EFFETTO ‘SAN GIUSIPPUZZU’…
Rinnovati in Provincia riti e tradizioni, con grande fervore e partecipazione popolare
La festa di San Giuseppe in Provincia è stata celebrata da sempre rinverdendo usi, pratiche, credenze e tradizioni rispettosissimi del Santo patrono dei lavoratori (in primis i falegnami), protettore delle ragazze e degli orfani che lo invocano perché li soccorra e sostenga. “San Giuseppi aiutati li schetti , chi li maritati s’ajutanu iddi”, “San Giuseppi nun m’abbannunati nta li bisogni e li nicissitati.”, “San Giusippuzzu, datimi ajutu, riparu e cunsigghiu!”. E poiché si crede che i beni della provvidenza vengano elargiti da lui, ne è nata l’idea del banchetto di San Giuseppe. Famoso anticamente a Montevago il “Sangiusipparu”, ossia un cittadino predicatore che declamava le principali necessità della gente comune per attirare le attenzioni dei governanti. Mentre a Marsala addirittura l’attore-San Giuseppe si trasformava in “poeta di piazza” e non dava inizio al banchetto se prima non avesse improvvisato qualche poesia in dialetto. Usanza questa ripresa qualche anno fa nella frazione di Fulgatore (TP) che organizza pure il suo banchetto con Altare dei Pani davanti la Chiesa principale, con sfilata e banda musicale. Di grande valenza a Mazara, l’iniziativa curata dal Prof. Giovanni Isgro’ con una esposizione dei pani provenienti da tutta la Sicilia, che sarà possibile apprezzare fino al 6 aprile. A Poggioreale i “Pani di San Giuseppi” in mostra nella palestra della Scuola Elementare. Quindi gli “Altari di San Giuseppi” arricchiti dagli “squartucciati“: ovvero foglie di pasta ripiene di fichi ridotti in poltiglia, lavorati a mano dalle donne che si aiutano con piccoli coltelli molto affilati, al fine di dar forme varie ai simboli sacri o profani che vengono realizzati. Non ultimo a forma del “bastone del Santo“. A Dattilo (Paceco) vigilia con fiaccolata e accensione delle “vampati“- Quindi la XXII edizione de “‘U mmitu di S.Giuseppi“, con sfilata di Carri al seguito della Sacra Famiglia (“In cerca di risettu” Gesu’, Giuseppe e Maria con le storiche “tuppuliati” finchè arriva quella giusta), distribuzione dei caratteristici pani e pranzo finale in piazza con circa 110 pietanze offerte prima ai Santi e quindi alla gente che, volentieri, non si tira indietro per procedere ai vari assaggi di provato gusto. A Paceco centro in Matrice un Altare di San Giuseppe e quindi Mostra fotografica (visitabile fino alla Santa Pasqua) con lavoro di ricerca delle pratiche e processioni negli archivi di privati e della Parrocchia. Ripetuto anche nel centro della cittadina, “‘U mmitu di San Giuseppi” con distribuzione di pani votivi, sfilata del Carro con pani di varie forme benedetti da San Giuseppe , fanciulli che portavano le ceste con i pani ed i 3 Santi attorniati dai servitori devoti. A Marettimo rinnovati i suggestivi riti delle “Alloggiate” e del “Pranzo di San Giuseppe“, ai quali hanno fatto seguito la distribuzione di “panuzzi“. Quindi premiazione dei migliori “Altari” votivi, giochi in piazza e varieta’. A Salemi di scena “Le Cene ed i pani votivi di San Giuseppe” con altari, esposizione prodotti, stand, mostra di pani, cucciddati e cuddureddi , spettacoli. Ancora “laboratori del pane“, visite al Museo del pane, l’infiorata in Piazza Madrice. Occhi puntati quindi su “l’Invito dei Santi” con le recuperate Parti di San Giuseppi: preghiere, canti e lodi (similmente a quanto succedeva a Marsala) rigorosamente in dialetto siciliano, di origine antichissima o magari con qualche ‘aggiornamento’, declamate davanti l’altare. A Salaparura visita degli altari votivi, banchetti per i poveri e riuscitissima “Sagra della ricotta“, con esposizione prodotti tipici, degustazioni gratuite, spettacoli. Infine in C/da Paolini (Marsala) banchetti con “panuzzi di San Giuseppi” per tutti. Si tratta di una singolare tradizione che riporta al 1860 con l’impresa dei Mille di Garibaldi. Pare infatti che un certo Salvatore Gandolfo si sia fatto “camicia rossa“, arruolandosi nei Mille. Disperata, la madre del giovanotto fece subito un voto solenne a San Giuseppe: se il suo ragazzo avesse fatto ritorno a casa sano e salvo, lei avrebbe fatto un banchetto con oltre 100 pietanze tipiche del luogo, per 3 poverelli della contrada. Per sua buona sorte il figliuolo ritorno a casa vivo e vegeto e la madre mantenne felice la parola data al Santo, che poi divenne quindi tradizione.
GIUSEPPE INGARDIA
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