PREFAZIONE
NUN CHIAMATIMI "PUETA"
L'Antologia che viene proposta, è il secondo lavoro del nostro autore, dopo "Scrivi. .. lu cori" alla cui uscita Vultaggio si guadagnò a fior di pelle l'aggettivo di poeta "antico", di cui però lo stesso è tanto orgoglioso, grazie all'infinito bagaglio di valori che vi si racchiude.
E' strutturata in sei 'parti' (tipicizzate da componimenti che vanno in rigoroso ordine temporale dal 2002 al 2005) tra le cui pieghe i lettori potranno apprezzare alcune liriche in particolare, non fosse altro perchè premiate dalle Giurie di varie Concorsi nella nostra Regione e con riconoscimenti vari che avvalorano la valente potenzialità di questo "artista poliedrico".
Condivisibile la traduzione letterale che accompagna i testi in dialetto siciliano (senza metafore e fedelmente, parola per parola, quasi a voler condurre per mano ed affabilmente anche il lettore meno disponibile), di modo che tutti gli osservatori, anche i più sprovveduti, possano valutare e recepire con immediatezza, i messaggi che il nostro instancabile autore vuol trasmettere.
Ma per parlare della sua poesia, con cognizione di causa come suol dirsi, mi sembra opportuno tratteggiare a grandi linee un autore che ha bruciato in breve tempo tutte le tappe, pervenendo ad una già buona notorietà.
Questo eclettico quanto vulcanico verseggiatore (le cui abilità tecniche nel costruire versi, si sono già tradotte in buone forme di poesia vera), dai riflessi condizionati e variegati (un verseggiatore nel cui Dna sicuramente ci sarà gradito scoprire in futuro il poeta di assoluto rispetto), vien già fuori con impeto da un curriculum-vitae che è un'autentica ricetta di vita proponibile per tutte le età.
Vultaggio ha fatto per anni radio da speaker, conduttore, regista di trasmissioni musicali e sportive; presenta spettacoli e serate musicali e di moda, manifestazioni locali, regionali e nazionali, in locali rinomati.
Cura lo spirito ma anche il corpo, praticando lo Sport nelle discipline del Calcio e del Nuoto.
Ama destreggiarsi abilmente e con grande passione, 'nel cogliere l'attimo' con foto spesso d'autore e riprese video, nelle quali si cimenta da operatore legittimamente compiaciuto, senza narcisismi di sorta.
E' attivo e fattivo componente di Gruppi Poetici, dell'Associazione Musicale "S.Cecilia" di Buseto Palizzolo e del Gruppo Folkloristico Busith.
Com'egli stesso dice di sé "scrive poesia fin dai tempi della scuola, come trascrizione personale di momenti, sensazioni, pensieri... frammenti di vita!"
Un uomo "ricco dentro" che adora tanto la sua terra che lo ha spronato a studiare e scrivere versi in lingua siciliana, come atto d'amore da parte di un umile figlio, profondamente religioso e credente nei valori della famiglia e della libertà.
Fa musica, ama la musica e suona il Sax.
Musica e Poesia sono in pratica il suo pane quotidiano. Vultaggio inevitabilmente, pur non essendo cantante da palcoscenico sanremese e volendoci concedere una "licenza poetica", è il nostro... Mango, magico e sensibilissimo cantautore di quella gemma di 'Mediterraneo', apprezzatissima dalle nuove generazioni e spesso eseguita nelle Scuole.
Non a caso (azzardando un parallelismo) dopo 30 anni di attività musicale, Pino Mango si è scoperto poeta (con una prima pubblicazione alla quale presto ne seguiranno altre); un poeta che come il nostro Vultaggio "bisogna che sappia vedere la poesia dentro ogni cosa", anzi ancora di più nelle piccole cose, negli affetti familiari, nel rapportarsi con gli altri, nell'interagire positivamente con il prossimo, quotidianamente, senza limiti temporali né territoriali.
E Giuseppe Vultaggio è indubbiamente (sull'onda caratterizzante della sua 'rima-manìa' che gioco forza, ne siamo certi, avrà una sua brava evoluzione da uomo libero e maggiormente da poeta-libero) il nostro poeta-musico.
