Trapani Nostra.it - L'archivio della memoria di Trapani e provincia

 BUSSOLA: Trapani Nostra - Libri - Salvatore Mugno

Tito Marrone - TEATRO - a cura di Salvatore Mugno





Tito Marrone

TEATRO

a cura di Salvatore MUGNO



Farmacia notturna

Atto Unico

Personaggi


IL FARMACISTA

UNA DONNINA

UN GIOVANOTTO

LA PRIMA GUARDIA

LA SECONDA GUARDIA

LA VOCE DI UN UBRIACO


Una piccola farmacia male illuminata, in un quartiere solitario, dopo la mezzanotte. Vecchi armadi di mogano, dove sono disposti antichi vasi di maiolica con iscrizioni latine. Appoggiato al marmo giallastro del banco, il farmacista rubicondo, con gli occhietti vivi dietro le lenti d'oro, contempla ironicamente la magra guardia notturna, ritta come in sentinella accanto alla porta socchiusa.


LA VOCE D'UN UBRIACO - (cantilenando) Se ti pesco, se ti pesco, bella mia, cambi casa e compagnia!
IL FARMACISTA - Bellissime teorie, le vostre; ma non mi avete ancora detto perché fate la guardia notturna.
LA GUARDIA - È una storia che non può interessarvi.
IL FARMACISTA - Io m'interesso di tutte le cose che non interessano gli altri. Ma se preferite una partita a briscola… Avvicinatevi: ci mettiamo dietro il banco.
LA GUARDIA - Il regolamento lo vieta.
IL FARMACISTA - Voi venite qui per la prima volta: i vostri compagni hanno sempre giocato.
LA GUARDIA - Ognuno si regola secondo la sua coscienza. Io devo fare la guardia.
IL FARMACISTA - Si capisce, guardandovi, che la vostra è una vera vocazione.
LA GUARDIA - No: studiavo filosofia.
IL FARMACISTA - E perché avete interrotto?
LA GUARDIA - Una disgrazia di famiglia. Ma ora sono contento.
IL FARMACISTA - Già… Si pensa di fare una cosa e si finisce col farne un'altra. La vita.
LA GUARDIA - La morte. Sì: la paura di morire. Non si è coraggiosi abbastanza per scomparire dal mondo col proprio cervello.
IL FARMACISTA - Gli eroi sono tutti morti. Dovendo vivere, bisogna rinunziare all'eroismo. E a tante altre cose, purtroppo. Credete che io faccia il farmacista per vocazione?
LA GUARDIA - Non lo so.
IL FARMACISTA - Un tempo, amavo i cavalli e le donne. Ora, i cavalli non mi piacciono più. (sorridendo) Però mi consolo.
LA GUARDIA - Siete un filosofo anche voi?
IL FARMACISTA - Macché! Io adoro le donne. (confidenzialmente) Anzi… proprio per questo mi trovo qui. (Si chiude con violenza la porta. Entra una donnina molto imbellettata)
LA DONNINA - (porgendo un foglietto al farmacista) Vuole prepararmi subito questa ricetta? Devo partire all'alba: ho una scrittura per l'"Eldorado". Faccio le parti d'ingenua.
IL FARMACISTA - (leggendo) Acqua di Colonia? Ma noi possiamo offrirgliene una già pronta e molto più…
LA DONNINA - No, voglio proprio questa. Un'altra può rovinarmi la pelle.
IL FARMACISTA - Me ne devo intendere, signorina. Per la sua carnagione così bionda e delicata…
LA DONNINA - Come conosce le donne lei! Me la dia.
IL FARMACISTA - Vado subito a prendergliela. (e scompare nel retrobottega)
LA GUARDIA - Non ci siamo già incontrati, ragazza.
LA DONNINA - Mai visto.
LA GUARDIA - Il mercoledì delle ceneri. Vi ho acciuffata all'angolo di Via della Lupa, mentre infastidivate un passante.
LA DONNINA - Non vi conosco. E poi io abito nei quartieri alti.
LA GUARDIA - Avrete cambiato domicilio. Io non posso sbagliare.
LA DONNINA - Se non la smettete, chiamerò il mio amico, che è rimasto fuori, ed è un conte.
LA GUARDIA - Mi farà piacere di salutare un'altra vecchia conoscenza.
