Giuseppe Marco Calvino
opere teatrali
novelle in versi
testi inediti
la copertina
Salvatore Mugno scrittore
Ringraziamenti:
Renato Alongi
Renato Lo Schiavo
Renzo Porcelli
Sergio Marchingiglio
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Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
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Giuseppe Marco Calvino - Il secolo illuminatissimo a cura di Salvatore Mugno
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Busto di Giuseppe Marco Calvino presso la Cattedrale di Trapani
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III. CALVINO INEDITO
1. TESTI TEATRALI IN PROSA Il ritorno inaspettato
È una commedia di intrighi famigliari e finanziari: Clitandro, figlio dissipatore che, in assenza del padre, prende in sposa una giovane di scarse sostanze; mesdames e servette che brigano in cerca di sistemazione; uomini d’affari dediti all’usura; inganni domestici; fattucchiere e mahare; intrallazzi spacciati per opera del demonio e indorati con la patina della superstizione...
Il Calvino, però, dirotta la scena a Parigi, portando alla ribalta personaggi dai nomi esotici (Madame Bertrand, Lisetta, Lucilla, Clitandro, Lidalisa, Geronte...), ricreando atmosfere aristocratiche e dissolute che sembrano rifarsi a Crébillon fils.1
In realtà, sotto la sottile vernice francese - frutto di infatuazione e contaminazione letteraria - sembra di poter facilmente riconoscere scenari tipicamente indigeni...
Di “indovinatrici” e traffichini certamente non difettava la società siciliana del tempo, né di signorine scalpitanti in cerca di marito facoltoso...
Il figlio scapestrato raggira e placa il padre lestofante fingendo di essersi indebitato per acquistare una casa, mito (e investimento) nostrano per antonomasia...
Pregevoli risultano taluni motteggi sull’amore e sul matrimonio («Clitandro fa delle spese perch’è amante. L’amor ci fa rendere liberali, il matrimonio corregge l’amore»; mentre Lidalisa, cugina della giovane sposa, manifesta la sua refrattarietà ai legami coniugali); fitti e taglienti il fraseggio, l’eloquio dei personaggi; efficace il ritmo narrativo.
Calvino dimostra di saper abilmente districarsi tanto nei tuguri dei popolani quanto nei saloni dei nobili.
Di tale dote, altro cospicuo esempio è la “favola” incompiuta Il Pedante (MS. 417), lasciata fuori dalla nostra silloge, ma nondimeno meritevole di qualche cenno.
Si tratta di un atto unico ruotante sulla figura di Quamaribus (dall’onomastica quanto mai acre!), un istruttore, «pedante e affamato», chiamato ad educare i figli di un marchese.
Il nobile, invero, nella scelta del pedagogo «bada solo al risparmio della spesa» e il povero educatore «soffre tutto purché abbia da vivere».
La marchesa, donna fatua e sciocca, «bada solo a far divertire i figli, nulla cavando alla educazione, e più tosto paga il maestro purché faccia da buffone di corte».
La Madama ha precise cognizioni sul mondo, sulla vita e sull’arte: «(...) che sorta di pazzia/ quell’insegnare a’ figli musica, poesia./ E fin vi son di nobili, vedete disonore,/ che la schifosa imparano vil arte del pittore!/ Scherma, balli, cavalli sono i nostri mestieri».
Ritornano, dunque, i temi dell’istruzione della gioventù e del disprezzo per gli “intellettuali”: il precettore “letterato” è tenuto in minor conto del cuoco e del cocchiere.
Il marchese lo definisce uomo da «quattro chiacchere (...)./ E poi ai miei figli basta la sola nobiltà/ per vivere onorati in questa società».
Interessante anche l’affondo contro la scherma («tutt’arte che l’insegna a farsi sbudellare»), a cui proficuamente si applica il marchesino, avvezzo a girare armato e ad esercitare la caccia su gatti e cani randagi.
In divertenti doppi settenari martelliani e con inserzioni di dialetto napoletano, il Calvino abbozza dei personaggi che avrebbero meritato un destino letterario.
NOTE
1 Si cfr., ad esempio, Crébillon fils, La notte e il momento, traduzione e nota di E. Siciliano, Palermo, Sellerio, 1982, in cui i personaggi principali hanno nome Cidalise e Clitandre.
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