Personaggi
LEDA
ALDA
LA SIGNORA IN GRAMAGLIA
IL CAPOSTAZIONE
UN FERROVIERE
(Molti anni fa)
Un salottino modesto nella casa del capostazione. La finestra si apre sul piazzale davanti a cui passano piccoli treni sbuffanti. Settembre ha dato un tenue color d'oro alla campagna con magri alberelli che si stende attorno a una brumosa tinta cerulea alla montagna lontana. Leda suona il pianoforte; Alda il violino.Quella ha più di vent'anni; questa non li ha ancora. Il loro padre, col berretto rosso su la nuca e le mani intrecciate dietro la schiena, va su e giù per l'altana e di tanto in tanto alza gli occhi verso la finestra.
(le ragazze suonano una vecchia aria sentimentale)
LEDA - (cessando a un tratto) Hai stonato.
ALDA - (cessando anche lei) Tu mi hai dato il la; ma il tuo pianoforte non è accordato.
LEDA - Sì, bisogna dire al babbo che faccia venire il medico.
ALDA - Lo tratterremo a pranzo.
LEDA - Eci racconterà le tragedie delle signore della città.
ALDA - Avrà tutto il tempo di inventarsele, in tre ore di viaggio.
LEDA - Che importa? Purchè racconti...
ALDA - E si sieda in mezzo a noi due, sul vecchio divano.
LEDA - Questa volta avremo qualcosa da dire anche noi.
ALDA - Vuoi parlare dello scoppio che ha fatto crollare la galleria della miniera? (fa un cenno verso la montagna lontana) Ma se lo hanno già stampato su tutti i giornali!
LEDA - Su "La Tribuna Illustrata" che ha portato la signora Gilda c'era perfino, piccolo piccolo, il disegno della nostra stazione.
ALDA - L'hai riconosciuta?
LEDA - No; ma c'era scritto.E tu?
ALDA - Di stazioni come la nostra ce ne sono tante nel mondo: tutte eguali dall'esterno.
LEDA - (sorridendo) Ma nell'interno... Qui ci siamo noi.
ALDA - E chi sa quante altre come noi, dovunque... Stazioni perdute e signorine...
LEDA - Signorine come?
ALDA - Signorine... così.
LEDA - (guardando l'orologio rotondo, che spicca su la parete nuda) Sono le cinque meno venti.
ALDA - Non passerà nemmeno oggi.
LEDA - Chi lo sa? (pausa) Vogliamo affacciarci?
(s'avvicinano alla finestra, ch'era socchiusa e la spalancano)
ALDA - Mi pare che tutto il mondo ci deva conoscere, quando siamo qui.
LEDA - Ma quando è una sola alla finestra, chi penseranno i viaggiatori che sia di noi due? Ci rassomigliamo tanto!
ALDA - E i nostri nomi hanno quasi le stesse lettere.
LEDA - Soltanto... io suono il pianoforte...
ALDA - E io il violino... ma la maggiore, in una famiglia perbene, suona sempre il pianoforte. E così...
LEDA - Se tu fossi nata prima...
ALDA - Suonerei il pianoforte.
LEDA - Eio il violino.
ALDA - Ma li soneremmo male lo stesso. (Pausa)
LEDA - Hai detto: famiglia...
ALDA - Sì.
LEDA - È una famiglia, la nostra?
ALDA - Perché?
LEDA - In una famiglia, c'è sempre la mamma (Pausa)
ALDA - Te la ricordi tu, la mamma?
LEDA - Poco. E tu?
ALDA - No. (Pausa)
LEDA - Che dici? Forse lo vedremo, oggi?
ALDA - Sono già tre lunedì, con questo...
LEDA - Non lo puoi dire: mancano ancora dieci minuti al passaggio del treno.
ALDA - Non lo vedremo. Ne avrà avuto abbastanza di noi, dopo tre mesi.
LEDA - Sei proprio sicura... che guardasse te? Pareva che non sapesse decidersi tra noi due.
ALDA - Vuoi essere cortese. Vorresti dire: guardava me, Alda.
LEDA - Ebbene... sì. Guardava me.
ALDA - Guardava me, e non Leda.
LEDA - Ecco... Noi due guardavamo lui... ma lui... guardava verso di noi, se vogliamo essere precise.
ALDA - Se una volta sola non ti fossi mostrata, si sarebbe capito.
LEDA - Avresti potuto tentarla tu la prova; e non farti vedere per una volta sola.
ALDA - I diritti del pianoforte!
LEDA - Ma no... Ti ricordi che un lunedì io avevo una rosa rossa?
ALDA - E lui la volta successiva, aveva una rosa rossa.Ma quell'altra settimana?
