La Spadaro ha pure anticipato di avere in animo di istituire presto un Premio di Poesia intestato a Marrone. Mentre Katia Bucaria (Presidente Cons. Comunale) ha elogiato l’Associazionismo Culturale che ha fatto centro anche questa volta. “Vita, opere e mondo poetico di Tito Marrone” era il tema con relatore illustre il Prof. Giuseppe Farinelli, ordinario di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea, Direttore Istituto Italianistica Università Cattolica di Milano. In apertura il Sen D’Alì -nel plaudire l’iniziativa- ha ricordato la poesia “Lo scoglio” (dedicata da Marrone appena 19enne a Nunzio Nasi) nei versi in cui quasi si allude ad una grande città Trapani-Erice dibattuta di questi tempi: “…curvasi la città drepanitana/e sale con pendio lieve al suo monte/tra il mare che la bagna a tramontana/e il mare che si perde a mezzogiorno…”. Dopo una chiosatura del consulente letterario Avv. Ranieri Barghigiani (…Marrone ha anticipato già in Sicilia, la nascita del movimento crepuscolare…) spazio tutto per l’emerito relatore che non ha mancato di deliziare la platea con la fine dizione de “Le Piccole cose” (lirica emblematica del suo esser crepuscolare principe): Talvolta…dentro la nostra casa solitaria/sentiamo brevi rumori nell’aria…/ Sono le piccole cose che tremano…”. Farinelli ha sempre sostenuto la primogenitura ‘crepuscolare’ di Marrone, pur non avendo a disposizione testi di studiosi e critici. Dovette infatti faticare parecchio per le ricerche e fu costretto pure ad andare a Roma da una nipote del nostro poeta commediografo, per raccogliere materiale scoprendo l’esistenza anche di un manoscritto di poesie inedite bellissime. “Oggi pero’ -sostiene- siamo supportati anche dalle opere di Maurizio Vento e Salvatore Mugno. Eppure manca ancora un’opera che raccolga tutta la produzione di Marrone.”
Scorrendo poi con grande rispetto via via le opere e la vita del Nostro, il relatore ha sottolineato come lo stesso sia stato quasi ignorato dai crepuscolari dell’epoca. Tito Marrone né celebrato né ricordato, esistendo tanta invidia nei confronti di un ‘ragazzo’ subito apprezzato e titolato nei caffè romani al suo apparire, per le sue strofe saffiche e versi fascinosi e misteriosi. Tante chiavi tematiche del simbolismo si devono a lui. Marrone stimato pubblicista e a 21 aveva già un maturato poetico consistente: le sue poesie venivano accolte da tutte le riviste in Italia. Straordinaria la sua produzione teatrale, a cominciare dalla intuizione di riprendere dopo 2000 anni le tragedie del teatro greco, traducendo in versi l’Orestiade di Eschilo rappresentata nel 1906 al Teatro Argentina di Roma. Non dimentichiamo che Marrone si aggiudicò il “Premio Fusinato” (per Carnascialate, Favole e Fiabe, Poemi Provinciali) e il “Premio Internazionale di Poesia Siracusa (grazie al poema lirico “Esilio della mia vita”) e quindi il giusto riconoscimento in ‘patria’ con la Provincia Regionale di Trapani che ha intitolato a Tito Marrone il Teatro della Libera Università. “Marrone -ha continuato Farinelli- non si è mai fermato malgrado i drammi della sua vita, a cominciare dalla morte della sua amatissima Maria Valle. Ha scritto fino alla fine.” Era lo stesso Tito Marrone a dichiarare: Io scrivo e scrivero’ fino a quando gli uomini si nutriranno di carta stampata! “Marrone -ha concluso Farinelli- ha ‘attraversato’ D’Annunzio, anzi l’ha scaricato e superato, regalandoci le chiavi del crepuscolarismo, ovvero quelle ‘piccole cose’ che parlano, eccome, vivendo di vita autonoma!” Fiori di poesia crepuscolare che non è frutto di un freddo laboratorio, ma una poetica in cui la fantasia eccitata raggiunge la poesia.
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