Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

Giuseppe Romano

da: Santa Caterina alla Colombaia

Breve storia delle carceri della provincia di Trapani


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LA STORIA DI "CAPORAL COSIMO" BRIGANTE
morto nel carcere di San Giacomo a Favignana



Cosimo Giordano nacque a Cerreto Sannita il 15 ottobre 1839. Di intelligenza perspicace pari alla instancabilità criminale, commise dal 1861 al 1863 molte rapine e delitti nei comuni di Guardia Sanframondi, Morcone e Solopaca insieme con il capobanda Luciano Martino.
Cosimo Giordano, come del resto i fanciulli del Cerretese, è incaricato di restare a guardia degli armenti dei facoltosi possidenti della zona.
All'improvviso, la pace del clan Giordano viene turbata dal brutto incontro che il capofamiglia Generoso fa con Giuseppe Baldini in prossimità del paese, il 28 giugno 1855.
Baldini ingiunge a Generoso la restituzione dei carlini datigli in prestito; alla risposta che ciò sarà fatto l'anno successivo in quanto la cattiva annata non gli ha dato modo di tener fede all'impegno, dà di piglio all'accetta e lo uccide. Cosimo che è presente al fatto, reagisce in modo immediato: cava di tasca il coltello ed uccide il Baldini.
In considerazione della sua giovane età, conta appena sedici anni, e del movente affettivo, la Gran Corte Criminale di Napoli, lo assolve. Il giovane ricomincia a credere nella bontà degli uomini, mantiene condotta irreprensibile, tanto che ventenne, quando gli dicono che per la sua taglia può aspirare ad arruolarsi come carabiniere a cavallo, non ha esitazioni, presenta domanda di ammissione al Corpo, da cui è accettato. Con il grado di sergente, partecipa alla battaglia del Volturno del 1° ottobre 1860, distinguendosi per atti di valore. Dopo la rotta dell'esercito di Francesco II° ritorna a Cerreto. Risponde regolarmente a due chiamate alle armi, portandosi al centro di raccolta in Caserta, ove suscita derisione per il suo passato borbonico. A Caserta non lo vogliono e lo rispediscono a Cerreto, qui esercita l'attività di bracciante agricolo non trascurando di sorvegliare e proteggere due sorelle e la cognata, fatte oggetto di pesanti attenzioni da parte di potenti signori. Sono questi che sollecitano contro di lui il mandato di cattura il 10 maggio 1861.
E' giocoforza darsi al brigantaggio; quella di Cosimo Giordano diventa la banda più forte operante tra Piedimonte e Isernia; con lui si associano ex soldati, giovani renitenti alla leva piemontese, contadini delusi dalle promesse di Garibaldi, sbandati alla ricerca di facile bottino.
Tra i favoreggiatori, non mancano coloro che lo strumentalizzano per vendette private, primi fra tutti, Pasquale Mendillo ed Anna Testa, la cui figlia Marianella è fidanzata con Cosimo.
Gli rinfacciano ad ogni momento l'aiuto prestato alla banda che ha fissato il suo quartiere generale nella loro masseria, la periodicità con cui vanno in galera come manutengoli, ottenendo che Cosimo si presti a far eliminare quanti per ragioni di interesse siano in lite con loro.
Pertanto l'uccisione del pastore Giuseppe Parente il 23 maggio 1861, di Giuseppe e Valentino Mazzarella padre e figlio catturati in un fondo di contrada Montalto a tre miglia dal paese il 18 aprile 1862 e dopo poche ore fucilati di Vincenzo D'Andrea aggredito nel gennaio 1863 nella sua masseria in tenimento di Cerreto ed ucciso a colpi di baionetta, il mancato omicidio nella persona del figlio Giuseppe, riuscito a fuggire nonostante i nove colpi di fucile sparatigli addosso. Il 22 gennaio 1963 la banda Giordano rapì Giuseppe Mastroianni e Giuseppe Franco e li condussero sulle montagne di Gioja.
Ottennero dalle famiglie dei due un riscatto di 1120 ducati. La sera del 22 luglio 1865 la banda di Giordano entrò nel paese di San Potito uccidendo il luogotenente della Guardia Nazionale, assaltarono il caffè cittadino ed uccisero il gestore, il possidente Enrico Sanillo per poi rapire il Sindaco Pietrosimone e trucidarlo a pugnalate. Il 3 ottobre 1865 tre briganti della banda Giordano uccisero a coltellate, dopo averlo rapito un ragazzino di 14 anni, Vincenzo Pastore, figlio di un sergente della guardia nazionale. Nel frattempo, Vedendosi braccato, il Giordano visse di sotterfugi, assumendo via via il ruolo di cantastorie, cretino, venditore ambulante, negoziante di porci e perfino di guardia nazionale. Dopo un viaggio a Londra e Marsiglia, rientrò nello Stato Pontificio nel 1868, facendo poi diverse scorribande nelle nostre zone per esigere denaro dai suoi ex dipendenti.
Nella sola Cerreto raccolse in pochi giorni settemila lire. Siccome la Gazzetta di Napoli, in un articolo del 28 giugno 1880 dette l'allarme, Caporal Cosimo, che si nascondeva sotto il nome di Giuseppe Pollice, pensò bene di svignarsela a Lione dove mise su un negozio di frutta e liquori.
Ma fu scoperto per aver iniziato pratiche onde sposare la sua concubina o perchè aveva svelato il suo vero nome alla donna amata, la quale novella Dalila, rivelò tutto alle autorità italiane in Francia e seppe ridestar vivo nell'animo dell'esule il desiderio di rivedere il cielo della sua terra natia, tanto che Cosimo, uomo sui quaranta, dallo sguardo penetrante e irrequieto, sbarcò a Genova il 26 agosto 1882, indotto da un Commissario di pubblica sicurezza che fingendosi commerciante lo aveva pregato di accompagnarlo e, prima ancora che si riavesse dalla sorpresa, poderose braccia lo qhermirono e qli avvinsero i polsi di catene. Esattamente due anni dopo dovè ascoltare la sentenza di condanna ai lavori forzati a vita. Durante il processo Cosimo chiese invano la convocazione anche di testimoni francesi e invano affermò di aver capitanato una banda armata per uno scopo politico, quella cioè di insorgere contro il Governo Nazionale, e restaurare il vecchio regime.
Morì il 14 novembre 1888 alle ore 9,55 nel Bagno Penale di S.Giacomo, di Favignana.





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