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Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
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DATTULI Poesie in dialetto siciliano di Palma Mineo
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Nota critico letteraria di Giuseppe Ingardia
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La “Song Poetica Siciliana” di recente costituzione
in seno all’Associazione Alas Jò di Buseto Palizzolo, si arricchisce
di un’anima eletta e sensibile come quella della
poetessa trapanese Palma Mineo che - per la prima volta in
assoluto - ha dato alla stampa una raccolta di poesie, tutte
in dialetto.
Premetto che nelle liriche di ‘Palmina” - come ci
piace chiamarla affettuosamente - rifuggono le perfezioni
stilistiche o metriche che in tanti magari ricercano spasmodicamente.
Parallelamente però vengono fuori messaggi
e sentimenti che affondano le loro radici nei valori e nelle
antiche tradizioni, per approdare ovviamente alle problematiche
dei nostri giorni, alle quali la nostra amica cerca di
dare con grande modestia la sua “ricetta” che racchiude tanta
saggezza ed una incommensurabile dose di umanità e solidarietà
per Lei evidentemente capostipiti morali, per meglio
capire “il giusto senso della vita”.
Da quanto mi risulta deve il suo avvicinamento alla
poesia siciliana, anche all’amica poetessa Lina Clorofilla,
altra anima nobile e versatile della nostra terra che per anni
ha condiviso con la Mineo, buone proficue pause estive a
Salinagrande e dintorni.
Palmina può essere considerata a ragione il simbolo
di tutte quelle donne che - colpite duramente da una natura
matrigna - alla fine riescono a conquistarsi con grandi sofferenze
ed amare lacrime, spazi affettivi ed operativi nella
vita e nella società in cui il destino le ha collocate. Va sottolineato
quindi quanto importante sia stato per Lei essersi
avvicinata al mondo poetico trapanese.
Poesia innegabilmente per la Mineo equivalente di
riscatto e rivendicazioni (…cu carta e pinna fazzu lu me
disegnu: di chiddu chi viu o chi nta ‘u cori tegnu…), giusto
premio alla sua infinità umiltà che resta valore aggiunto ed
inscindibile per chi vuol meritare di “salire sempre più in
alto”. Davvero tanto di cappello al suo sviscerato amore per
il nostro dialetto (“dumannu scusa ad ogni prufissuri chi
giustamenti ‘nsigna l’italianu… però ‘u me cori parla ‘n sicilianu”;
ed ancora “…ma pi furtuna st’jornu comu aeri…
nàscinu figghi saggi e battagghieri, chi ancora difènninu stu
dialettu…) che consente di scoprirla femminista (‘n ogni
travagghiu veni ormai apprizzata; ‘n pulitica sai certu
cumannari; e tanti voti puru si’ scinziata). Di vederla smaterializzarsi
per divenire gabbiano leggiadro, custode in
emozionanti evoluzioni su di un mare che la carezza dolcemente;
o inneggiare a Trapani ‘terra di suli e sali’; di
sognare ad occhi aperti al chiaro della luna (mi sentu picciridda
comu tannu, mentri la luna mi canta l’alavò).
Cos’altro poteva partorire una… Palma che alla fine
seppe apprezzare il nome assegnatole dalla Madre (…biniricu
cu porta ‘u nomu miu, pi nun siccàri st’arvulu di paci
dopu chi sugnu morta puru ju..), un nome che ci richiama
alla Domenica delle Palme dei Cristiani?.
….Dattuli (traduzione di datteri di palma), ovvero frutti
maestosi e puri , spicchi di cuore che la nostra omonima
poetessa vuole offrire con grande generosità e fare assaggiare
ai lettori ed a chi è pronto a recepire il messaggio di
pace che viene circuitato dallo sventolio di un ramo di palma
magicamente unito al ramoscello d’ulivo.
Giuseppe Ingardia
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dedica:
A mia madre,
àncora, sostegno e guida
della mia vita
ringrazio l'amico Nino Barone per avermi dato la possibilità di pubblicare queste pagine
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