Personaggi
LAURA
STEFANO
LA DAMA
IL CAVALIERE
Un salottino nello stile di Luigi XV. Grande invetriata che si apre sul giardino.Nelle due pareti a riscontro, due ritratti a olio del Settecento raffigurano una dama e un cavaliere.Pallida luce lunare suscita qualche lieve riflesso nelle dorature dei mobili vecchi.
LAURA - (dall'interno) La sorpresa è qui. Chiudi gli occhi.
STEFANO - (dall'interno) Chiudimeli con la tua mano.
LAURA - Così. Ti conduco io. (s'apre un uscio nascosto nella tappezzeria ed entrano i due giovani)
STEFANO - Posso guardare?
LAURA - Aspetta: accendo. (gira la chiavetta della luce) Ecco.
STEFANO - Ebbene? È il tuo salottino.
LAURA - Ma non vedi, alle pareti?
STEFANO - Un cavaliere... una dama... Dove hai comprato questi quadri?
LAURA - Non li riconosci? Uno l'ho liberato dalle ragnatele della soffitta, l'altro soffocava tra le botti della cantina.
STEFANO - Perché hai rovistato in mezzo alla polvere?
LAURA - Nel nostro salottino settecentesco ci stanno proprio bene. Non vedi? Pare che si guardino teneramente. Forse si amavano.Li ho riuniti ancora: il loro amore ci porterà fortuna.
STEFANO - Forse non si conoscevano nemmeno.
LAURA - Che ne sai tu?
STEFANO - E che ne sai tu? È passato tanto tempo...
LAURA - E per tanto tempo sono rimasti divisi. Ora assisteranno insieme alla nostra felicità.Saranno contenti.
STEFANO - Cara...
LAURA - Come si chiamavano?
STEFANO - Non lo so. Mia nonna conosceva la storia di tutte le anticaglie della casa.Quando morì mio padre, che non amava i vecchiumi, rimise tutto a nuovo, e anche questi quadri, che non avevano certo nessun valore d'arte, finirono in cantina e in soffitta.
LAURA - Pensa... Quando lei avrà voluto che la sua immagine fosse sempre davanti agli occhi dell'amato...
STEFANO - (scherzando) E il cavaliere, per non essere da meno, avrà regalato a lei il suo ritratto, eseguito dalla mano d'uno sconosciuto allievo del Nattier.Era questo che fantasticavi?
LAURA - La bella lo avrà messo nel suo salottino...
STEFANO - E lui, l'immagine della signora, nella stanza dove riceveva gli amici, orgoglioso di mostrare le bellezze della diletta.
LAURA - Ora, riuniti insieme, saranno felici.
STEFANO - Ma se forse non si conoscevano!
LAURA - Non importa. Comincia da oggi la loro luna di miele.
STEFANO - (accarezzandola) E la nostra, Laura?
LAURA - (ridendo) È laggiù: annega tutto il giardino.
STEFANO - (cingendole la vita col braccio) Andiamo?
LAURA - (avviandosi con lui) Perdiamoci nell'onda d'argento. (Spengono la luce e discendono nel giardino. La stanza s'immerge un'altra volta nella sua tenue penombra.Silenzio, interrotto appena dal mormorio di una fontana invisibile.Poi, un fruscio, come di seta. La dama solleva lentamente una mano verso il cavaliere.E, a poco a poco, ridestandosi dal passato, per virtù d'un lume di luna che si diffonde, le due figure vanno animandosi, muovono le labbra, parlano insieme)
LA DAMA - Hai visto?
IL CAVALIERE - Sì.
LA DAMA - Non le ha baciato la mano. Gli uomini che vivono oggi non sanno amare.
IL CAVALIERE - Forse oggi si ama così.
LA DAMA - Era più bello, prima.
IL CAVALIERE - Ti pare più bello, perché eri giovane e il mondo era tuo.
LA DAMA - (con malinconia) Io ero degli altri.
IL CAVALIERE - (amaramente) Tu sapevi amare, Isa.
LA DAMA - Renato...
IL CAVALIERE - Ah, no! Si chiamava Luigi Armando, duca di Cambis.
LA DAMA - Non hai dimenticato... Quasi due secoli!
IL CAVALIERE - Mi sono trascorsi in soffitta, mentre intorno si andavano ammucchiando tutte le cose che i nuovi padroni abbandonavano, perché erano piaciute ai vecchi.
LA DAMA - E io, dentro la cantina. Attraverso una finestretta bassa, vedevo sgambettare tanta gente. Contavo il tempo dalle nuove mode delle scarpe e delle gonne. Vestivamo meglio noi.
IL CAVALIERE - Il duca di Cambis non era più bello di me e s'infagottava come un barbiere. Quando partii per la guerra di Spagna, io potevo presentarmi al gran levare del re: non mi mancava una trina.
LA DAMA - Ma te ne andasti.
IL CAVALIERE - E rimase Cambis. Un fannullone, capace solo di far ridere le dame nei loro salotti gelati.
LA DAMA - Gli uomini che ci fanno ridere conoscono la via del nostro cuore.