Cultore di musica, suonatore e cantore, quasi il
"musico angel che tra chiomato bosco
Or vieni il rinascente anno cantando",
che ci riporta all'usignolo di Giacomo Leopardi.
Mi piace parlare di Vultaggio poeta in evoluzione, la cui valenza stilistica è destinata a crescere ed a subire metamorfosi magari sostanziali, per giungere infine a restituircelo completo e con una identità ben definita.
Guai se non auspicassi quanto appena affermato.
Perché sono decisamente convinto di potere affermare che per Vultaggio (grazie alla sua fantasia ed il sapere cogliere i più sani valori ed i più intimi sentimenti delle cose e dei suoi simili, oltre che negli avvenimenti) si può presagire un futuro artistico in cui potranno andare a braccetto poesia lirica e poesia narrativa.
E' del resto condivisibile il concetto che la poesia contemporanea urge che ridiventi "la casa del pensiero... da casa del desiderio che era. Il desiderio c'entra come propulsore."
A sottolinearlo è Luigi Ballerini (docente di Letteratura Italiana presso l'Università' di Los Angeles), recente vincitore del Premio Brancati, per la sezione poesia, con il poemetto dialogato "Cefalonia 1943-2001". "Credo che sia giunto il momento -sostiene Ballerini- di spazzare via, senza riserve e reticenze, ogni residuo di crepuscolarismo che ha ossessionato buona parte del Novecento... la vergogna del fare poesia.
La poesia non deve porsi come fuga dalla realtà, ma come sua presa di coscienza!" Ma veniamo a tratteggiare alcuni passi delle 'parti' dell'Antologia, che meglio sintetizzano la perfezione raggiunta da VUltaggio, nel far poesia volutamente rimata -per scelta come già citato- ora con versi a rime baciate, altre con versi a rime alternate; come parimenti gli stessi versi sono strutturati in endecasillabi o settenari, sempre e comunque di una spontaneità a volte sconcertante per uno che decide di scrivere in dialetto, senza prima avere avuto un lungo e meticoloso nutrimento di metrica, dando magari l'impressione -agli albori certamente- di potersi configurare tra i poeti popolari: ma Vultaggio, poeta di piazza, assolutamente non è.
Suggestiva e accattivante la grande musicalità nel ritmo intenso delle sue liriche, i cui suoni non scadono mai in litanie e cantilene snervanti che portano soltanto negatività alla poesia in qualsiasi forma essa reciti.
Nella I Parte "A la me Musa", Vultaggio apre con un doveroso ringraziamento alla Musa ispiratrice (per avere indicato e illuminato eliminando veli ed ombre, la giusta via che deve seguire per arrivare al cuore della gente e dei suoi cari), alla Musica (che dà forza ed innamoramento, trasmettendo i più sani sentimenti); ricorda un drammatico 11 Settembre, in cui
"...lu munnu chianci senza sosta
Pi curpa d'un rignanti senza testa
...e comu sempri paga 'a genti onesta!"
e con note toccanti e di estrema sensibilità scandisce:
"vulissi riturnari nicareddu
lu vinticincu, notti di Natali,
quannu aspittava, misu ammucciareddu
'na 'slitta' chi purtava li regali."
Nella II Parte "Nun chianciri Signuri" (dell'intimo e della religiosità), il nostro Giuseppe rappresenta con grande amarezza e senso di vergogna per i suoi simili, la perdita di valori della umanità di oggi che non ha nessun senso di riconoscenza per il sacrificio di Gesu' sulla Croce:
"...ormai nuddu Ti senti
e Tu mortu 'nchiuvatu
nun cunchiuristi nenti!"
ma poi chiude con il cuore aperto alla speranza:
"jò chianciu pù duluri... ma aspettu chi Tu veni!"
In Fiureddi ("su iconi di cultura popolari, abbannunati ormai 'nmezzu li strati")
riscopriamo simboli e luoghi di meditazione religiosa (annotati, ricordo, anche ne 'Il Gattopardo') che suggeriscono come (nella frenetica corsa di tutti i giorni) sarebbe davvero stupendo se, nella ricorrenza del Santo Natale, riuscissimo a ricavarci un cantuccio qualsiasi di casa nostra, nel quale 'inventarci' un modestissimo quanto significativo Presepe!
