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Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
CORALLO - Storia e arte dal XV al XIX secolo
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I BANCHI DI SCIACCA
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Il rinvenimento del primo banco a sud di Sciacca nel 1875. La truvatura di San Marco e la storia di Alberto Ammareddu. Convergenza in Sicilia di tutte le coralline del Mediterraneo. Diecine di quintali di rami pescati in pochissimi mesi. Corsa all'accaparramento. Influssi della gran massa di corallo sull'andamento del commercio. Nuova ondata di ricusazione della borghesia per la popolarità del corallo. La scoperta del secondo banco nel 1878. Caduta di prezzo del grezzo del 50 per cento. Il terzo banco nel 18 80 porta ormai la crisi. Dalle 25 lire al chilogrammo del 1875 alle 3 lire e mezzo del 1881. Emigrazione da Sciacca verso l'America.
Leggenda e realtà
Quando nel 1875 una barca di pescatori trovò per caso un banco di corallo nei mari di Sciacca, piu di un Saccense si convinse che si trattasse della scoperta della truvatura di San Marco. Un'antica leggenda voleva che a Capo San Marco ci fosse una grotta sottomarina composta da tre antri ricolmi rispettivamente di monete d'oro, d'argento e di bronzo. Avrebbe spezzato l'incantesimo impadronendosi dell'immensa ricchezza colui il quale fosse riuscito, una volta scoperto il nascondiglio, ad uccidere un toro furioso che vi montava la guardia.
Il mistero, che da sempre accompagna il corallo, non poteva essere assente quando (dopo una crisi che durava ormai da decenni) veniva scoperto un nuovo, ricco banco.
La pedanteria degli ortodossi, i quali osservarono che la truvatura di San Marco era composta da monete sonanti, non bastò a fare cadere il mito.
La fantasia popolare, subito pronta, inventò un'altra leggenda.
Tina, la fidanzata di Alberto Ammareddu (che scopri il banco) aveva regalato al suo innamorato una medaglietta con la raffigurazione di un Santo perché la tenesse sempre al còllo e fosse cosi protetto dai pericoli del mare. Un giorno il giovane si sporse troppo dalla barca e la medaglietta gli cadde in acqua.272 Ammareddu si tuffò per recuperarla e tornò in superficie con un ramo di corallo:
vosi assummari pi pigghiari ciatu
cu du tisoru di fu nostru mari
e a bordu chi l'avianu p'annigatu
quann'è chi si lu vittiru affacciari
gridaru tutti: si misi a cavaddu!
Bertu Ammareddu truvau fu curaddu 273
La leggenda e il mistero accompagnano sempre il corallo e i corallini: dalla leggenda dei greci sulla Gorgone a quella di Sciacca sulla truvatura di San Marco e mille altre.
Anche ai nostri giorni del resto il soprannaturale (sacro o profano) ha, presso i pescatori siciliani, piu ascendente dell'apporto scientifico.
Il ritrovamento dei banchi di Sciaçca, paradossalmente, rappresenta la rinascita e l'epilogo dell'epopea del corallo in Sicilia.
Esasperati dalle vessazioni che avevano subito per buona parte del XIX secolo nei mari africani dove neppure assoggettandosi a mille insidie riuscirono a pescare come e quanto avrebbero voluto, i corallini avevano arato il Tirreno (lungo le coste della Calabria, nel Golfo di Napoli, in Sardegna e in Liguria) alla ricerca di banchi alternativi.
Genovesi, Livornesi, Trapanesi, Torresi avevano piu volte sollecitato la stesura di un'intesa con la Francia perché consentisse la pesca sulle coste tunisine e algerine e perché si avviasse parallelamente uno studio sulla consistenza dei banchi italiani esistenti, nonché la ricerca di nuovi.
Ma quando nel 1875 arrivò, il «miracolo» risultò eccessivo: i magazzini nel volgere di pochissimi anni si riempirono e il prezzo (assieme al prestigio del corallo) precipitò vertiginosamente. Il tipo pescato all'inizio era pregevole, l'ultimo scadente.
Ecco cosa scrisse un contemporaneo: «Una cosi enorme quantità di corallo pescato in questi ultimi anni nei mari di Sciacca e tutto in commercio (una persona pratica ebbe a dirmi) sia stata piu di danno che di vantaggio alla nostra industria corallina, perché l'eccedenza della produzione, che si manifestò improvvisamente, turbò l'economia dell'industria. La maggiore offerta produsse il deprezzamento del genere e inoltre il corallo, essendo oggetto non assolutamente utile, divenuto anche meno raro ... da prodotto voluttuoso divenne prodotto volgare e comune».274
Né si può dire che nel tempo questa valutazione sia mutata.
Settanta anni dopo la scoperta dei banchi di Sciacca, Ginevra Zanetti scrisse: «è noto che la scoperta di questi ricchissimi depositi (avvenuta tra il 1875 e il 1880) fu un episodio dei piu memorandi della storia della pesca del corallo, anche perché lo sfruttamento di essi fu tale da determinare una vera inflaZione del mercato ».275
Da qui a ritenere però che il capitolo della storia del corallo scritto dai pescatori di Sciacca sia stato tutto negativo ne corre molto.
