EVENTI in PROGRAMMA

Meteo Windy.com

rilevazioni satellitari
Folklore Personaggi Trapanesi Sezione dedicata ai libri Sezione dedicata alle foto del sito Pagina dedicata alle foto di Trapani e Provincia La pagina delle ricette tipiche trapanesi

Volti dei Misteri

DSC_0769.JPG

troviamola

il 26 ottobre è
il tuo compleanno

Gallery

PV (113).jpg Trapani_Santuario-023-Cartolina.jpg Kitesurf_a_Trapani_133 DSC_0115.JPG Pino_Di_Rosa_-_Carnevale_Venezia_-_112.jpg

Registrati

Numero sottoscrittori

    538

Salvatore Agueci e il Natale 2010

Salvatore Agueci
 

Il pensiero di Salvatore Agueci per il Natale 2010
IL NATALE FESTA UNIVERSALE
Celebrare il Divino nella storia anche con chi è estraneo

«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Con queste parole l’Evangelista Giovanni, al capitolo primo, parla della nascita di Gesù e della sua entrata nel mondo e nella storia, assumendone tutte le fattezze e nobilitando tutto il creato, a partire dagli uomini. Questo è il Natale che ogni anno il 25 dicembre la Chiesa cattolica celebra simbolicamente in ogni angolo della terra e fa echeggiare con gioia: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà».
Non sempre, però, gli uomini hanno riconosciuto la gratuità del dono di Dio al mondo, fatto per mezzo di Lui. Scrive ancora Giovanni: «Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto». Qui l’Apostolo vuole porre l’accento che è venuto in un mondo che gli appartiene fin dall’eternità, ma chi avrebbe dovuto accoglierlo non l’ha fatto. Non si parla di un’accoglienza verbale ma di un’adesione totale alla persona di Cristo, alla “Parola” fatta carne e all’accettazione del mistero che è venuto a svelare, ossia che l’uomo non è più solo ma in comunione con Dio. Si parla di un accoglimento totale verso chi è stato creato a “Sua immagine e somiglianza” di là della etnia, della nazionalità, del colore della pelle.
Gesù con l’incarnazione è venuto a dare dignità a ogni uomo, in particolare a coloro che questa dignità hanno avuto e hanno lesa, non dagli avvenimenti della vita ma da altri simili che si arrogano un potere che loro non appartiene.
Tutti gli uomini hanno il diritto di celebrare il Divino nella loro storia, non solo chi crede in Cristo, ma tutti quelli che hanno avvertito fin dalla nascita l’irruzione del sacro nel loro esistere.
Il Natale, allora, non può essere una festa di patrimonio cristiano ma universale, perché tutti gli uomini, per i meriti di Cristo, sono chiamati alla salvezza, di là di una personale consapevolezza. La ricorrenza ci deve aiutare a fare chiarezza su troppi sospetti e paure che compromettono l’universo della mobilità; deve aprire le porte alla speranza di un futuro fatto di convivenza pacifica e di unitarietà.
Alla nascita di Gesù, gli angeli portarono l’annunzio a dei forestieri, sia per mansione, quali i pastori e sia per ruolo, nobiltà e nazionalità, quali i magi, simbolo del mondo conosciuto fin d’allora «L’”estraneità” – ha scritto Mons. Mariano Crociata, Segretario della CEI – abita anche il Natale e aiuta a dare ancora di più all’evento dell’Incarnazione del Figlio di Dio un senso universale, un’apertura al mondo». L’importanza non è essere ebreo, cristiano, musulmano, scintoista o taoista, ma capire il grande mistero; questo vuol dire celebrare il Natale: accogliere la paternità di Dio e riconoscere la figliolanza degli uomini «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio».
Svegliarsi dalla visione miopica e uscire dall’individualismo, anche di gruppo e di nazione, dal potere, dal benessere, dalla territorialità per fare Natale con tutti gli uomini in difficoltà, anche con i milioni che sono toccati dalla mobilità e con i 15 mila circa che camminano al nostro fianco perché presenti in provincia, questo dovrebbe fare ogni credente, ogni uomo di buona volontà e, aggiungo, la “politica”: riconoscere che il problema di un uomo è quello di tutti e portare a soluzione un solo bisogno è compito sinergico di chi ha seriamente a cuore le sorti dell’umanità. Solo allora il Natale è una festa di comunità e non perché le nostre città sono allietate dalle luminarie e le nostre tavole da beni commestibili ma perché si deve creare “Una sola famiglia umana” (tema della prossima giornata mondiale per i migranti): fino a quando una sola parte del nostro organismo soffre, tutto il corpo non è in armonia con se stesso, per questo non si può essere felici da soli. Così inteso il Natale diventa monito per ciascuno e sollecita a capire che la diversità è risorsa, “capitale” prezioso per l’umanità.


Salvatore Agueci – Natale 2010

Articoli correlati:

Share Button

Devi essere collegato per poter inserire un commento.