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TRAPANI: LA “LECTIO MAGISTRALIS” DEL VESCOVO MOGAVERO di Giuseppe Ingardia

LA “LECTIO MAGISTRALIS” DEL VESCOVO MOGAVERO
APERTO L’A.A. 2011-2012 ALLA LIBERA UNIVERSITA’ ” TITO MARRONE”
Trapani- L’Anno Accademico 2011/2012 della Libera Università “Tito Marrone” si è aperto -presso l’Aula Magna dell’I.T.I “L. Da Vinci” sede di svolgimento di tutte le attività programmate dalla Libera Università- con una pregevole ‘lectio magistralis’ tenuta dal Vescovo di Mazara Mons. Domenico Mogavero, sul tema “L’impegno della Chiesa nella nascita e nello sviluppo dello Stato italiano”.



L’illustre relatore ha toccato tematiche a 360° -prima e dopo i Patti Lateranensi- spaziando con fermezza e soffermandosi quindi particolarmente sugli intenti della C.E.I, dei Vescovi e dei Cattolici. “Ai nostri giorni -ha esordito Mogavero- i cattolici sono e si sentono pienamente cittadini attivi e protagonisti a pieno titolo della vita e del bene comune del paese. Anzi, secondo un’espressione del Cardinale Bagnasco ad un recente Forum Culturale, ‘a buon diritto i cattolici non hanno avuto remore nel ritenersi soci fondatori di questo paese, desiderosi di continuare a collaborare efficacemente al suo benessere presente e al suo sviluppo futuro, consapevoli di partecipare così alla costruzione del bene comune’.” Glissando quindi dalle considerazioni generiche sull’Italia nel suo attuale contesto, per rivolgersi alla nostra Isola meditando sulle cose che avvengono in casa nostra -in questo nostro territorio trapanese in particolare- e che si possono fare da fedeli ad una tradizione con sensibilità presente e puntuale. “Oggi nel mezzogiorno un fattore di particolare rilievo è la nuova centralità del Mediterraneo -ha scandito zelante il Vescovo- e dei movimenti che agiscono al suo interno, tra cui il cambio dei rapporti con le sponde orientali, meridionali e dintorni.”

Tutti fatti quindi che esaltano la posizione del Sud in ordine a nuove forme di solidarietà e gli conferiscono il ruolo di laboratorio ecclesiale (leggasi il Documento della C.E.I.) all’interno del quale occuparsi non solo dell’emergenza legata all’accoglienza, ma soprattutto di operare il discernimento cristiano del fenomeno, alla luce del quale identificare un percorso di giustizia e condizione umana. Ma anche un incontro con le religioni professate dagli immigrati e dai profughi. “Su questo versante -ha incalzato Mogavero- vanno purtroppo rilevate -contestualmente alle testimonianze di solidarietà- assurde realtà derivanti dalla politiuca dei restringimenti (è un po’ una evoluzione metamorfica) che comunque sono da tutti interpretati come note che conculcano il diritto umanitario internazionale e contro le quali si sono levate purtroppo poche isolate voci, anche nel nostro mondo ecclesiale.”

Quindi Mogavero ha espresso con tristezza il suo stato d’animo misto a mea culpa.” Personalmente -ha continuato- vivo molto male questo stato di cose e avverto con tanta sofferenza il distacco con cui le nostre componenti ecclesiali si accostano alla problematica.” Dunque una ‘questione mediterranea’ guardata con estremo interesse dalla Chiesa e dai popoli che non hanno dimenticato la funzione ‘unitiva’ del Mare Nostrum, nell’incontro di civiltà, culture, sviluppo e progresso di religioni diverse accomunate dalla medesima passione per l’uomo nella luce di Dio. “In questa prospettiva -aggiunge il prelato- possiamo comprendere meglio la tesi del Documento dei Vescovi italiani, che considera il Mediterraneo una vera e propria opzione strategica per il Mezzogiorno e per tutto il Paese inserito nel cammino europeo e aperto al mondo globalizzato.”

Tutte indicazioni che aprono prospettive ricche di potenziale evoluzione, capaci di imprimere significativa accelerazione alla domanda di sviluppo e progresso delle regioni meridionali, accompagnate da un nuovo protagonismo del Sud. Non gioca bene ovviamente, in tale ottica, l’insuperabile mancanza di sicurezza e la scarsa capacità progettuale. Toccata e fuga ma non tanto, anche sul discusso Federalismo. “Si al federalismo solidale e unitario. I Vescovi sostengono chiaramente un federalismo che vada verso una democrazia sostanziale, capace dar forza a tutto il paese. Secco nò invece ad un federalismo dissociativo che accentua la distanza tra le diverse parti dell’Italia!”.
Giuseppe Ingardia

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