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Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
CORALLO - Storia e arte dal XV al XIX secolo
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PRESENTAZIONE
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Sin dai tempi piu remoti un alone d'ambiguità s'è accompagnato all'idea e alle fortune del corallo. L'incertezza, durata sino al secolo diciottesimo, se fosse di natura vegetale o animale; la credenza, propiziata dal tremo/io delle onde, che si movesse flessuosamente sott'acqua, salvo a mutarsi, appena esposto all'aria da una mano di pescatore, in un arboscello di sasso; la fiducia, ancora oggi vigente, che possedesse virtu terapeutiche e scaramantiche ... tutto concorse a sottrarlo ai rigori dell'osservazione scientifica e a fargli crescere attorno una rinomanza di prodigio e di sortilegio. Quei rami, che salivano dal fondo d'abisso come messaggi fiammeggianti di cui non era facile decifrare il segreto, prima ancora di abbagliare gli occhi con l'energia delle proprie tinte, persuadevano i cuori alla speranza e li tutelavano dalle insidie della giornata. Qualunque fosse la sostanza che li formava, concrezione di stelle benigne o rosso lapillo d'inferno, certo è che in essi sembrava incarnarsi un misterioso potere. Non per nulla nel mito greco si favoleggiò, di quei rami, che si fossero induriti sulla riva del mare a contatto con la testa decapitata della Gorgone, quasi in virtu d'un supremo anelito della sua facoltà pietrificatrice... Fantasie, che però servirono a impreziosire la storia del bizzarro fiore di roccia e dovettero suggerirne lo sfruttamento a scopo apotropaico, fino a quando non si preferi manipolarne le forme spontanee con trapani, lime, bulini, scalpelli, e usarlo quale materia prima di elaborate sculture e oreficerie.
Cosi il corallo, mentre continuava a fornire semplici collane alle fanciulle del popolo (e la Mena verghiana dovette dare in pegno la sua allo zio Crocifisso ...), entrò con pieno diritto nel dominio della piu sofistica arte. Restandovi fino all'ordierna decadenza dovuta a fattori molteplici, non ultimo dei quali il subentrare dell'oro come elemento di prestigio nella gerarchia degli addobbi e delle rarità artificiose. Una sorte, come si vede, che ricorda quella del cristallo: abile anch'esso a svilupparsi secondo leggi di cristallizzazione naturale nel buio d'una miniera, ma disponibile altresi a lasciarsi foggiare dall'uomo in figure di fragile grazia. Con questa differenza: che, mentre il cristallo rimane arcanamente docile alle sue geometrie di struttura, il corallo s'inventa crescite piu tumultuose. Quasi volesse opporre alla vitrea mortuaria prevedibilità degli assi di simmetria l'imperfetta ma libera, fantasiosa insurrezione degli impulsi della vita.
Ebbene, di questo universo, cosi come si propose sulle sponde della Sicilia occidentale nella sua duplice secolare coniugazione mercantile e creativa, la capitale fu Trapani. «Il bel corallo trapanese» scrive Guido Piovene «d'un rosso forte, straordinariamente pregiato, serviva, oltre che ai moni/i, per scolpirvi figure sacre e statuine del presepio; entrava nei ricami dei paludamenti ecclesiastici, ed in mano agli orefici si associava all'ottone, eccezionalmente all'oro, per capricciosi oggetti di devozione ». Testimonianza di un autorevole viaggiatore e scrittore che piace qui ripetere, all'ingresso di questo libro, dove un trapanese ripercorre a un tempo gli annali del corallo e della sua città, con una competenza che tanto piu si rivela lodevole quanto piu denunzia una dedizione assoluta. Esempio d'una fedeltà intellettuale, la quale, per quanto si eserciti su un campo poco arato, non per questo ne lascia inesplorata una zolla. Quel che se ne ricava è un breviario di preziosa microstoria, dove l'attenzione si divide fra gli aspetti socio-econpmici e i risultati della bellezza, ma dalle cui pagine risorge soprattutto davanti a noi la vita febbrile, il colore e l'odore di un porto di mare nei suoi tempi lontani, fra miserie e grandigie, incursioni piratesche e pesche miracolose; con un pullulare di nomi e destini, un intreccio di razze, una peripezia di lotte corporative, che a poco a poco c'inducono a levare lo sguardo dalle minuscole vicissitudini locali per abbracciare con vista piu dilatata l'intero arco della civiltà mediterranea. Senza che ne venga sminuito il godimento, attraverso la ricca iconografia, delle opere di mano e d'ingegno che l'arte del corallo seppe produrre: dalle bigiotterie piu comuni ai capezzali, agli scrigni, ai lampadari, ai trionfi sontuosi. Per finire con quella leggendaria «montagna di corallo», mandata in dono per nave a Filippo II di Spagna. Un monumento di novanta pezzi grandiosi, nella cui distruzione o irreperibilità successiva par nascondersi il facile simbolo d'una cultura floridissima un tempo e oggi perduta. Secondo una vicenda di vita, passione, apoteosi e morte, che si ripete ogni volta nel corso degli anni e colpisce imparzialmente nazioni, uomini e cose.
Gesualdo Bufalino
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DEDICATO A: Mario Tartamella
1986 © Copyright by Maroda Editrice
I Edizione Aprile 1985 Il Edizione Ottobre 1986
Per il cortese contributo di esperienze, si ringraziano le famiglie: Adragna, Alagna, Barraco, Barresi, Burgarella, Cammareri, Cardella, Cirafici, Curatolo, D'Ali, D'Angelo, Fardella, Fa da le, Giacalone-Salvo, Governale, Ingarra, La Porta, Manzo, Marini, Marotta, Matranga, Messina, Orbosué, Parigi-Fontana, Romano, Todaro, Virga; nonché le Dirigenze del Museo Regionale «Pepoli» di Trapani e del Castello di Boloeil.
Un ringraziamento particolare al dottore Aldo Sparti (Direttore dell'Archivio di Stato di Trapani) per la costante e dotta disponibilità.
Fotolito: GAMBA - Roma
L'impaginazione delle tavole a colori è stata curata dall'Editecnika srl Palermo-Trapani
Fotocomposizione e stampa: Arti Grafiche Siciliane - Palermo
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