LA DONNINA - (un poco intimorita) Probabilmente mi scambiate con mia sorella, che mi rassomiglia moltissimo.
LA GUARDIA - Ah! Siete due.
LA DONNINA - Siamo tre; ma una è ancora all'asilo.
LA GUARDIA - Però le unghie erano le vostre: vedo che le avete lunghe. E mi hanno lasciato il segno sul naso, per una settimana. Avrei dovuto mettervi le manette.
LA DONNINA - Mia sorella, vi dico. Riconosco le sue maniere.
IL FARMACISTA - (ricomparendo con una boccetta) L'acqua che volevo darle era esaurita; ma questa è ancora migliore. Tenga, bella signorina. E non mi faccia torto, un'altra volta. Possiamo fornirle anche uno smalto prodigioso, che rinforza le unghie.
LA GUARDIA - Non ne ha bisogno.
LA DONNINA - (prendendo la boccetta) Quanto?
IL FARMACISTA - Cinquecento lire. Un prezzo di favore, per le graziose clienti.
LA DONNINA - Non è caro. (dando alcuni biglietti di banca) Ecco.
IL FARMACISTA - (trattenendo la mano di lei tra le sue) Che polso delicato! Ma ci vorrebbe un bel braccialetto.
LA GUARDIA - (con tono burbero) Un buon braccialetto.
LA DONNINA - Siete due amori. (dalla strada, si sente un fischio prolungato)
LA GUARDIA - Il conte.
LA DONNINA - Sì… Il mio amico ha fretta. (al farmacista) Grazie. (fa per avviarsi)
IL FARMACISTA - Ritornerà?
LA DONNINA - Certo… Quando lei sarà solo. (esce)
LA GUARDIA - Sono queste, le vostre donne?
IL FARMACISTA - Queste… e le altre.
LA GUARDIA - Naturalmente, non vi siete sposato.
IL FARMACISTA - Io ho moglie, cara signora guardia: una moglie perfetta. Sta in casa, mentre io sono qui. La mia cara Clementina.
LA GUARDIA - Lei dorme, e voi lavorate.
IL FARMACISTA - Non è esatto. Lei non dorme: è in faccende anche la notte. Si cuce da sé i suoi abiti, e non mi fa spendere niente. In questo momento poi, mi sta preparando una sorpresa per l'onomastico. Un paio di pantofole ricamate in oro, col sole da una parte e la luna dall'altra. Davvero non me la meritavo una donna così. (riflettendo) No, dico male: è proprio la moglie che mi meritavo. (fissa la guardia, ridendo discretamente)
LA GUARDIA - Non capisco.
IL FARMACISTA - Lo so: ma parlavo per me.
LA GUARDIA - Scusate.
IL FARMACISTA - Voi non volete discorrere degli affari vostri; io invece non ho segreti. Mia moglie mi adora, ma è troppo ingenua.
LA GUARDIA - Meglio.
IL FARMACISTA - Sì, meglio per me.
LA GUARDIA - Io godo sempre della felicità degli altri.
IL FARMACISTA - (ridendo) Infatti… sono felice.
LA GUARDIA - Voi sapete che lei è in casa; lei sa che voi siete qui.
IL FARMACISTA - Qui! Non sempre.
LA GUARDIA - Non sostituite di notte il vostro padrone?
IL FARMACISTA - (con aria di mistero) C'è un giovanotto laureato di fresco che ha bisogno di impratichirsi nella professione; e qualche volta… spesso anzi… viene qui al mio posto. Ma il padrone non lo sa, e mia moglie nemmeno.
LA GUARDIA - Voi non lo pagate, e lui deve esservi anche riconoscente.
IL FARMACISTA - Non lo pago, ma gli sono riconoscente io.
LA GUARDIA - Voi?
IL FARMACISTA - Mia moglie è ingenua, vi ripeto.
LA GUARDIA - Ma che relazione c'è tra vostra moglie e il sostituto?
IL FARMACISTA - Nessuna. La relazione… è tra me e un'adorabile signora, Zenaide si chiama; il cognome non ve lo posso dire, però è quello di suo marito. Ho scelto appunto il servizio notturno, affinché mia moglie creda che sono qui, anche quando non ci sono.
LA GUARDIA - Voi non dovete amare la vostra famiglia.
