|
Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
CORALLO - Storia e arte dal XV al XIX secolo
|
LAVORAZIONE
|
Consacrazione del corallo alla cristianità con la produzione dei paternostri.
Le tre fasi della lavorazione: rudimentale, artistica, ornamentale. Costituzione dell'artigianato corallaro a Genova e a Trapani aggregato agli orafi e agli argentieri. Altre corporazioni artigiane in Liguria e in Sicilia. Tecniche di lavorazione. Rimozione del cenosarco con raschietti. Eliminazione dei residui con la pietra molara e la sabbia di Tripoli. Torazatura e sernie. Taglio dei rami. Lima, spada e tenaglia.
Fabbricazione delle sferette di corallo per i paternostri. Foratura. Lucidatura con ruota di palissandro e verghe di piombo. Faccettatura. Lavorazione a chiana. Esodo dei corallari Genovesi e Trapanesi.
Dall'empirismo all'arte
Superato, e in parte abbandonato, il principio che la sola detenzione del corallo fosse sufficiente per beneficiare delle sue proprietà, si manifestò l'esigenza di trasformare i rami grezzi per ottenerne oggetti di forma compiuta.
Un suo ruolo in questa transizione l'avrà avuto anche il conflitto etico-religioso dei cristiani i quali non volevano ricusare né la fede, né i poteri riconosciuti ai misteriosi rami marini. Forse fu con questo intento che il corallo venne inserito nell'ambito religioso e usato, appunto, come materia prima per fabbricare paternostri. Avveniva COSI la purificazione e la consacrazione del corallo alla cristianità.
Si tratta di un meccanismo che è scattato spesso nel mondo del cattolicesimo il quale ha preferito assimilare, (trasformandole) piuttosto che ricusare, le regole e le credenze della paganità.
È probabile, tuttavia, che nel Medio Evo la trasformazione del corallo da grezzo («curallum salvagium») in prodotto rifinito sia nata dall'esigenza di stimolare il mercato orientale (India, soprattutto) e quello arabo (principalmente Egitto, Siria e Tunisia). I grandi mercanti che a quell'epoca erano i Veneziani, i Genovesi, i Catalani, gli Amalfitani e i Pisani, nei loro attivi e proficui scambi con gli interlocutori di altre civiltà, avevano la necessità di proporre prodotti piti allettanti che non fossero i pur affascinanti rami di corallo o frammenti di essi.
L'attenzione fu quindi rivolta alla produzione di globetti, olivette, grani a forma di «chitrulichi» (cetriolini), o «lintichi» (lenticchie) - e altri soggetti geometrici piti o meno ortodossi - per la fabbricazione di paternostri destinati ai cristiani, di filze che servivano ai buddisti in Oriente per recitare preghiere, o agli islamici i 99 nomi di Dio, ovvero per produrre reste destinate all'ornamento del corpo.
Queste ultime erano costituite da frammenti informi e quindi venduti ad un prezzo accessibile a tutti.
In rapporto alla dimensione dei grani veniva fatta una classificazione del prodotto finito con immediate ripercussioni sui prezzi.
Va detto che una prima selezione del corallo appena pescato la facevano i commercianti all'atto dell'acquisto del prodotto.
I Catalani, i Genovesi, i Provenzali e i Siciliani (soprattutto Trapanesi e Palermitani) furono fra i primi e più attivi fabbricatori di filze.125
Spada, tenaglie e lima appartenute al laboratorio di Baldassare Bellina, l'ultimo corallaro che operò a Trapani fino ai primi del '900.
Questa fase, comunque, deve essere considerata solo come l'inizio della nuova storia del corallo che si articola in tre stadi.
Con riferimento all'epoca, la prima fase può essere inquadrata in un periodo che va dal tardo 1300 fino al secondo decennio del 1500, ed è caratterizzata dalla produzione di paternostri, collane e oggetti di tipo vario di non eccelso pregio artistico.
La seconda fase, che si riallaccia al secondo decennio del XVI solo per arrivare al XVIII secolo, corrisponde alla produzione di una oggettistica monumentale (sulla quale venivano incastonati frammenti di corallo) e di sculture artistiche.
Questa può essere considerata, a memoria d'uomo, come l'epoca di piu elevato pregio artistico, in assoluto.
Si può dire che questo sia, nella storia di un bene tanto conteso, il periodo europeo. Tutte le opere create in questo arco di tempo trovarono collocazione nell'ambito geografico del vecchio continente che ospitava la piu importante aggregazione umana e civile dell'ormai preminente cultura occidentale.
L'ultima e terza fase, impropriamente definita decadente (che ha inizio nel XIX secolo e giunge fino ai nostri giorni) è quella durante la quale avviene il ridimensionamento della portata artistica del corallo. È piu esatto ritenere che questa materia, durante il periodo ora considerato, abbia attraversato lo stesso processo di crisi di identità di tutta l'arte orafa italiana in genere.