È verosimile che già il mercato e l'uso stesso del corallo avessero stancato i popoli del Mediterraneo perché nel frattempo erano avvenuti fatti (economici e politico-militari) che avevano orientato i gusti e le credenze su altri versanti.
Anzi, se vuol darsi all'avvenimento una valutazione piu spiccatamente sociologica, si rileverà che anche il corallo, dopo Sciacca, è finalmente alla portata di tutti i ceti. Un pezzo di corallo a casa, da quel momento, se lo poterono consentire tutti: e questo, ovviamente, non fa piacere alle classi agiate di qualsiasi regime, in qualunque epoca.
Il ritrovamento dei banchi di Sciacca accese gli entusiasmi; la cittadina siciliana diventò punto di riferimento per tutte le coralline del Mediterraneo (è stata registrata anche la presenza di imbarcazioni straniere).
Così si presentava Sciacca agli inizi del XIX secolo in una litografia d'epoca. Da «Il famoso caso di Sciacca» di Francesco Savasta, Palermo 1843, pag. 134.
La rilevanza della scoperta fu arricchita dal fatto che alcuni mesi prima la Francia aveva deciso di sospendere i benefici a favore dei pescatori che si erano trasferiti in Algeria, anzi applicò per loro la leva obbligatoria. Contemporaneamente fu stabilito (e quindi si trattò di una scelta politica ben precisa) un criterio di rotazione della pesca su quei banchi. Per dieci anni non avrebbero potuto essere sfruttati con l'ordegno ritenuto «strumento distruttore».
Con la scoperta dei banchi di Sciacca, i pescatori confidavano di affrancarsi dall'indigenza che non li aveva mai abbandonati, i commercianti contavano di accumulare nuove ricchezze, gli artigiani di avere maggiori commesse. La marina locale conobbe un fervore inusitato; le banchine erano affollate come non mai di barche; buoni affari facevano i negozianti; si azzardarono prospettive a lungo termine che prevedevano ricchezza per tanti e la fine della miseria per i piu tribolati.
A Sciacca si verificò ciò che non si è piu ripetuto. Considerato il grande afflusso di imbarcazioni e la possibilità di pescare ininterrottamente, i corallini restarono volentieri sui banchi talvolta anche per un mese. I collegamenti con la terraferma venivano assicurati dalle marticane, barche locali da carico per i trasporti costieri, che rifornivano i pescatori di acqua, pasta, gallette e di attrezzature necessarie alla continuità della pesca del corallo che, mano a mano, veniva inoltrato a terra e immagazzinato in attesa di partire per i mercati dove si effettuava la lavorazione: Torre del Greco, Trapani, Livorno e Genova.
I commercianti se lo accaparrarono con avidità perché, secondo le esperienze passate, avrebbero fatto affari d'oro. La ditta Raffaele Costa di Genova, nel volgere di 19 giorni del mese di giugno 1880, acquistò 20 tonnellate di grezzo, distribuito in 324 casse.276
Tutti (pescatori, armatori, proprietari di barca, finanziatori, commercianti) si convinsero che era necessario spingere al massimo per produrre il piu possibile.
Ma questa eccessiva disponibilità provocò sul mercato lo stesso effetto di una abbondanza dopo una terribile carestia: c'è sempre qualcuno che muore di indigestione.
L'uso del corallo però passò di moda soltanto a causa della sua «popolarità»; la borghesia non potendolo ostentare come simbolo lo lasciò volentieri ai meno abbienti, ma non lo dimenticò. Aspettò che ridiventasse raro e quindi prezioso per contenderdeselo, per fame collezione in attesa che l'antichità gli conferisse piu tono e ne accrescesse il valore.
Gli artigiani che lavoravano il corallo non sono riusciti ad inventare qualcosa di nuovo che ne differenziasse l'uso per distinguere il pezzo prezioso dal monile o dalla comune bigiotteria. Proprio quest'ultima «volgarizzò» il corallo che, appunto per i prezzi relativi modesti che aveva, poteva essere indossato da qualsiasi massaia.
Le donne dell'alta borghesia regalarono le loro collane (o addirittura le intere parure) alle balie accelerando il processo di declassamento.
Ritrovamento dei banchi
Una sera del mese di marzo 1875 Alberto Maniscalco (detto Bertu Ammareddu) raccontò ai suoi compagni increduli che quella mattina aveva scoperto un banco di corallo. La notizia parve inverosimile, ma Ammareddu aveva due testimonianze: i rami di corallo che mostrava e la conferma di due compagni di pesca, Alberto Occhidilampa e Giuseppe Muschidda.
I tre, pescando a 16 miglia verso libeccio con un quarto a ponente da Capo San Marco (le coordinate sono: latitudine 37° 20' 3" Nord, longitudine 12° 48' 7" Est) avevano trovato dei rami impigliati nella rete; increduli avevano calato ancora nella stessa zona di mare portando alla luce altri rami di corallo.