LEDA - Non mi ricordo.
ALDA - Io avevo un garofano bianco.
LEDA - E anche lui, dopo, un garofano bianco. Questo dunque non prova nulla.
ALDA - Se non che coltiviamo gli stessi fiori. (Ridono. Squilla il tremolante campanello della stazione.Strepito di ferrame. Arriva un treno; si ferma.Movimento di gente) Seconda vettura... Non c'è.
LEDA - Ma no... Può essere nella terza.
ALDA - Illuditi. È sempre stato al finestrino posteriore della seconda.
LEDA - Può aver cambiato.
ALDA - No: lo conosco bene.
LEDA - Veramente? (Intanto, un ferroviere del treno è corso dal capostazione per dirgli qualcosa in fretta. Questo s'è subito incamminato verso una vettura, aiutando a discenderne una giovane signora in gramaglie)
ALDA - Oh! Il babbo accompagna una signora del treno...
LEDA - È in lutto... La fa salire proprio da noi? (Cenni delle due ragazze verso l'esterno.Intanto, dopo un suono di tromba, il convoglio riparte)
ALDA - (ritraendosi dalla finestra) Ci divertiremo.
LEDA - Ma non vedi che è quasi svenuta?
(Le due ragazze si rassettano istintivamente le vesti; si ravviano i capelli. S'apre l'uscio)
IL CAPOSTAZIONE - (sorreggendo la signora) Accomodatevi, vi prego. Queste sono le mie figliole: vi faranno compagnia. E voi intanto vi rimetterete. Leda, Alda... aiutate la signora. C'è tutto il tempo. Potrete proseguire con l'altro treno: prima, non ne passavano mai; ma ora dopo la disgrazia! Mi permettete? (ed esce, richiudendo l'uscio)
LA SIGNORA - (alle ragazze, che la fanno sedere su una poltrona) Grazie... grazie...
LEDA - Vi siete sentita male?
ALDA - Questo settembre è così afoso! E tutta la pianura è bruciata dal sole.
LA SIGNORA - Grazie... Quanto disturbo!
LEDA - Ma no! Volete gradire... non so... un'aranciata fresca? (chiamando) Rosina!
ALDA - O piuttosto un bicchierino di menta? Rosina!
LA SIGNORA - No... Non ho bisogno di nulla. Uno stordimento passeggero. Ecco, già mi sento meglio. Soltanto un po' di riposo. Grazie.
LEDA - Siete ancora molto pallida...
ALDA - Convalescente forse?
LA SIGNORA - Oh, no! Una grande disgrazia...
LEDA - Ah! Scusateci.
ALDA - Non dovevate mettervi in viaggio.
LA SIGNORA - (quasi smaniando) Dovevo, dovevo... Pensate signorine mie... Dopo un anno solo di matrimonio... Era così buono, povero amore!
LEDA - (prendendole una mano) Vostro marito, signora! Comprendiamo...
ALDA - Una malattia improvvisa...
LA SIGNORA - (esaltandosi sempre di più) Ma no, no! Vendeva salute. Per questo, è terribile. Laggiù... quella maledetta montagna... La vedete? Lo scoppio del mese scorso. Era ingegnere; addetto ai lavori. Glielo avevo raccomandato mille volte... Paolo, non esporti tanto! Pensa a me! Come potrei fare, se tu mi mancassi? Sola, senza di te!
LEDA - Davvero, dev'essere stata una cosa tremenda. Ma bisogna farsi coraggio. Voi siete giovane...
LA SIGNORA - Vecchia vorrei essere! Ma il bambino! Non pensate al bambino, che nascerà senza padre...
ALDA - Non vi tormentate ora con quest'altra idea...
LA SIGNORA - Eravamo stati fidanzati tre anni.La mia famiglia si opponeva sempre. Un ingegnere minerario!Ora qua, ora là... Che vita farai? Finalmente, avevamo vinto. Eravamo felici, come due rondini. Ah, povero Paolo, amore mio! Ti raggiungo, sai, ti raggiungo...
LEDA - Credete signora, a tutta la nostra dolorosa simpatia.
ALDA - Però... è stata un'imprudenza di mettervi in viaggio, nel vostro stato...
LA SIGNORA - Ma era necessario, signorina mia! Anzi... prima ci dovevo andare: subito.Voglio vedere il posto. Voglio gettare la mia maledizione a quella montagna assassina. E poi bisogna pensare a tutto. Un ricordo... un ricordo per lui. Una lapide lì, dove ha perduto la vita, con una lunga iscrizione in latino, col suo ritratto... perché lo vedano tutti, che era un eroe! E il suo povero bimbo, un giorno, ci andrà... Anzi, un mezzo busto. Ho già il nome dello scultore.
