Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
LA MATTANZA pesca sacra di Beatrice Torrente


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Cap I - Origine sacra della mattanza


1 - Il concetto di sacro nell'uomo primitivo

Il senso religioso, possiamo dire, accompagna l'umanità fin dal suo primo apparire sulla terra.
Dapprima l'uomo è sconvolto dai grandi fenomeni che si verificano in natura, come terremoti, eruzioni vulcaniche, eventi che lui non può padroneggiare, che lo sovrastano e che lo spingono a deificare quelle forze sconvolgenti.
Nasce così il concetto di religiosità naturale dal quale si tenta di arrivare al trascendente attraverso ciò che si manifesta nella natura, per dare una risposta ai tanti perchè. È una ricerca del divino affannosa, primordiale, che l'uomo esperimenta puntando sulle sole forze umane.
Un altro concetto religioso è ancora legato alla sopravvivenza e ai mezzi usati per procurarsi il cibo, combattendo contro la forza bruta dell'animale che deve essere cacciato e vinto.
La forza dell' animale è, quindi, qualcosa che deve essere sopraffatta, come un rito in cui l'uomo vince e possiede. Da testimonianze che emergono da graffi ti e stampe in grotte preistoriche, tutto fa pensare che si era sottoposti ad un vero e proprio rito iniziatico, per diventare cacciatore.
La "Terra" quindi, che sostiene l'uomo, lo nutre e gli procura le materie prime per la vita, diventa per l'uomo primitivo una divinità, la "Madre Terra", la grande Madre, divinità questa a cui veniva affiancata una divinità maschile, poco presente nelle raffigurazioni e cioè il Grande Essere.
Nella Sicilia occidentale, una risposta chiarificatrice sul concettò del sacro nell'uomo primitivo, ci viene data dall' esistenza della grotta del Genovese a Levanzo (Egadi).
L'importanza della grotta è data dal fatto che essa ci fornisce una documentazione sulle tappe evolutive dell'uomo preistorico, attraverso le figure che si trovano sulle sue pareti.
La grotta fu scoperta nel 1949-50 da Francesca Minellono e Paolo Graziosi.
Ci si domanda perchè l'uomo sentì la necessità di imprimere, in quelle pareti buie e nascoste, scene destinate ad essere viste da pochi e perchè solo scene di caccia.
Per dare una risposta dobbiamo rientrare un pochino in noi stessi, metterci nei panni dell'homo sapiens e saper leggere come tra le righe, quelle figure per noi tanto strane e lontane nel tempo.
Siamo in pieno periodo glaciale. L'Europa era occupata da immensi ghiacciai e le terre libere dal ghiaccio erano ricoperti da lussureggianti foreste in cui abitavano renne, antilopi, camosci, buoi muschiati, grandi mammut; i fiumi erano stracolmi di pesci e il cielo di strani tipi di uccelli. Tra tanti animali, l'uomo era sicuramente quello più debole, non era ricoperto di peli per il freddo, era gracile e con l'addome, la parte più debole del corpo, completamente esposta a qualsiasi attacco.
Egli però era dotato di una capacità che gli animali non avevano, era creativo e questa sua capacità gli aveva permesso di impadronirsi del segreto del fuoco, di utilizzare la pietra, il legno e le ossa degli animali.
Ma principalmente, egli possedeva quel qualcosa di misterioso, quel "quid", che gli permetteva di dominare se stesso, di progettare, di pensare davanti a se il futuribile, di interpretare quelle forze che gli animali subivano inconsciamente, ricevendone la conoscenza.




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I quadernetti
Collana "CLIO"
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Marco Lucio Papaleo

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Ringrazio l'amico
Nino Barone,
poichè parlando
di mattanza
mi ha proposto
questo libro.


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