IL CAVALIERE - Una specie di gobbo: il mio sarto gli rimpinzava la spalla di stracci, per equilibrare l'altezza.
LA DAMA - Anche Scarron era gobbo, e divenne il marito della Maintenon, che fu quasi regina di Francia.
IL CAVALIERE - L'ultimo da cui mi sarei aspettato una simile azione!
LA DAMA - Mi faceva pena, povero Luigi Armando...
IL CAVALIERE - E lo consolasti. Mentre io, alla battaglia di Villaviciosa, sognavo di morire col tuo nome su le labbra.
LA DAMA - Ma ritornasti.
IL CAVALIERE - Trovai il letto ancora caldo.
LA DAMA - Ti dimentichi che il duca di Cambis partì subito dopo, per il suo castello di Provenza. E non lo rivedemmo più: morto col vaiolo nero.
IL CAVALIERE - L'avrei spacciato prima, con un colpo di spada.Ma lui, che aveva le sue buone ragioni per non amare la guerra...
LA DAMA - E se anche lo avessi ucciso... Oramai non contava più. C'eri tu, Renato.
IL CAVALIERE - Già, io ero l'intermezzo.
LA DAMA - Lui, piuttosto. Credi: ci si annoiava tanto, dopo la vostra partenza! Anche la contessa di Langlais, la marchesina di Bois-Croisé...
IL CAVALIERE - Le tue preziose amiche! Formavate una bella lega.
LA DAMA - Sei ingiusto. Se ne andarono dietro i nuovi amori e scomparvero dalla corte.
IL CAVALIERE - Mostrarono più dignità.
LA DAMA - L'hai scovata in soffitta, questa nuova parola?
IL CAVALIERE - Avrei dovuto anche ringraziarti?
LA DAMA - Ma sì! Io ritornavo a te, Renato, appena riapparivi nella mia vita. Ma tu... ti gettasti subito fra le braccia della piccola Lauzun. Una bastarda.
IL CAVALIERE - Fra le sue braccia, non dimenticavo i tuoi baci, Isa.
LA DAMA - Lo so; ma l'orgoglio... Tua nonna, lady Lea, ti educò fra i parrucconi della corte d'Inghilterra.
IL CAVALIERE - Quella piccola Lauzun valeva più di te. Eio ho sciupato la sua vita.
LA DAMA - Non avere rimorsi. Anche lei si consolava dei tuoi dispetti col segretario dell'ambasciata di Polonia.
IL CAVALIERE - Calunnie.
LA DAMA - Lo sapevano tutti. E potrei risponderti... Anche per me, calunnie.
IL CAVALIERE - Dimmi che non era vero, Isa, e io...
LA DAMA - Tu... oramai...
IL CAVALIERE - Giurami che tra te e il duca di Cambis non correva che una reciproca simpatia.
LA DAMA - Certamente io ero più cara a lui di quello ch'egli fosse a me.
IL CAVALIERE - Dunque, se tutto è qui...
LA DAMA - Ma chi se ne ricorda? Si vede che esci da una soffitta e hai avuto gli occhi chiusi per tanto tempo.
IL CAVALIERE - Se il discepolo di Nattier, invece che il viso, avesse dovuto dipingere il tuo cuore, si sarebbe trovato in un bell'impiccio!
LA DAMA - Col cuore, non avrei potuto vivere novant'anni.
IL CAVALIERE - Tanto hai vissuto!
LA DAMA - Sì... Tu non puoi saperlo. Sei morto giovane, povero Renato.
IL CAVALIERE - Allora... il tuo bel viso...
LA DAMA - Oh, non pensarci! Non avrei il coraggio di parlarti.
(Lunga pausa.La luna si abbuia)
IL CAVALIERE - Io mi domando perché ci hanno messo insieme.
LA DAMA - Non hai sentito? La piccola ci considera come due amuleti. E siamo immensi quadri tarlati... Almeno, quelli che ci regalava a Versailles la brutta signorina Rapié erano preziosi... Miniature che si potevano mettere sotto il guanciale e davano i buoni sogni.
IL CAVALIERE - Io avevo una piccola tartaruga d'oro.Me la rubò quell'invidioso di Lavalette, per darla alla sua amante pazza.
LA DAMA - E mi perdesti.Io avevo un gobbetto d'avorio con gli occhi di smeraldo.Lo seppellii nell'aranciera, per non offendere il povero Cambis...
IL CAVALIERE - (trionfando) Lo confessi dunque che era proprio gobbo!
LA DAMA - Mi divertiva tanto...
IL CAVALIERE - Isa... se allora avessi capito che ti prendevi gioco di lui...
LA DAMA - Che avresti fatto?
IL CAVALIERE - Avrei mandato quella sciocca della Lauzun tra i ghiacci della Polonia.
LA DAMA - Troppo tardi, Renato.
IL CAVALIERE - Troppo tardi, Isa.
(rumore di passi nel giardino)
LA DAMA - Ritornano...
IL CAVALIERE - Ritornano...
LA DAMA - Poverini!
IL CAVALIERE - Perché?
LA DAMA - Mah! Anche loro... col tempo...
(Schiocca un bacio improvviso. Le labbra dei due morti si chiudono)
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