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LA MADONNA DI TRAPANI E IL SUO SANTUARIO di Giuseppe Ingardia

LA MADONNA DI TRAPANI E IL SUO SANTUARIO
Un’opera “pietra miliare della storiografia del Santuario”
di Giuseppe Ingardia

Fede, arte e tradizioni legano indissolubilmente i trapanesi e non solo alla Madonna di Trapani, venerata in modo speciale dalle donne che ancor oggi rivivono la “tridicina di la Madonna”, nel ricorrente viaggio delle prime ore di un’alba della speranza, per chiedere grazie a piedi scalzi in segno di grande umiltà per meritarle.


Si crede che nella notte dell’Assunta cali l’olio nelle olive e per intercessione miracolosa della Madonna di Trapani si formino nelle saline “li caseddi di l’acqua di mari” e quindi vi scenda il sale; nella notte poi dell’Ascensione cala “la grana” nel grano che alliga e da spiga-erba diventa frumento. E lo scorso 17 giugno -con la cerimonia di presentazione presso il Polo Universitario, inspiegabilmente assenti le Istituzioni, presente invece la gente comune e tanti uomini di cultura- la Comunità Carmelitana dell’Annunziata (grazie alla pubblicazione “La Madonna di Trapani e il sui Santuario” del Prof. Vincenzo Scuderi, studioso eccellente e certosino del patrimonio storico artistico trapanese, che ha ‘ripreso’ dopo 60 anni la sua tesi di laurea) ha ‘calato’ una pietra miliare della storiografia del Santuario. “Sono onorato -ha detto nel presentare il volume il Prof. Marco Rosario Nobile dell’Università di Palermo- di commentare il lavoro di un eminente studioso che continua a porsi quesiti e problemi e si impone di non dare mai per scontato il senso di un documento o di una traccia lasciata dal tempo. Ammirevole la sua freschezza descrittiva e il suo modo di mettersi ancora in discussione, i suoi nuovi indirizzi di ricerca, dalle piccole precisazioni alla grande attendibilità dei documenti.” Nobile quindi -scorrendo i comparti del Santuario- ha citato i tre linguaggi della “Cappella della Madonna”: rinascimento,gotico, moderno. La Cappella dei Marinai, la più grande che esiste in Sicilia, mai scalfita da terremoti o intemperie, i suoi 4 cilindri che bloccano la struttura e la straordinaria conchiglia.

L’idea di Iacopino Salemi di costruire archi trasversali appoggiabili a colonne accostate a muro. Quello ‘scalone innovativo’ monumentale a provenienza spagnola, uno dei più grandi all’interno di un complesso conventuale, snodato su tre rampe dentro una grande volta. Ed ancora la grande navata unica con colonne: per riuscirci Giovanni Amico usò gli stessi archi trasversali di Iacopino Salemi. E poi il capitolo più affascinante: apertura degli studi su cosa avviene dopo la stagione delle “cupole”. E l’atteso intervento di Scuderi. “Agli studiosi trapanesi dico che la mia ricerca non va considerata esaustiva. Tanti aspetti, argomenti e situazioni culturali del santuario devono essere approfonditi.” In particolare Scuderi sintetizza e annota : una lettura linguistica con approfondimenti culturali tardo rinascimentale di fine ’500; la ricerca di tracce pittoriche nelle tele del ’700 e ’800 di Felice,La Bruna e Marrone; motivazioni e interessi alla base dell’acquisto di 2 pitture italiane del ’600: più fatto culturale che artistico; una migliore verifica con approfondimenti di linguaggio, tempo ed opere legati allo scalone monumentale; e nella cultura figurativa circolante di allora, il rapporto significativo tra le scelte culturali e di gusto, rispetto a quelle di altri ordini religiosi. Una breve chiosatura del Dottor Santoro ha focalizzato il fortissimo rapporto delle nostre donne con la Madonna di Trapani, simbolo autentico che si identifica nella nostra Città e nella “trapanesità”. Ha suggellato egregiamente l’incontro, Padre Eliseo Castoro (Archivista del Convento). “Un libro -ha commentato- che insegna la memoria proiettata sul futuro. Voglio ricordare che qui insegnarono anche docenti della Sorbona. E non si registrano fatti miracolosi o visioni di sorta. Ma soltanto un carisma che viene dalla Palestina e dal Monte Carmelitano. I Carmelitani hanno portando a Trapani una nuova spiritualità, in simbiosi con la marineria trapanese. Siamo lieti di proporre una pietra miliare della storiografia sul Santuario, offrendola alla Città, alla diocesi, ai carmeli, ai cultori dell’arte ed a tutti coloro che venerano la Madre di Dio.” Scandendo infine con forza il concetto che il Santuario non è un Museo, ma un luogo di fede,storia,arte che non finisce nel passato, ma si proietta nel futuro come orizzonte della fede, sempre sulla via della verità, grazie alla bellezza dell’essere della fede religiosa.


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