Testo tratto dal sito: «www.presepeviventebalatadibaida.com» Il presepe è ambientato in un luogo particolarmente suggestivo, un piccolo nugolo di umili case, un tradizionale baglio, primo nucleo abitato della piccola frazione, tra fichidindia, sommacchi, olivi e piante endemiche: un generico e indefinito altrove, dove si possa avere la sensazione che il tempo si sia fermato. Il visitatore è chiamato a compiere un salto indietro nel tempo, a collaborare e farsi complice di un gioco, di un viaggio che lo porterà nel mondo quotidiano del popolo contadino siciliano, alla scoperta di usi e tradizioni ormai lontane e spesso dimenticate.
In tale occasione le povere case ormai da tempo abbandonate tornano a vivere, e attorno tutto un brulicare di gente indaffarata, di suoni, colori, sapori di un tempo.
Tutti, anche e soprattutto i più piccoli, partecipano con gioia alla rappresentazione inscenando con impegno il ruolo che gli è affidato. Le figure che popolano il presepe riproducono gli antichi mestieri della civiltà rurale in Sicilia, le attività contadine, l’artigianato locale, la vita quotidiana: il ricottaio (ricuttaru) che rimesta paziente il latte delle sue pecore nel “quararo”, il pentolone di rame, attendendo che la ricotta “acchiani” (galleggi sul siero del latte). Il contadino intanto si avvia al campo, il cernitore (cirnituri) agita il vaglio per setacciare il grano, mentre il “conza piatta e lemma” è alle prese coi cocci dei piatti da ricucire… Tutti sono all’opera: il falegname pialla le travi di legno e il fabbro “firraru” forgia gli oggetti in ferro mentre il canestriere “cannistraru” si cimenta nell’arte di intrecciare i vimini e il bottaio “vuttaru” incastra le doghe delle sue botti.
Dalla strada si sente il battere incessante del martello sul ferro caldo, lo sfrigolio del grano nel “cirnigghiu”, il crepitio dei fuochi, e di tanto in tanto il raglio dell’asino o il nitrito del cavallo… All’interno delle case vengono ricreate scene tratte dalla vita quotidiana, un ambiente familiare, con i giochi e le urla dei bambini, la massaia che fa “li maccarruna”, le tessitrici chine sui loro telai, le donne che lavorano la lana, e quelle che preparano le conserve come la “sarsa e pumaroro sicchi” …. Accanto alle figure del passato siciliano non mancano certo i personaggi tradizionali del presepe, come i pastori, e naturalmente i re magi, che portano un tocco di esotismo con lo sfarzo dei loro costumi. Non bisogna poi dimenticare gli animali, parte viva e importantissima del presepe: c’è l’ovile con le pecore, il porcile con la scrofa e i maialini, il pollaio con le galline, cani, pavoni, oche, conigli, asini, cavalli… per la gioia dei bambini!
La descrizione più bella del presepe è forse quella che il locale poeta dialettale Vito Sottile fa nella sua poesia “Lu prisepi di Balata” (2° posto Concorso di Poesia Religiosa “Carmina Deo” Buseto Palizzolo, 2002 ) che ogni anno il poeta recita ad inaugurare l’apertura del presepe:
Veni Natali, nui di sta burgata
Semu pi lu prisepi assai divota;
sta genti fa l’artista ‘mpruvvisata,
lu soccu sapi fari ddà si nota.
‘Na picciuttedda fa la so truvata
E di so nunna pigghia la so dota,
poi la quartara e puru la cannata:
pari la campagnola di ‘na vota!
Peppi fa lu scarparu, ci assimigghia,
Terina lava panni e poi li sagghia,
Francisca fa la pasta e l’assuttigghia,
Vicenza ‘mpasta pani e ligna tagghia;
Siroru porta a ‘u sceccu la canigghia,
Caloriu, lu vaccaru, latti quagghia,
‘nsumma sta genti è tutta ‘nchiffarata:
nasciu lu bammineddu a sta cuntrata!
(Vito Sottile)
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