IL FARMACISTA - Vi faccio riflettere che la mia famiglia è composta da me e da mia moglie. E mia moglie… l'amo, a modo mio.
LA GUARDIA - E quell'altra?
IL FARMACISTA - Quell'altra è il capriccio. Non avete capricci, voi?
LA GUARDIA - Nessuno: io ho avuto una vita triste. Ora faccio la guardia di notte, bado che i portoni siano chiusi e redigo il mio rapporto.
IL FARMACISTA - Già, voi avete studiato filosofia. (Il rumore di una vettura, che si ferma alla porta. Entra un giovane elegante, sorretto da una guardia)
IL GIOVANE - Ora non ho più bisogno della vostra protezione. Potreste anche andarvene.
LA SECONDA GUARDIA - (senza dargli retta) Qui c'è un ferito da medicare.
IL FARMACISTA - All'ospedale.
LA SECONDA GUARDIA - Troppo lontano.
IL GIOVANE - Ma che ospedale! Una sciocchezza… Sarà una piccola distorsione al malleolo.
IL FARMACISTA - Basta: vediamo. (alla seconda guardia) Adagiatelo su questa poltrona… Così. Ora, levate la scarpa e tirate giù la calza… Così. (al giovane, mentre comincia a fare il massaggio) Duole molto?
IL GIOVANE - No. Ma io sono seccatissimo.
LA SECONDA GUARDIA - Ci dovevate pensare prima.
IL FARMACISTA - (osservando) Non c'è gonfiore. Fasceremo strettamente con una benda di garza… due giorni di riposo… e finirà tutto. (va a prendere l'occorrente in un armadio)
LA SECONDA GUARDIA - Tutto, no. Io devo stendere il mio rapporto.
IL GIOVANE - Non mi vorrete scambiare per un ladro…
LA SECONDA GUARDIA - E chi lo sa? A me risulta solo che vi siete gettato dalla finestra di un mezzanino, col pericolo di schiacciarmi.
IL GIOVANE - Ma se vi ho già spiegato…
LA SECONDA GUARDIA - Era la vostra casa? No. Dunque rapporto.
IL GIOVANE - Avete visto tutti i miei documenti.
LA SECONDA GUARDIA - Sono in regola, e perciò non vi arresto. Ma voglio tenervi d'occhio. Se tutti si permettessero di caderci su la testa…
IL FARMACISTA - (che ha intanto finito di fasciare) Che cosa è questa storia, signorino?
IL GIOVANE - (rimettendosi la scarpa) Devo raccontarlo anche a lei? Appartiene alla polizia?
IL FARMACISTA - La prego di non offendermi.
LA PRIMA GUARDIA - Appartenere alla polizia è un onore.
LA SECONDA GUARDIA - Il signorino qui presente vuol sostenere che usciva dalla casa d'una sua innamorata. In ogni modo, poteva andarsene dalla porta.
IL GIOVANE - Ma non vi ho detto e ridetto che avevamo sentito picchiare all'uscio, e la mia amica credeva di riconoscere il passo di suo marito? Dovevo incontrarmi con lui? Ve la sentireste di assumere la responsabilità di ciò che poteva accadere?
LA PRIMA GUARDIA - Egli deve occuparsi di quello che accade, non di quello che può accadere.
IL FARMACISTA - Insomma, una cosa da nulla.
LA SECONDA GUARDIA - Una cosa da nulla, farmacista?
LA PRIMA GUARDIA - Voi non avete l'autorità per entrare in questione.
IL FARMACISTA - (animandosi) Ma c'entro benissimo, invece! Come pubblico! Che cosa c'è stato? Niente che possa interessare la polizia. Si tratta di un affare privato, tra questo signore… e quella signora…
LA PRIMA GUARDIA - Dimenticate il marito.
IL FARMACISTA - Il marito non sa nulla: non turbiamo la sua tranquillità. (alla seconda guardia, con fare bonario) Ma via, signor agente… una mano sulla coscienza! Non avete proprio da rimproverarvi nessun peccatuccio di gioventù?
LA SECONDA GUARDIA - Come guardia, no.
LA PRIMA GUARDIA - Ben detto.
IL FARMACISTA - Ma il signore non è una guardia!
