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ME FRATI ARVULU di Giuseppe Gerbino


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Prefazione di Nino Barone

Dal momento che ho conosciuto Giuseppe Gerbino mi ha colpito soprattutto la sua voglia di comunicare, il suo modo semplice di porsi, la sua umiltà nell’imparare. Il nostro è stato un confronto schietto, sincero, tra coetanei che si ritrovano per caso a condividere la stessa passione: “la poesia”. Infatti, in quell’incontro, ho letto per la prima volta i suoi versi raccolti in un volume, arrangiato da lui stesso, dal titolo: “A palori mei...”.
Ho capito immediatamente che avevo davanti a me una persona speciale, di una sensibilità spiccata, uno, che, in maniera totalmente spontanea riusciva a mettere per iscritto ogni emozione.
Da lì nasce, non solo una grande amicizia ma una sorta di collaborazione poetica che prolifera in un primo momento con una serie di “botta e risposta” in ottave siciliane a rima alternata. Eccone un esempio:
O caru Peppi, senti, ti lu giuru
chi si pi mia pueta chiù di tanti,
lu cuntinutu è forti e t'assicuru
chi li to' versi sunnu strabilianti.
Mi piaci " 'A vita”, " 'U riccu e 'u scarsu " puru
pirchì li trovu assai significanti;
su' luci di spiranza nta lu scuru,
li scritti to', Pippuzzu, sunnu canti.

La sua risposta:
Soccu è chi dici, li to’ cumplimenti
a mia mi fannu veru granni anuri;
lu ricanusciu, sugnu scumpitenti
e ti ringraziu pi lu to caluri.
Nun sacciu si su’ versi o sunnu nenti,
si fannu lustru oppuru sunnu scuri;
ma sacciu, criri e mi lu tegnu a menti,
chi sugnu allievu e tu lu prufissuri.

Grazie a questa originale corrispondenza in versi, tipica dei poeti dialettali, Gerbino ha acquisito non solo le semplici nozioni tecniche e mi riferisco alla metrica in tutte le sue sfumature, ma una padronanza del verso quasi assoluta che lo ha reso certamente ed in pochissimo tempo tra i più apprezzati poeti siciliani. Le sue opere, infatti, in pochissimo tempo hanno cambiato aspetto, una rapida metamorfosi che lo ha portato sempre più a risultati eccellenti.
Una crescita, la sua, non comune, constatata anche da personaggi di spicco del panorama letterario siciliano e da poeti affermati.
Il suo linguaggio è rimasto quello di sempre, semplice e spontaneo, schietto e robusto, un linguaggio che penetra prorompente stimolando le coscienze, interrogando gli animi; Gerbino non sperimenta, non costruisce ma si lascia totalmente trasportare dalle emozioni.
Il suo carattere è vulcanico e vulcanica è la sua produzione, infatti in un ristretto lasso di tempo, Gerbino ha composto le sue più belle poesie: “Me frati arvulu”, “La vucidda”, “Sicilia ribellati”, “Senza cunortu”, “Ricordu”, “Picchì Signuri”; nelle sue opere emerge l’Uomo/Poeta che apprezza e ama la natura, rifugio ideale e dalla quale trarre spunti, metafore per interrogarsi ed interrogare questa società che non gli da sicurezza:

Si lu Signuri mi vulìa chiù beni
m’avissi fattu mòriri di nicu,
sicuru ch’’un suffrìa tutti sti peni
di quannu m’attaccaru a lu viddicu.

Ma proprio nello sconforto Gerbino manifesta tutta la sua grinta, la sua rabbia, il suo “No! Non ci sto!” riuscendo con forza a farsi voce di un popolo, quello siciliano, che, tante volte, sembra subire indifferente prevaricazioni, assurde prepotenze che finiscono, poi, col scaraventarsi verso i più deboli:

Sicilia, terra mia, t’â ribillari!
Nun fari finta ch’’un succeri nenti;
eu ti dumannu comu si po fari
permèttiri la morti d’innoccenti?

Egli è uno del popolo, che vive nel popolo, educato ad apprezzare le piccole cose della vita e, in questa realtà, che sembra invece proiettata verso l’esteriorità delle cose, Gerbino conserva gelosamente quelle virtù come rispetto, amore per il prossimo, disponibilità che, certamente, lo contraddistinguono prima come uomo e poi come poeta.
Un autore genuino, dunque, che trova nella natura, a mio modesto parere, l’espressione più alta della sua poetica, l’apice, quel lirismo che lo rende popolareggiante dove tutto quello che ci racconta sembra, quasi per divino miracolo, prendere vita. Me frati arvulu risulta l’esempio lampante, l’opera, certamente, più rappresentativa che racchiude dentro di sé quel grande sentimento che solo un Poeta può esprimere:

Ma quannu chi aju la testa chi mi sbota
mi va’ riparu sutta li so’ frunni,
m’abbrazza, mi pruteggi ed ogni vota
mi staju ‘n silenziu e iddu mi rispunni.

Personalmente ritengo che Gerbino abbia conquistato a pieno titolo un posto rilevante nel panorama letterario siciliano, infatti, le sue opere sono state apprezzate e premiate in svariati concorsi e rassegne e sono certo che è rivolto a lasciare una traccia indelebile nel campo letterario. Mi auguro che, anche la sua Castellammare del Golfo dove vive con Giusy, sua moglie, ed il figlioletto Vincenzo, possa valorizzarlo come merita.
Non mi sono sbagliato sul suo conto ed oggi, sono felicissimo di essere suo amico e di averlo sempre come fedelissimo compagno nello studio, nella valorizzazione e nella diffusione della cultura siciliana.

Nino Barone (poeta)





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Ringrazio l'amico
Giuseppe Gerbino
per avermi dato
l'opportunità
di pubblicare
il suo libro


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