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Significato dell’Altare di San Giuseppe 2010 – Paceco
Inserito il 20 marzo 2010 - (8.684 visite)
TRADIZIONE E ALLEGORIA a cura di Maria Antonietta Giliberti e Maria Antonietta Fodale
Per comprendere il profondo valore religioso delle cene di San. Giuseppe bisogna conoscere il simbolismo dei pani benedetti che ripercorrono tutto il rapporto tra l’uomo e Dio e richiamano le meraviglie del Creato, secondo un criterio allegorico ben definito.
Ogni altare di San. Giuseppe, come vuole una tradizione che si perde nella notte dei tempi, è rivestito in tutta la sua struttura, da una pianta sempreverde, generalmente alloro o mirto, con la quale si ornavano, anche in tempi pagani, i carri; attorno ai rami di alloro, vanno collocati i tipici pani, di varie forme simboliche.
Tutto l’altare è poi addobbato di arance e limoni, come simbolica offerta propiziatoria di ciò che la terra di Sicilia produce.
Chi osserva la cena scorge, in alto il Sole, che rappresenta Dio stesso, la Luna, la Madonna, e una stella. Al centro del fregio frontale usualmente, spicca la croce, segno della salvezza, mentre, un “panuzzu” a forma di gallo, ricOrda il suo canto, quando Pietro rinnegò Gesù; sotto i bracci della croce ci sono due scale disposte simmetricamente e attorno, a livello immediatamente inferiore, i tre chiodi, il martello e la lancia, a destra, la tenaglia e la canna con la spugna, a sinistra, simboli della Passione di Cristo.
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Procedendo ancora verso il basso si vedranno: una grande aquila, segno di potenza, due pavoni, segno della resurrezione, due colombe, segno di pace, poi i monogrammi di Giuseppe, Maria e Gesù.
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In corrispondenza della posizione della Madonna nel quadro della sacra famiglia, sono disposti piccoli pani dalla simbologia più varia: la rosa, la purezza; le forbici, la rocca; il fìlo, la laboriosità della Vergine; il fiocco (a scocca), che rappresenta la castità della Madonna.
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Sul lato riservato a San Giuseppe, vengono appesi tutti gli arnesi di lavoro del “carpentiere”: l’ascia, la sega, strumenti tioici del falegname e baccelli di fave per esaltare la sua generosità. (che aprirà il regno dei cieli ai mortali, i fraticelli di San Francesco con il saio scuro che ricordano tutto il clero e una vita in povertà dedicata alla preghiera, farfalle e uccelli sparsi qua e là a simboleggiare il distacco dai beni terreni e l’elevazione spirituale, il cavallo è l’intelligenza, il cane la fedeltà, la colomba sinonimo di pace, il pavone la bellezza del creato, l’agnello il richiamo alla Santa Pasqua. Infine centinaia di “vanuzzi” a fonna di fiori, frutta, ortaggi e animali pendono tra il fogliame per inneggiare all’abbondanza e alla generosità della terra che ci nutre.
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A terra non manca mai una brocca con dei pesci; questi simboleggiano l’innocenza (il pesce, in greco ictus, le cui lettere ripropongono la scritta sulla croce, era il simbolo del cristianesimo).
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Al centro, guardando i cinque ripiani, ricoperti di bianche tovaglie ricamate, si vedono appoggiati sul primo gradino i tre pani più significativi.
Al centro spicca “u cucciddato” che ha la forma del Sole e simboleggia la luce divina, destinato al bambino che rappresenta Gesù.
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È tutto decorato con raffigurazioni che richiamano i simboli della sua infanzia: la camicina, segno di povertà, i fiori di gelsomino preferiti da Gesù Bambino e tutti i segni della sua passione e morte; a pajma”, simbolo della pace, pane a forma di palma, dove sono minutamente riprodotti tanti datteri, che ricordano il miracolo avvenuto durante la fuga in Egitto: mentre Maria riposava sotto una palma, essa abbassò i rami che le fecero ombra e la sfamarono con i suoi datteri; poi le rose, le forbici, i cuoricini, segno di “amore, ilfiocco e tante decorazioni attorno a una grande “M”. La palma verrà data alla fanciulla che rappresenta la Madonna.
A sinistra c’è “u vastuni”, il bastone di San Giuseppe, che sarà del bambino che lo impersona. È decorato con una grande “G”, al centro, circondata da tanti gigli, il fiore del suo bastone, che rappresentano la purezza, e da pere, mele, uva, assieme ai suoi attrezzi da lavoro che troviamo appese nella struttura della cena.
Sul secondo gradino si espongono tre pani più piccoli, simili ai grandi, che rappresentano il popolo fedele al cospetto di Dio, fatti uguali ai grandi perché Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza.
Al centro si pone la “spera”, cioè l’ostensorio che ricorda l’Eucarestia, contenitore del corpo di Cristo, e due angeli inginocchiati ai lati. Sul quarto ripiano si collocano il calice istoriato con le spighe e l’uva, le ampolline dell’acqua e del vino, sempre di pane mirabilmente intagliato, e ancora due angeli in adorazione. Ovunque fanno da motivo ornamentale, arance, limoni, lumini e fiori.
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Il quadro raffigurante la Sacra Famiglia, appeso al centro dell’altare, domina l’insieme e raccoglie alla preghiera. Il pane della cappelletta è un’offerta di ringraziamento a Dio per i doni che elargisce la terra e l’augurio per un buon raccolto. Tutti “li cuddureddi” e “li panuzzi” benedetti verranno via via staccati e offerti ai visitatori perché possano cibarsene come pane dell’anima e crescere insieme nella carità e nell’amore.
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