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FRANCESCO LENTINI E LA SUA EURO ORCHESTRA di Giuseppe Ingardia

Il Maestro Lentini

FRANCESCO LENTINI E LA SUA EURO ORCHESTRA

articolo di Giuseppe Ingardia

Il Maestro Lentini


Da “figghiu du tammurinaru” a somma “bacchetta” orchestrale.

E’ l’ennesima conferma del detto latino “nemo profeta in patria”. Dopo aver diretto a Taormina ed in un’altra cittadina, avrebbe dovuto finalmente dirigere la sua Orchestra lo scorso 13 maggio nella sua città natale Calatafimi, in occasione delle Celebrazioni del 150° anniversario della ‘battaglia di Calatafimi’. Concerto pero’ ‘tagliato’ ad una settimana dalla esecuzione, perché le spese per l’ aereo erano troppe. Roba da principianti a dir poco. E cosi’ si è ripiegato dal ruggito di un leone al miagolìo della fisarmonica di un …gatto, senza offesa per carità. Protagonista di questa intervista esclusiva -rilasciataci in circa due ore di diretta telefonica con la massima cortese disponibilità- il M° Francesco Lentini, calatafimese di 61 anni, assurto dopo una brillante carriera, da “figghiu du tammurinaru” , a ‘bacchetta’ magica di una Orchestra Internazionale come quella di Bari, città dove ha messo su famiglia e vive da anni . “L’amarezza è stata tantissima -confida- e c’era grande entusiasmo per tutti noi che volevamo esserci senza chiedere alcun badget. Figuratevi che mia moglie aveva dedicato una sua composizione alla battaglia di Calatafimi e l’avrebbe eseguito come regalo a sorpresa.”Dunque continua l’amore-odio con la Sicilia e la sua città natìa? “Un grande amore in primis. E’ normale sia cosi’ da buon siciliano.
Sà, un giorno al mese vengo a trovare mia madre ultraottantenne ed ogni volta che arrivo al bivio per questo paese, mi coglie una grande commozione. Odio non direi, semmai grande delusione nel verificare che qui si è rimasti arretrati ad un secolo fa. Non c’è voglia di crescere ed allargare gli orizzonti mentali.
Mi dispiace su tutti per i giovani che vorrei vedere migliorati.” Singolare e coinvolgente la sua commozione istintiva nel ripercorrere il passato iniziato da virtuoso della tromba, passato presto a Direttore d’Orchestra.
Il Maestro Lentini
Ma era anche un bravissimo cantante e da queste parti alcuni suoi coetanei lo ricordano ancora. “Una voce tenorile stupenda -conferma Gaspare Accardo- e quando attaccava con la sua voce possente, non avremmo voluto che smettesse più.” Da iniziale virtuoso della tromba (acclamato docente) a Direttore d’orchestra predestinato, passato dalle Accademie e dalle piazze concertistiche più prestigiose nel mondo. Tutti centrati i suoi obbiettivi o rimane qualche sogno nel cassetto? “Direi di sì -conferma il Maestro- annoverando intanto il massimo dopo aver diretto un Concerto alla Carnagie Hall di New York, dove chiedono sempre di me. Dirigere alla Scala di Milano è sogno di tutti, ed io ci sono arrivato più volte vicinissimo.” Ci sintetizza la sua partenza da Calatafimi a soli 10 anni, verso un percorso che l’avrebbe portato nell’Olimpo della musica? “Tutto iniziò quasi per gioco e non sapevo come andava a finire. Partii con la classica valigia piena di sogni accompagnato da papà. All’Accademia S.Cecilia venni subito preso e per la paura di dover restare solo, mi venne un febbrone a 40°. Mio padre rinviò la partenza e poi mi disse: dobbiamo salutarci. Ora tocca a te!” Cosa rimane di quel ragazzino?
Si offende se la chiamano ancora “figghiu du tammurinaru”? “Orgoglioso di esserlo. Mio padre era un artista nel suo genere. ” Destino legato a due grandi come i maestri Nino Rota e Franco Ferrara. “A Rota feci ascoltare la mia tromba nel Padrino parte II^.
Mia moglie era una sua pupilla e quando ci vide mano nella mano ci disse: che bello, andate avanti che vi migliorerete a vicenda! Ferrara mi ha indicato la strada quasi imponendomi di ‘bacchettare’ un’orchestra.” La sua vita con la compositrice consorte Angela Montemurro? “Oltre all’intesa affettiva, abbiamo consolidato una ‘famiglia in musica’ perché artisti anche i suoi. Mio padre consenti’ con un gesto dicendomi: ok è gente come noi!” Dalla coppia Marta filosofa, Michelangelo violinista e Loredana pianista. “Michelangelo primo violino nei Solisti Veneti , Orchestra di Parma ed altro, è un dono di Dio con il meglio dei nostri cromosomi. Ironico, estroso, amico di tutti, nessun’aria, grande umiltà.” I più bei ricordi da Maestro? “Lo sguardo d’angelo di una musicista russa finalista dell’ultima edizione del nostro Premio Internazionale di Barletta.
Un indimenticabile concerto di famiglia in Messico, con Angela, sua madre, i miei figli Loredana e Michelangelo. Magari da nonno mi piacerebbe dirigere i miei nipotini. Chi lo sa!” Per chi batte il suo cuore-musico? “Verdi, Puccini, Rossini, Mozart, Bach, Chopin… per tutti i grandi della musica.” A CalatafimiSegesta avrebbe eseguito musiche di Vivaldi e Piazzolla. Oggi ha un grande desiderio nascosto. “Se le mie finanze lo consentiranno -conclude il Maestro- un giorno ritornerò per dirigere in Concerto la ‘Messa di Requiem’ di Verdi, a mie spese. Sarà una dedica specialissima per papà e un mio fratello defunto prematuramente!”

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