IL GIOVANE - Ben detto.
LA SECONDA GUARDIA - Ma io sì, e so bene quello che faccio!
LA PRIMA GUARDIA - (al farmacista, scattando) La guardia è l'assoluto, capite? Ecco perché ho indossato la divisa, se volete saperlo.
IL FARMACISTA - (al giovane, aiutandolo ad alzarsi) Lei ha tutta la mia simpatia. Mi permette di stringerle la mano?
IL GIOVANE - (modestamente) Grazie. E… per il suo incomodo, quanto devo?
IL FARMACISTA - (con un gesto di rifiuto) Le pare? Sono piccoli servizi che ci si rende volentieri, tra uomini. Piuttosto… (sorridendo) Scusi… Io sono un poco curioso… Il nome?
IL GIOVANE - Gino Rovi.
IL FARMACISTA - Piacere. No… dicevo… il nome di lei.
IL GIOVANE - (dopo una lieve esitazione) Edvige.
IL FARMACISTA - Bellissimo. E il marito… all'oscuro di tutto… Che tipo.
IL GIOVANE - Un mercante di campagna, credo. La trascura…
IL FARMACISTA - Una vera canaglia.
LA SECONDA GUARDIA - Vogliamo andare, signorino? Non abbiamo preso la vettura per tutta la notte.
IL GIOVANE - (ribellandosi) Ma la vostra è una persecuzione! La via di casa so ritrovarla da me.
LA SECONDA GUARDIA - Io devo accompagnarvi.
IL FARMACISTA - (al giovane) Dopo il dolce, l'amaro.
IL GIOVANE - E andiamo! Buona notte, signori.
(la seconda guardia sorreggendo il giovane s'avvia verso l'uscita)
LA PRIMA GUARDIA - (fermando il compagno) Un momento. Le sue generalità, collega?
LA SECONDA GUARDIA - È giusto: dovete averle anche voi. Prendetevi questo foglio; me le farò ridire in vettura. (esce col giovane)
LA VOCE DELL'UBRIACO - Se ti pesco, se ti pesco, bella mia…
IL FARMACISTA - Simpaticissimo. E ditemi: non avrà qualche noia?
LA GUARDIA - Se il marito non sporge querela…
IL FARMACISTA - Il marito non lo saprà mai.
LA GUARDIA - Allora… per quanto, anche come disturbatore della quiete notturna…
IL FARMACISTA - Ma che idea della vita vi fate, voi! Se non ci fossero questi piacevoli incidenti… sono il pepe dell'esistenza, credetemi.
LA GUARDIA - Ora mi fate riflettere che, se tutto fosse normale, noi non dovremmo esistere.
IL FARMACISTA - Noi uomini?
LA GUARDIA - Noi guardie.
IL FARMACISTA - Vedete dunque? E ora fatemi leggere quella carta: io sono curiosissimo.
LA GUARDIA - Che credete che ci sia? Il nome di lui.
IL FARMACISTA - Questo lo sappiamo.
LA GUARDIA - L'indirizzo della casa: Via Portici.
IL FARMACISTA - Oh! Numero?
LA GUARDIA - Quindici. Il nome del padrone dell'appartamento da dove usciva quel signore: Adriano Baldi.
IL FARMACISTA - (con un grido) Ma sono io, Adriano Baldi! Guardia, sono io!
LA GUARDIA - Ah, siete voi? Strano, che non abbiate mai visto quel signore…
IL FARMACISTA - Ma allora… lui deve avermi dato un nome falso! Si tratta di mia moglie, di mia moglie!
LA GUARDIA - Quella che vi ricama le pantofole col sole e la luna…
IL FARMACISTA - (eccitatissimo) Tu! Tu… Clementina!
LA GUARDIA - Meno male che non vi siete fatto pagare.
IL FARMACISTA - Io la ucciderò.
LA GUARDIA - E finirete in carcere.
IL FARMACISTA - Andrò da quel miserabile!
LA GUARDIA - Andate piuttosto dal marito della vostra signora Zenaide.
IL FARMACISTA - Ma che cosa dite? Quello non c'entra.
LA GUARDIA - Ora, c'entra benissimo.
IL FARMACISTA - Parlate così, perché non è accaduto a voi!
LA GUARDIA - (malinconicamente) Oh! È accaduto anche a me. Una disgrazia di famiglia.

pagina a cura di    Gigante Lorenzo Maurizio    per Salvatore Mugno

E-mail e-mail - redazione@trapaninostra.it