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Chiesa di SANT’ALBERTO DEI BIANCHI in Erice

Il prospetto della Chiesa

 
 

Un’altra chiesa nel percorso fotografico che vi presento: “SANT’ALBERTO DEI BIANCHI” in Erice.
Uno scritto quello che segue della Signora Angela Luisa – tratto da: www.tuttoerice.com – Da un atto notarile del 1423 si evince che la chiesa a quel tempo era già stata edificata ed era dedicata al Santo carmelitano vissuto nel XIII sec. che gli ericini hanno da sempre considerato loro concittadino.

La famiglia degli Abbati, tra le più importanti del circondario, possedeva infatti ad Erice un palazzo indicato dai cronisti montesi come la casa natale di Alberto.
Nel 1568 un gruppo di nobili ericini istituì la Compagnia dei Bianchi così denominata dal colore dell’abito e la sede scelta fu proprio la chiesetta; questa compagnia operava come Monte di Pietà assistendo materialmente i poveri e spiritualmente i condannati a morte.
Nel corso del XVII secolo, anche con elemosine e con il contributo dell’Amministrazione della città, la chiesa fu rinnovata ed allargata; in quello stesso periodo i trapanesi cominciarono a rivendicare il diritto di definire trapanese il Santo avviando una polemica molto vivace proseguita per secoli.
L’interno dell’edificio sacro, ad unica navata, subì altri interventi verso la fine del XVIII secolo, quando fu decorata con delicati candidi stucchi.
Sull’altare principale troneggiava la statua in marmo del 1640 di Sant’Alberto del Travaglia donata dal nobile Antonio Palma. Questa effigie dal 1951 si trova ancora collocata al centro della piazzetta San Giuliano esposta ai capricci delle condizioni meteorologiche non sempre clementi di Erice. Attualmente un’altra statua del santo di incerta provenienza e appositamente restaurata forma un’insieme gradevole con l’altare ripristinato.
Gli altri quattro altari erano rispettivamente dedicati a San Vito, a Santa Lucia, all’Addolorata, ai Santi Quattro Martiri.
Nel corso del XIX e del XX sec. a poco a poco la devozione verso il Santo si andò affievolendo e anche la Compagnia dei Bianchi cessò di esistere. La chiesa, infine abbandonata, nel secondo dopoguerra fu utilizzata saltuariamente per manifestazioni sociali, in seguito come laboratorio artigianale del tappeto ericino e infine come teatro.
Finalmente negli ultimi anni l’arciprete Messana si è preoccupato di restaurarla e riaprirla al culto ed attualmente è officiata e fruibile per la preghiera quotidianamente.
Il presente testo è stato tratto dal sito:  www.tuttoerice.com

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