Tito Marrone (Trapani 9 Marzo 1882 - Roma 24 Giugno 1967) Sebastiano Amedeo Marrone nacque da Francesco e Filippa Burgarella. Fino al 1892 studiò sotto la guida di due precettori, poi entrò nel Regio Ginnasio e dopo nel Regio Liceo "Ximenes" di Trapani, dove conseguì la licenza liceale nel 1900.
Il padre era insegnante e traduttore di Francese. Dal 1902 la famiglia si trasferì in Roma a causa di vicissitudini insorte da una controversa eredità.
Nel 1904, con Pirandello e Civinini, fu uno dei firmatari del manifesto per la fondazione della "Società dei Poeti", che si radunava nel romano Caffè Marini.
In quegli anni - vicino a Corazzini, Govoni, Martini, Folgore ed altri giovani scrittori - fu tra gli anticipatori del crepuscolarismo.
Nel 1906 gli morì la madre.
Nel 1907, nel corso di un'epidemia di tifo, perdette la vita Maria Valle, "l'unica donna a cui sia stato legato da profondi rapporti sentimentali".
Nel 1908 un decreto ministeriale lo autorizza a premettere il nome Tito ai suoi due precedenti.
Si era iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Palermo, continuando gli studi in quella di Roma. Ma successivamente passò alla Facoltà di Lettere, dove si laureò.
Il 14 Agosto del 1916 fu chiamato alle armi e nello stesso anno si preparò per l'insegnamento del Francese, prendendo il diploma di abilitazione di primo grado.
Dal 6 Dicembre del 1916 al 19 Marzo del 1918 fu censore presso il reparto Censura Militare in Roma. Finì il servizio militare il 17 Maggio 1919 come allievo ufficiale.
Dal 1919 al 1921 insegnò da supplente presso la scuola "Pietro della Valle" in Roma; dal 1921 al 1935 fu al Regio Ginnasio "Franchi" di Veroli. Dopo fu assegnato al Ginnasio "Amedeo d'Aosta" di Tivoli, dove rimase fino al 1944. In quell'anno ottenne il trasferimento in Roma, nella Scuola Media, dove esercitò fino alla conclusione della sua carriera, nel 1952.
Nel 1939 gli era morto il padre, al quale era stato profondamente legato.
Circa i suoi esordi poetici, nel 1898 Marrone invia i primi versi alla "Gazzetta Letteraria" di Torino. Nel 1900 collabora alla rivista "Aspasia" di Bari e, nel 1902, a "La settimana", diretta da Matilde Serao. Il nome del poeta compare anche in alcune riviste siciliane: "Le Parvenze" (Messina, 1900, dove si pubblica una sua lirica: Le chiome), "Don Giovanni" (Messina, 1901-1902, dove appare Ballata sul tramonto, datata: Torre di Ligny, 6 Agosto 1900), "Quo Vadis?" (Trapani, 1901-1902), "Ars Nova" (Messina, 1903-1905).
Negli anni trapanesi fu affiancato dagli amici e poeti, anche loro simbolisti, Umberto Saffiotti e Giuseppe Piazza.
Nel 1905 è redattore capo della "Rivista di Roma", allora diretta da Antonio Cippico, che fu suo collaboratore nella traduzione dell'Orestiade, rappresentata al Teatro Argentina di Roma nel 1906.
Suoi scritti appaiono, nei primi anni del secolo, in molte riviste e giornali italiani, tra cui: "Rassegna contemporanea", "Nuova rivista", "L'Italia moderna", "La grande illustrazione abruzzese", "Varietas", "Noi e il mondo", "Riviera Ligure", "Cronache della civiltà elleno-latina", "Il travaso quotidiano", "Il tirso", "Il Giornale d'Italia", "Il Messaggero", "Poesia", "Pagine Nuove", "Le scimmie e lo specchio", "La vita", "Il cannocchiale", "Matelda", "La fronda", "Rolando".
Nel 1907, con Giuseppe Piazza e Federico De Maria, diventa condirettore de "La vita letteraria".
|
|