagne e spiagge del trapanese.
Scegliendo, allora, tra le più vivaci e gustose rappresentazioni di questi temi, realizzate da Mule qualche decennio addietro, ci limitiamo a mostrarne qui solo cinque esemplari: Tonnara e torre di Bonagia, Golfo di Bonagia, Spiaggia di San Vito lo Capo, Case romane a Marettimo, Tre palme alla periferia trapanese.
Atteso il “semiprofessionismo” di Mule (già docente di educazione fisica) cui abbiamo accennato e il fatto che il metodo da lui seguito per la “ripresa” delle immagini non è stato quello del “cavalletto sui luoghi” ma quello dello scatto fotografico preventivo da trasporre, poi, sulla tela in studio… non possiamo troppo meravigliarci se in queste vedute qualcosa lasci a desiderare, anche se non sempre, quanto al disegno, alla composizione e alle varie parti della stessa. E’ evidente, del resto, che l’interesse e il gusto di Salvatore siano rivolti soprattutto all’attrazione complessiva della tipicità dei luoghi, degli spazi e della luce, mentre tra i mezzi del linguaggio da lui preferiti per esprimere se stesso è il colore; indubbiamente, che gli sta soprattutto a cuore; che si tratti del caldo rosa conferito dalla luce ai volumi edilizi della “Tonnara di Bonagia” o del rosso quasi acceso del terreno da cui sorgono le monumentali “Tre palme” della periferia trapanese, soprattutto e più di tutto dei freddi ma limpidissimi azzurri del “mare”, ovunque ritrovato e da lui intensamente amato.
Ed è proprio la preminente suggestione cromatica che le sue tele ci offrono a farci rimpiangere il fatto che Salvatore ormai da tempo (e per sue ragioni esistenziali) abbia abbandonato tele e pennelli. Per se stesso ma anche per noi stessi, gli auguriamo di poter tornare, anche limitatamente, a spremere e distendere i suoi colori preferiti, per ogni genere di rappresentazione, fantastica, simbolica, naturalistica che possa gratificarlo.

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