La notizia si sparse e nel volgere di alcune settimane a Sciacca si riversarono quasi tutte le coralline di Trapani e Torre del Greco, piu altre venute per tentare la fortuna, come sistematicamente avviene (anche ai nostri giorni) quando frai pescatori si sparge la notizia del ritrovamento di un nuovo banco di corallo. Quello individuato nel 1875 si estendeva per 6000 metri quadrati ad una profondità variabile dai 70 ai 125 metri.
Fino alla primavera del 1878 questo banco fu arato da 1500 coralline che ne ricavarono proventi cospicui perché il mercato recepiva quasi con avidità tutto il materiale pescato. Per tanti anni era stato atteso il momento dell'abbondanza di prodotto che avrebbe rimesso, finalmente, in moto commerci e botteghe artigiane. Ma con il passare del tempo la situazione si incanalò verso direzioni differenti da quelle che speravano gli operatori del settore. Il corallo abbondò sul mercato e il prezzo scese.
Il 2 agosto 1878 in una località distante 7 miglia dalla zona passata alla storia come quella della truvatura di S. Marco venne scoperto un secondo banco. Dal porto di Sciacca è distante circa 14- miglia (latitudine 37? 14' 7" Nord, longitudine 12° 43' 3" Est) e si estende su un'area di 9 ettari ad una profondità fra 70 e i 120 metri.
Considerato che questo banco fu scoperto ad estate inoltrata, nel 1878 si poterono fare solo due campagne che comunque si potrassero fino a novembre inoltrato.
Quando i corallini si presentarono sulle banchine per vendere il pescato trovarono una sgradevole sorpresa: il prezzo era sceso del 50 per cento, rispetto alle quotazioni medie del 1875.
Ma questa circostanza non scoraggiò nessuno: il corallo è ricchezza, anzi è mito di ricchezza, rinunciarvi per tonificare il mercato sembrava utopia e a Sciacca le barche si moltiplicarono.
Ancora una volta il caso si incarica di travolgere le previsioni.
La scoperta del terzo banco di corallo è datata 3 gennaio 1880. La fece una barca che, avendo perduto il collegamento con le altre con le quali era uscita di conserva, si mise a pescare in una zona nuova. Questo giacimento era il piu esteso di tutti con una superficie di 10 ettari e 370 metri quadrati, ad una profondità piu rilevante calcolata fra i 150 e 190 metri. La zona è stata localizzata a 24 miglia da Capo San Marco (latitudine 37° 5' O" Nord, longitudine 12° 36' 3" Est), da tutti indicata come Isolone. Il prodotto portato in superficie era sempre più scadente277 e fu ulteriormente deprezzato, anche se a questo meccanismo non fu estranea la saturazione del mercato causata dalle consistenti immissioni di corallo avvenute negli anni precedenti. Dalle 25 lire il chilogrammo del 1875 si passò alle 3 lire e 50 centesimi del 1881, per cui l'attività per i corallini diventò poco remunerativa e si riapri a Sciacca la piaga della miseria che sarebbe sfociata nell'espatrio massiccio di marinai saccensi in America.278
I Trapanesi alla fine del secolo XIX esercitavano solo occasionalmente la pesca del corallo. Non c'era cioè una struttura stabile che si dedicasse con continuità sistematica a questo settore che pure aveva arricchito e mantenuto nell'agio molte famiglie. I Trapanesi a quell'epoca preferivano i traffici marittimi mercantili con grossi velieri.
ATTENZIONE PER VOLONTA' DELL'AUTORE IL CAPITOLO E' INTERROTTO
272 Kronion, Periodico di Sciacca, maggio-giugno 1949, pag. 27.
273 Kronion, Periodico di Sciacca, maggio-giugno 1949, pag. 27.
274 G. Baldoni, op. cit., pag. 59.
275 Ginevra Zanetti, La legislazione sarda relativa all'industria corallina e la pesca del corallo in Sardegna, pag. 18.
276 B. Liverino, op. cit., pag. 200.
277 M. Ciaccio, Sciacca notizie storiche e documenti, vol. I, pag. 507.
278 I. Scaturro, Storia della città di Sciacca, vol. II, pag. 539.
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DEDICATO A: Mario Tartamella
1986 © Copyright by Maroda Editrice
I Edizione Aprile 1985 Il Edizione Ottobre 1986
Per il cortese contributo di esperienze, si ringraziano le famiglie: Adragna, Alagna, Barraco, Barresi, Burgarella, Cammareri, Cardella, Cirafici, Curatolo, D'Ali, D'Angelo, Fardella, Fa da le, Giacalone-Salvo, Governale, Ingarra, La Porta, Manzo, Marini, Marotta, Matranga, Messina, Orbosué, Parigi-Fontana, Romano, Todaro, Virga; nonché le Dirigenze del Museo Regionale «Pepoli» di Trapani e del Castello di Boloeil.
Un ringraziamento particolare al dottore Aldo Sparti (Direttore dell'Archivio di Stato di Trapani) per la costante e dotta disponibilità.
Fotolito: GAMBA - Roma
L'impaginazione delle tavole a colori è stata curata dall'Editecnika srl Palermo-Trapani
Fotocomposizione e stampa: Arti Grafiche Siciliane - Palermo
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