E poi immancabile e devotamente "Lu Papa Magnu", in morte di Papa Karol Wojtyla:
"Un Papa ch'un ci à statu lu paraggiu,
chi siminau ntò munnu beni e paci."
"Un po' di satira..." è la III Parte in cui facciamo conoscenza con una Signora che ricorre troppo spesso all'antennista:
"C'è na Signura chi lu paga a uri:
ci abbrucia spissu... lu tilivisuri!"
Il Cellulare diventa protagonista assoluto:
"Nun manca a nuddu, puru lu lattanti
lu teni a ciancu, dintra 'u passegginu!"
E nel tormentato duetto tra la Nuora "Tu si cchiu vilinusa d'un serpenti, e jò cu tia tranquilla, 'un pozzu stari" e la Suocera "Lu fattu sai qual'è bidduzza mia? Chi 'u focu cu la pagghia 'un ci avi a stari.", alla fine vince la seconda perche':
"Nun sugnu sperta... usu la memoria:
è l'esperienza chi mi fa parlari !"
Tanta saggezza antica mista ad ilarità, vengono alla ribalta nei "Proverbi... rinnovati" della IV Parte.
E così, per citame alcuni raccolti e rimati da Vultaggio:
- sulu s'è virdi si raddrizza 'u lignu;
- di la pignata 'i vaj sapi 'a cucchiara;
- la lingua un tagghia ma ti rumpi l'ossa;
- la 'vita' di lu munnu è 'u megghiu donu;
- apprezza 'a vita sulu cu sà suda.
Nella V Parte "Canti Siciliani", il connubio poesia e musica, ovvero un esperimento perfettamente riuscito che ci dà l'idea (in tutta la sua interezza) di come versi e note, si fondono con naturalezza approdando a risultati che possiamo solo apprezzare.
Con 'Sicilia' Vultaggio canta "la terra dil'amuri."
In "Lu biccheri... giustu" si accompagna gioiosamente un brindisi che non può mai mancare a tavola.
Mentre con "Quannu veni Natali" vien fuori la magica atmosfera del Natale, sull'ondeggiare avvincente di un motivetto accattivante che può lasciare il segno tra i Canti Popolari folkloristici.
Infine con "Dedicatu", ossia la VI ed ultima parte, un momento particolare per l'autore che 'immortala' gli amici più cari, gli affetti familiari più intimi.
Un preludio morale ideale alla sua ultima composizione, "Lu Suli", con la quale probabilmente raggiunge la vetta più alta.
Suoni, sentimenti e immagini, qui, culminano in quadretti idilliaci che danno una visione panoramica gigante suggestiva, realistica quanto poetica, racchiusa in quattro ottave endecasillabe.
E sono versi che illuminano quanto basta per farci assistere (come in una magica diretta) al sorgere del mattino, del mondo e della vita, grazie ad una naturalissima scena in cui si sublima l'amore madre-figlio, il massimo immaginabile!
Per chiudere, aggiungerei che la pubblicazione dell'Antologia di Giuseppe Vultaggio è indubbiamente una felice intuizione della Casa Editrice APED, oltre ad essere una raccolta alla quale possono attingere proficuamente per una sana lettura, grandi e... piccini.
Un'ultima annotazione per il nostro 'nobile' amico (non parliamo di ceti, per carità, ma di nobiltà d'animo, naturalmente): ancora un'esortazione a svestirsi delle ormai infinite rime... rimate, per appropriarsi così come saprà fare benissimo, di una identità calata nella poesia moderna, al passo con i tempi.
Passando quindi gradualmente dalle rime perfette (baciate o comunque obbligate), a quelle libere o magari imperfette delle assonanze o delle consonanze.
Ritmo, tanto ritmo sicuramente sì, tanto ancora e sempre, ma un verso... non necessariamente prigioniero della rima!
Giuseppe Ingardia
(Giornalista Pubblicista)
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