LEDA - Oh, signora!
LA SIGNORA - Se l'aveste conosciuto! Com'era bello! (frugando nella borsetta) Voglio farvelo vedere... Ma no, non c'è... Devo averlo lasciato a casa, vicino al piumino della cipria. Non so più dove ho la testa. (cercando ancora, con ostinazione febbrile) Eppure... doveva essere qui. Non me ne divido mai. Oh, se l'avessi perduto! Mi porterebbe sfortuna. Dite: è vero che mi porterà sfortuna?
LEDA - Ma no... state tranquilla. E poi... voi l'avete nel cuore, è vero?
LA SIGNORA - Oh, sì! E non ne uscirà mai. Però, avrei avuto caro che l'aveste veduto anche voi. Tutti lo devono ammirare! Com'era bello, il mio povero amore! Non ci credete?
ALDA - Ma sì, certo... Se lo dite voi, che eravate la moglie!
LA SIGNORA - Ero la moglie! E ora sono la vedova. E non sarò mai d'altri che sua! Glielo giuro; glielo giuro qui, davanti a voi!
LEDA - Calmatevi, signora. Vi farà male.
LA SIGNORA - Anzi… mi sento meglio, quando posso parlare di lui. Volevo mostrarvelo… Ma già… Chi sa quante volte l'avrete visto!
ALDA - Noi?
LA SIGNORA - Eh, sì! Viaggiava col treno delle cinque, tutti i lunedì, da tanti mesi. Passava sotto la vostra finestra. Oh! Chi l'ha veduto una volta, non può dimenticarlo.
LEDA - Tutti i lunedì?
ALDA - Col treno delle cinque?
LA SIGNORA - Ma sì! L'avrete notato certamente affacciato al finestrino. Era un poeta: gli piaceva la campagna. Alto, con un bel profilo aristocratico…
ALDA - Scusate… Che età aveva?
LA SIGNORA - E perché volete saperlo?
LEDA - Mia sorella qualche volta è un po' stordita. Vogliate perdonarla.
LA SIGNORA - Ma no; non c'è nulla di male. L'età? Oh! meno giovane di me… di qualche anno. Ma era tanto giovane anche lui! (si picchia discretamente all'uscio)
LEDA - Avanti!
UN FERROVIERE - (rimanendo su la soglia) Dice il capo che se la signora vuole incomodarsi a discendere… Il treno sta per arrivare.
LA SIGNORA - (alzandosi in fretta) Oh! Il mio treno. Eccomi, eccomi. Grazie, signorine. Riconoscentissima. Ma non sarà l'ultima volta che ci saremo viste. Oramai io dovrò ripassare sempre di qui. Tutto il mio amore è sepolto nelle viscere di quella montagna! Al mio ritorno, vi porterò il ritratto del povero morto. (S'accomiata in fretta dalle ragazze e se ne va, accompagnata dall'uomo. Pausa)
ALDA - (scattando) Un bel mascalzone, quel povero morto!
LEDA - Ma Alda!
ALDA - Eh, non farmi l'ipocrita! Come la vuoi chiamare un'azione come la sua?
LEDA - Ma non siamo nemmeno sicure…
ALDA - Sicurissime, ti dico. Treno del lunedì. Ore cinque.
LEDA - Viaggiano tanti su quel treno!
ALDA - Ma cambiano. E lui era sempre lì allo sportello, il poeta, col suo bel profilo aristocratico!
LEDA - No; non voglio crederci.
ALDA - Tu puoi anche non credermi. Ma io… La cosa è diversa.
LEDA - Perché?
ALDA - Perché… Oh, tanto ora possiamo parlarne liberamente, considerato che è morto. Guardava me, sai.
LEDA - Al tuo posto non me ne vanterei. Il marito di un'altra!
ALDA - Eh! Quell'altra… l'hai vista. Doveva essere infelice con lei.
LEDA - Ma l'hai sentita or ora. Era innamoratissima.
ALDA - Lei! Ma lui?
LEDA - A ogni modo, non ti sarebbe giovato lo stesso.
ALDA - Non si può dire, non si può dire.
LEDA - Or ora t'indignavi contro quel poveretto.
ALDA - Nel primo momento, mi son lasciata vincere dalla stizza. Ma, a rifletterci bene, che colpa ne aveva lui, se sua moglie lo rendeva infelice?
LEDA - Si sono sposati, nonostante il contrasto…
ALDA - …dei parenti di lei.
LEDA - Dunque…
ALDA - Lo dice quella. È evidente allora che erano i parenti di lui a opporsi, perché conoscevano bene la futura vedovella.
LEDA - Sei ingiusta, Alda.