È questa l'epoca in cui viene introdotta la ruota di palissandro per la lucidatura e si afferma la produzione della bigiotteria preziosa che segna il trapasso dalla scuola trapanese a quella torrese.
Nel '300 nacque un artigianato del corallo che però non era autonomo; ne acquisirà la coscienza e la configurazione solo molto tempo dopo con la costituzione della corporazione (a Genova nel 1492, 126 e a Trapani nel 1628) e l'adozione di una specifica codificazione. È certo, comunque, che la lavorazione sistematica dei coralli a Trapani è nata attorno al 1418, data in cui - secondo alcuni autori anche contemporanei - i pescatori locali scoprirono un ricco banco.
Garzoni e operai venivano ingaggiati alla bisogna per essere aggregati, il piu delle volte, ai laboratori degli orefici o degli argentieri.
All'inizio si trattò di lavoro manuale che non richiedeva particolare abilità ed esperienza, per cui era sufficiente la guida di un buon maestro, ovvero che si eseguissero lavori in base ad una «mustra».127
A Genova nel 1586 interi nuclei si dedicavano alla lavorazione del corallo, in una struttura, per cosi dire, familiare che è tipica delle economie elementari.128
ATTENZIONE PER VOLONTA' DELL'AUTORE IL CAPITOLO E' INTERROTTO
125 Secondo Bresc solo nel tardo 400 viene avviata a Napoli questa attività grazie all'emigrazione da T rapani di corallari ebrei stando almeno ai riscontri documentali fin qui avuti.
126 Ma già il 24 ottobre 1477 quarantadue maestri corallari genovesi avevano chiesto al Governatore Ducale di costituirsi in consolato. Del resto nel XIII secolo a Genova erano già stato istituiti numerosi consolati: Mulattieri 1212, Scudai 1235, Macellai 1250, Lanaioli 1257, Fabbri d'oro e d'argento 1248. Quindi, se i corallari fossero stati presenti antecedentemente all'epoca indicata si sarebbero riuniti in consolato prima di quando ne fecero richiesta, cioè prima del 1477.
In Sicilia, invece, secondo Beccaria, gli artigiani si diedero un'organizzazione del XV secolo, ma dell'esistenza di associazioni operaie si ha già notizia nei primi del '300. Nelle Consuetudini di Palermo è riscontrabile che gli artigiani avevano proprie norme non scritte e aspiravano a riunirsi in cotporazioni. Come è rilevabile dall'ardo Cereorum (1385), le categorie artigiane si raggruppavano secondo l'arte che esercitavano, sollecitati dallo spirito religioso, ma uniti dall'intento corporativo ispirato dalla mutualità cristiana. Beccaria sostiene che l'ardo Cereorum sia stato stilato per l'offerta dei Cerei (usanza in vigore anche a Trapani, ma se ne trova testimonianza solo nel XVI secolo), comunque è importante perché elenca le categorie artigiane esistenti in Sicilia nel XIV secolo: Accimator, Aurifex, Bauckerius, Barberius, Barillarius, Bordonarius, Buccherius, Caldararius, Carpenterius, Conciator, Corbiserius, Carriggiarius, Faber, Ortulanus, Maniscalcus, Marinarius, Medicus, Mercerius, Muratorius, Panetterius, Sansarius, Sellarius, Spatarius, Speciarius, Strifizaricus, Sutor.
127 AST - Not. Giovanni Castiglione, 2 aprile 1456. L'ebreo Xalomus Lucii si obbliga a fornire al nobile Enrico La Matina 67 libbre di corallo «laburati puliti e infilati secondum la mustra ki havi mastru Andria de Firrario de urbe Panormi». In Trasselli, L'arte a Trapani nel '400.
128 O. Pastine, L'arte dei corallieri nell'ordinamento delle corporazioni genovesi, pag. 327.
|
|
|
DEDICATO A: Mario Tartamella
1986 © Copyright by Maroda Editrice
I Edizione Aprile 1985 Il Edizione Ottobre 1986
Per il cortese contributo di esperienze, si ringraziano le famiglie: Adragna, Alagna, Barraco, Barresi, Burgarella, Cammareri, Cardella, Cirafici, Curatolo, D'Ali, D'Angelo, Fardella, Fa da le, Giacalone-Salvo, Governale, Ingarra, La Porta, Manzo, Marini, Marotta, Matranga, Messina, Orbosué, Parigi-Fontana, Romano, Todaro, Virga; nonché le Dirigenze del Museo Regionale «Pepoli» di Trapani e del Castello di Boloeil.
Un ringraziamento particolare al dottore Aldo Sparti (Direttore dell'Archivio di Stato di Trapani) per la costante e dotta disponibilità.
Fotolito: GAMBA - Roma
L'impaginazione delle tavole a colori è stata curata dall'Editecnika srl Palermo-Trapani
Fotocomposizione e stampa: Arti Grafiche Siciliane - Palermo
|