Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

L'odore della cera - di Giovanni Cammareri


pagina precedente

pagina successiva

LA LUCE DEL MONDO - Monitor n° 41 - 15 dicembre 2006


Termini Imerese: L'Immacolata con gli ori votivi tolti nel 1978

E' straordinario, le feste ritornano. Tornano sempre ogni anno. Dopo la breve parentesi autunnale si apprestano a riaffacciarsi in un iter temporale al quale mi piace porre come punto di partenza proprio questi primi giorni di dicembre. Lo ritengo normale.
Dicembre è soprattutto il mese del Natale e quindi dell'inizio, non c'è dubbio. E' una simbiosi inscindibile. Ed è così forte l'universalità del Natale da rendere imprescindibili da esso perfino le principali ricorrenze che lo precedono: san Nicola, Immacolata, santa Lucia.
Piuttosto che sancire una loro autonomia, le cerimonie relative ai giorni 6, 8 e 13 continuano a fondersi, con estrema naturalezza, alla ricorrenza della Natività in tutta la sua simbologia legata alla Luce. E perfino al fatto che Babbo Natale e san Nicola siano la stessa persona! Chiedetelo ai bambini di Amsterdam, Liegi, Copenhagen.
La mattinata del 6, giorno di san Nicola appunto è, per loro, mattina straordinaria. E' la giornata dei doni dispensati da un tale Santa Claus che altri non era che il giovane e ricco Nicola di Patara ancor prima di divenire arcivescovo di Mira e poi santo. Spogliatosi delle sue ricchezze egli preferì dunque elargire doni ai poveri, occultando però la propria identità; o meglio: durante i suoi gesti di generosità cercava di non farsi vedere. Da qui la singolare osmosi fra i due personaggi.
Una volta divenuto santo, fu il mondo contadino delle nostre parti ad appropriarsene, a volerne trarre auspici di prosperità e opulenza.
A Salemi, la sera della vigilia, fino a pochi anni fa era infatti in uso benedire l'olio, il frumento, il pane. Del resto, in una realtà economica un tempo prevalentemente legata all'agricoltura, la pratica doveva essere ritenuta normale e ben augurante.
Santu Nicola e Santa Niculicchia curremu e cacciamu n'autra anticchia. Echeggiavano così le voci dei contadini in mezzo alle campagne, sotto il cielo e dentro le valli salemi tane. Dicono giungessero fino in paese. Invocavano la buona cacciata - che poi sarebbe la trebbiatura - rivolgendosi con devozionale affetto al patrono del paese, qui rigorosamente festeggiato secondo calendario, a differenza di altri centri siciliani come Gualtieri Sicaminò, Isnello, San Marco D'Alunzio che preferiscono forse evitare i rischi dell'inverno trovando spunti per celebrarlo in estate.
Sebbene patronale, la ricorrenza salemi tana appare semplice, discreta, quasi silenziosa; pacata, ecco. Sembra quasi un preludio del momento più atteso che ha luogo due giorni dopo, quando la processione dell'Immacolata richiama molta più gente rispetto allo stesso santo patrono. Si pensi che per un certo periodo, esattamente dal 1944 fino al 1965, a Salemi preferirono realizzare un'unica processione nella quale venivano condotti i due simulacri. Oggi la cosa avviene soltanto se il giorno 6 piove.
La notte dell'8 è invece una notte magica, catartica e scacciamali, nella inconscia ovvietà dei pericoli che possono arrecare i transiti stagionali. Il fuoco allontana le eventuali presenze di entità malvagie simboleggiando la luce e onorando la Madonna che la Luce partorirà a Natale.
Quanti hanno avuto la voglia e la pazienza per una levataccia, nella notte fra il 7 e l'8, per una sortita a Calatafimi, possono testimoniare delle ataviche, mai recise radici della nostra terra.
E' l'immensa forza del fuoco e il grande amore per la Madre a farcelo pensare. E l'echeggiare delle cantilene nella solita notte dell'Immacolatella (viste le piccole dimensioni della statua) che dalle quattro e mezza fino alle sei del mattino ha attraversato le strade appartenute all'emiro Eufemio.
Come ogni anno. Come a Sciara e a Termini Imerese e a Ciminna ma fra il primo sabato e la domenica successivi all'8, nella notte, come laggiù la chiamano, d'u triunfu.