ALDA - Sarà. Ma è la passione che mi fa parlare.
LEDA - E io allora?
ALDA - Tu sei fuori di causa, t'ho detto. Guardava me. E m'ha fatto anche un cenno, una volta; nell'unico momento che non gli tenevi gli occhi addosso.
LEDA - E perché non me l'hai detto, cara?
ALDA - Cara, non volevo scoprire le mie carte.
LEDA - Scusa, ma questa si chiama ipocrisia.
ALDA - Si chiama prudenza.
LEDA - Noi siamo sorelle…
ALDA - Appunto per questo.
LEDA - Io sono la maggiore…
ALDA - Appunto per questo.
LEDA - E lasciatelo dire… Meglio che sia finita così.
ALDA - Con la morte di quel poveretto.
LEDA - Che potevi sperare, se le cose rimanevano com'erano?
ALDA - Non si sa mai…
LEDA - (ridendo) Già, la signora poteva morire.
ALDA - Oh! una bella cera non ce l'ha.
LEDA - E il vedovo sarebbe stato lui. (strepito d'un treno in arrivo)
ALDA - Se ne va finalmente.
LEDA - E non la vedremo più.
ALDA - Buon viaggio! (il treno riparte)
LEDA - (carezzevole) Vogliamo riprendere la nostra melodia interrotta?
ALDA - Riprendiamo (Accennano le prime note; poi, come vinte da stanchezza, tutt'e due si fermano. Pausa)
LEDA - Domani sarà inutile aspettare il treno del lunedì alle cinque.
ALDA - Proprio quando passerà quello, non ci affacceremo mai.
LEDA - Chiuderemo anche le persiane.
ALDA - E gli scuri.
LEDA - Ce ne rimangono tanti altri… (pausa)
ALDA - Leda… io volevo dirti…
LEDA - Anch'io, Alda, volevo dirti…
ALDA - Sai… in fondo… quelle parole… non le pensavo…
LEDA - Si fa così…
ALDA - Per discorrere…
LEDA - Quella povera signora…
ALDA - E quel povero ingegnere…
LEDA - Ci saremo illuse…
ALDA - Forse.
LEDA - Certamente. (si sente lo strepitio di un altro treno in arrivo)
ALDA - Ti affacci tu?
LEDA - Oh, questo…
ALDA - (ridendo) È innocuo.
LEDA - (cingendo la sorella alla vita e avviandosi con lei verso la finestra) Andiamo a vedere la gente che passa.
(Il treno si ferma. Brusio di viaggiatori. I soliti richiami dei ferrovieri)
ALDA - Guarda che bel bimbo lì, a quel finestrino!
LEDA - Il sole si diverte tra i suoi riccioli biondi.
ALDA - (sussultando) Ma… Leda!
LEDA - Che cosa?
ALDA - Guarda lì!
LEDA - Vedo. Riccioli di seta… La madre deve essere beata.
ALDA - Ma no! Più in giù… Quarta vettura…
LEDA - Oh, ma è lui!
ALDA - Lui! Il nostro ignoto…
LEDA - Ma allora… quell'altro?
ALDA - Era un altro.
LEDA - Ma questo è lui! Ha cambiato treno. Prendeva quello delle cinque e mezzo.
ALDA - …Mentre noi guardavamo quello delle cinque.
LEDA - Dunque, tutto è come prima!
ALDA - (battendo le mani) Come prima.
LEDA - Oh, Alda!
ALDA - Oh, Leda!
LEDA - Aspetta… Ma che fa? Non guarda quassù.
ALDA - La vettura è molto più indietro.
LEDA - Allora… quando il treno si rimetterà in moto…
ALDA - E passerà sotto la finestra…
LEDA - (con leggera malinconia) Ti guarderà. (Pausa. Dopo i soliti segnali, il treno lentamente s'avvia)
ALDA - Ecco… ecco…
LEDA - Ma che fa? Rientra…
ALDA - Pare che chiami qualcuno… (le ragazze trepidanti, si tengono per la mano)
LEDA - Si riaffaccia.
ALDA - Oh!
LEDA - Oh!
ALDA - Ma come? Una donna!
LEDA - Una donna con lui?
ALDA - E la tiene abbracciata…
LEDA - E le parla all'orecchio…
ALDA - E lei ride…
LEDA - La fidanzata?
ALDA - O la moglie… Un'altra canaglia.
LEDA - (con un fil di voce) Sono qua sotto. Ora alzano gli occhi…
ALDA - (buttandosi rapidamente indietro) Oh, no! Rimani, cara, se ti piace. Tanto… ha sempre guardato te.
(e un fischio lacerante del treno si perde come un lamento nella campagna piena di sole)
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