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Erice dalla montagna del fuoco a quella dell’acqua – di Pietro Barbera

Dall’ingegnere Pietro Barbera una proposta per cercare di risolvere i problemi degli incendi ericini.
Già dal giorno 15 luglio 2003 quando un incendio ha devastato buona parte del monte S.Giuliano ho espresso le mie perplessità sul modo di intervenire nella battaglia contro il fuoco e i piromani.

Lo scenario, purtroppo, si è ripetuto nel tempo fino alla notte del 18 luglio 2010, quando l’ennesimo furioso incendio appiccato da piromani (esperti), con la complicità del caldo e del vento, ha distrutto quel poco di verde che restava ancora sulle pendici del monte. A distanza di quasi un sette anni da quando ho rilasciato le mie considerazioni alla stampa e alla “politica” nulla è mutato; pochi sono stati gli interventi messi in opera per prevenire ed evitare gli incendi, ad eccezione fatta per protocolli operativi tra Protezione Civile-Comune Provincia, mirati alla organizzazione degli interventi solo in caso d’emergenza.
La stagione calda è appena cominciata e nessun intervento di prevenzione “efficace” è stato messo in atto, quest’anno come nei precedenti.
Nelle considerazioni che seguiranno non indicherò semplici misure di vigilanza e di intervento a posteriori, bensì interventi strutturali ed a lungo termine. Questi ultimi trascurati per via della contingenza (continua per la politica) che mira a risolvere solo problemi di emergenza… La proposta mira a ribaltare l’immagine di un monte fumante con un’altra che veda tanto verde e tanta acqua raccolta lungo i declivi risanando nel contempo le croste lasciate nel tempo dalle numerose cave ora in disuso. L’idea semplice, ma al tempo stesso tacciata come avveniristica e di presunti alti costi, è stata purtroppo spesso bocciata sul nascere da chi ha posizioni di governo del territorio, in più riunioni alle quali ho partecipato illustrandola.
“L’idea” è quella di raccogliere l’acqua degli impluvi naturali in invasi da poter collocare nelle cave dimesse (circa 15 siti), oltre che in serbatoi, interrati o schermati da vegetazione, da collocare in discariche da bonificare (almeno 5 siti), altresì, lungo le strade principali (circa 8 siti), consentendone il recupero ambientale delle stesse e un miglioramento paesaggistico, oltre che un naturale decoro.
La posizione del Monte S.Giuliano su cui è adagiata Erice è peculiare: lambisce le coste marine nella zona di Pizzolungo Erice, a ridosso della città di Trapani, la quale è perennemente in crisi idrica, oltre che a rischio di alluvione, e, oggi aggiunge rei, anche di frane e/o smottamenti. Gli incendi estivi si sviluppano sostanzialmente per l’aridità del bosco e del sottobosco, oltre che per la presenza diffusa delle sterpaglie, ma se tutto ciò venisse a mancare, insieme a una corretta manutenzione forestale e ai tracciati tagliafuoco, alla cura naturale dei versanti, non si verificherebbero le condizioni favorevoli agli scempi più volte visti.
Una serie di invasi idrici, ove convogliare l’acqua dei numerosi canali naturali che oggi si perde a mare, potrebbero essere disseminati su ogni versante della montagna ericina. Tali invasi, alimentati naturalmente dalle precipitazioni o da altre fonti (sorgenti), una volta collegati tra di loro, per caduta, potrebbero costituire un accumulo idrico utile, sia ai fini irrigui e, soprattutto, divenire un presidio permanente localizzato per finalità antincendio, certamente più disponibili e celeri rispetto ad altre ordinarie soluzioni già sperimentate, spesso tardive, dei Canadair ed elicotteri.

Con modeste opere di tubazione-collegamento, si potrebbero istituire dei punti di innaffiamento capillare su ogni tratto del monte e, soprattutto, lungo i tracciati stradali, e della funivia (possibilmente con piante grasse del tipo “mesebryantemum” succulento, atte a costituire una barriera tagliafuoco naturale) da mettere in funzione, in via cautelativa, nelle calde giornate di scirocco e/o comunque essere utilizzati in caso di emergenze da incendio.
I bacini di raccolta montana, insieme ad un permanente presidio idrico in loco, consentirebbero una corretta manutenzione forestale-ambientale e un sistema integrato antincendio anche per mezzo di sensori di telerilevamento di temperatura e umidità al suolo e di fiamme libere (la odierna tecnologia offre già soluzioni a basso costo…), indipendenti da sistemi di avvistamento umano.
Con un eventuale potabilizzatore, più a valle, si può pensare di poter mettere rimedio anche alla perenne crisi idrica della città di Trapani ed Erice, a tal fine utilizzando sia le riserve sopra costituite nel periodo invernale, sia le sorgenti già esistenti (c.da Difali, S.Matteo, Fontanarossa, ecc..) si potrebbe, altresì, in casi eccezionali, sopperire alle frequenti interruzioni dell’erogazione idrica nell’immediato territorio ex agro-ericino.
L’intervento proposto avrebbe costi certamente più contenuti rispetto alla ripetuta azione dei Canadair (€ 300/mc d’acqua), contro quelli – una tantum – stimati in € 20-30/mc per i laghetti montani, in € 40-50/mc per i serbatoi interrati.
Il tipo di intervento, chiaramente, richiede azioni congiunte delle comunità interessate: Prefettura, Comuni di Trapani, Erice, Valderice e Provincia Regionale di Trapani, facendo particolare attenzione alla possibilità di utilizzo di risorse Comunitarie Europee, sia per interventi di Protezione civile sia per la conclamata e perenne emergenza idrica. L’acqua è il vero problema, ma può anche essere la soluzione: un corretto utilizzo dell’acqua piovana potrebbe arrestare il processo di desertificazione a cui stiamo andando incontro, pertanto, si dovranno indirizzare, necessariamente, gli sforzi di intervento agro-forestale e mantenimento del verde, affiancati alla ri-piantumazione delle specie arboree, subito e senza attendere 5 anni. L’idea, così proposta, ha destato più volte un notevole interesse nei tavoli d’incontro tra Sindaci, Prefettura, enti di protezione ambientale tanto da considerare l’approccio al problema efficace e migliorativo per la prevenzione degli incendi, apprezzando la potenzialità della proposta, pur tuttavia non sono seguiti studi di fattibilità idonei quanto meno a raccogliere ulteriore e più approfondita documentazione sulla perseguibilità dell’idea.
L’acqua è e sarà il vero problema delle nostre comunità, se poi serve anche a evitare disastri ambientali, ben venga! Immaginatevi Erice verde come 50 anni or sono.
Perché non indirizzare quindi tutti gli sforzi di intervento agro-forestale alla manutenzione idrica e mantenimento del verde anziché alla sola ri-piantumazione delle specie arboree dopo l’ennesimo disastro?
La sintesi dell’idea su esposta non è certamente esaustiva, per la complessità delle problematiche connesse alla prevenzione, ma è certamente il punto di partenza per ridare vita a un monte dalla pelle martoriata, accogliendo ogni ulteriore stimolo tecnico-scientifico e invitando le autorità preposte a riflettere su quanto illustrato.
Trapani, 23.07.2010


Ing. Pietro Barbera

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