Termini Imerese rimane però il centro siciliano dove più solenni, complessi e lunghi risultano i festeggiamenti. Trattasi di vera festa; anzi, di Festa. Oltre alla menzionata processione notturna di una immagine detta della Neve, altri due simulacri vengono poi condotti per le vie della ridente cittadina.
Finita la messa delle 11, la splendida statua realizzata nel 1799 da Francesco Quattrocchi - fino al 1978 ricoperta da una gran quantità di ori votivi, così come appare nella foto esce dalla Maggior chiesa, e in un bagno di folla, fra musica, preghiere e frastuono di moschetterie, conclude il suo cammino al Carmine. Di fatto ciascuna processione è un trasporto da una chiesa un'altra, da una parte all'altra della città. I due simulacri di Termini alta finiscono in quella bassa, il terzo, della congrega della Neve, da cui trae la denominazione, fa al contrario. Sei chiese coinvolte e processioni di ritorno a partire da sabato 16 con la statua di Porta Palermo (il giorno 8 l'ultima a uscire) che ritornerà a S.Antonio.
Ancora nella notte tornerà la Neve e infine l'immagine diciamo più ufficiale, alla Maggior Chiesa, nel tardo pomeriggio di domenica 17. Per quanti volessero andare a vedere si è ancora in tempo; per la cronaca, i giochi pirotecnici concluderanno tutto.
Dalla Patrona della Sicilia alla patrona di Siracusa: santa Lucia. Con le sue astinenze dai cibi derivanti dalla farina e con la sua notte da non poche persone ritenuta ancora la più lunga dell'anno. In effetti lo fu davvero. Le cinque ore e quarantotto minuti da aggiungere ai trecentosessantacinque giorni del moto di rivoluzione della terra intorno al sole, spostarono davvero il solstizio d'inverno verso il 13 dicembre. Uno sbalzo di un giorno ogni centoventotto anni rese necessaria la ripetizione della prima quindicina di ottobre quando nel 1582 entrò in vigore il calendario Gregoriano. Giusto per riportare il solstizio al suo posto naturale.
Ma intanto, proprio a volere esorcizzare il buio, nella solita notte di vigilia, a Siracusa iniziano a festeggiare accendendo i fuochi, a fabbricare cioè, la luce. Proprio perché del ruolo di portatrice di luce venne investita la martire, divenendo perciò protettrice anche della vista. Forse come Lucina.
La divinità era ritenuta, nel mondo pagano, preservatrice delle malattie agli occhi. santa Lucia diviene perciò antitesi e metafora delle tenebre per chi della vista ne sia tristemente sprovvisto. Della vista o della fede.
La statua è un capolavoro dell'oreficeria siciliana del secolo XVI. Opera di Pietro Rizzo, è alta un metro e cinquantaquattro centimetri che, posta sopra una grossa vara anch'essa in argento, acquista l'altezza di tre metri e settanta centimetri e soprattutto un notevole peso.
I portatori, tutti rigorosamente con un copricapo verde, sono sessanta..
'U campaniddaru comanda (ovviamente agitando un campanello) le posate e il sollevamento del pesantissimo fercolo.
Dalla cattedrale conducono la santa in spalla fino alla cosiddetta basilica del sepolcro, un tempietto ottagono appositamente e illusoriamente costruito per potervi custodire il corpo della giovane martire. Dico illusoriamente ritenendo abbastanza improbabile la restituzione del corpo da parte dei venezlaru.
Il simulacro vi dimora invece per otto giorni. Il 20, ancora processionalmente, ritorna in cattedrale.
L'ultimo simbolismo è infine legato alla Luce più intensa di dicembre.
Non essendoci traccia nei Vangeli a riguardo di una data certa della nascita di Cristo, intorno al 326 d. C. venne fissata al 25 dicembre. Fu la data liturgica. Simbolica. Ma con un fondamento teologico ben preciso, risultato di una appropriazione pressoché generale delle feste pagane.
La festa del dies natalis solis invicti dei romani, la nascita cioè del dio sole, aveva inizio con il solstizio d'inverno, il 21 dicembre, momento in cui le giornate iniziano ad allungare.
Così si pensò di sostituire con altra fonte di luce la luce che veniva simboleggiata e celebrata dai romani attraverso giochi, soprattutto corse di carri. Erano queste ultime una sorta di inconscia emulazione al dio sole il quale proprio sopra un fulgido carro attraversava il cielo disseminando la luce nel mondo.


Siracusa: Uscita di santa Lucia (S. Brancati)




pagina precedente

pagina successiva









E-mail e-mail - redazione@trapaninostra.it