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Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
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LA MATTANZA pesca sacra di Beatrice Torrente
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Premessa
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Tutta la storia della mattanza presenta, anche se in modo
discontinuo, un filo conduttore che si è tramandato attraverso
i secoli e cioè il suo carattere sacro e religioso, che
affonda le origini all'alba della storia.
Qui l'uomo, come un bambino che accenna i primi
passi, si apre al trascendente con rituali iniziatici tipici di
una religiosità naturale.
E di questo ci è data testimonianza nelle raffigurazioni
preistoriche, come quelle della grotta del genovese a
Levanzo, ove troviamo anche la figura di un tonno.
Tali raffigurazioni non avevano uno scopo solamente
artistico quanto piuttosto sacro e iniziatico.
Perchè sacra veniva considerata sia la pesca che la caccia,
nel senso che nel momento dell' uccisiòne l'uomo
mostrava la sua forza e il suo dominio come re del creato e
in quell'atto diventava padrone della forza dell'animale ucciso.
Si presume che anche l'atto di nutrirsi della preda facesse
parte e portasse a compimento la "sacralità" della cosa.
Tale sacralità la ritroviamo in epoca romana quando i
pesci più belli venivano sacrificati al dio Nettuno.
In seguito l'aspetto sacro lo ritroviamo durante il periodo
della dominazione araba e precisamente nelle
"cialome", bellissimi canti, arrivati fino ai nostri giorni,
che hanno avuto origine proprio in quest'epoca storica.
Di questo ci è data testimonianza nella tradizione della
mattanza di Favignana.
I testi, nati sotto l'influenza della religione islamica
hanno poi subìto un' inculturazione cristiana.
Così il canto "Aja mola, aja mola" che è anche il ritornello
del canto.
Èquesta la ci alorna che dà il via agli altri canti, intonati
poco prima della mattanza.
Il ritornello "aja mola, aja mola!" secondo alcuni significa:
"forza moro".
Il testo è una preghiera bellissima che invoca l'aiuto di
Dio, di Gesù Cristo, della Santa Vergine e di tutti i santi per
essere protetti nei pericoli del mare e poter fare un'abbondante pesca.
Quando poi si fa più veloce il ritmo della leva il
"cialomatore" intona "Nianzò" un' altra bellissima cialoma.
Il canto invoca la protezione di San Giuliano e del
Santo Corpo del Salvatore.
La solenne figura del rais, la sua gestualità e la sua
centralità nello svolgimento della mattanza, completa il
quadro di sacralità che da sempre accompagna questo tipo
di pesca.
Lo stesso Tonnaroto che ferocemente colpisce il pesce
con il suo potente arpione, sembra compiere un rito sacrificale,
l'ultimo e il più solenne, quello per cui si sono
svolti tanti preparativi culminanti in quell'atto estremo.
Come l'atto sacrificale di un lungo rituale richiama
stranamente i sacrifici sacri del Y.T.(4)in modo particolare
l'immolazione dell' agnello pasquale.
E non è una forzatura interpretativa, quanto piuttosto
un voler spiegare il concetto di sacrificio sacro che affonda
le sue origini all'alba della storia, quando l'uomo timidamente
si apriva al trascendente con una fede animista e naturale.
Poi il concetto di sacrificio prende luce divérsa nella
fede ebraica monoteista e rivelata, per poi sublimarsi nel
N.T.(5)con il sacrificio di Cristo Gesù sulla croce.
Ma così tocchiamo un discorso molto diverso e più
profondo che non è nell'intenzione esaurire qui.
(4) Vecchio Testamento
(5) Nuovo Testamento

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I quadernetti
Collana "CLIO"
BIBLIOTECA D'ARTE E CULTURA
diretta da Marco Lucio Papaleo
ASSOCIAZIONE CULTURALE INTERNAZIONALE "THALIA"
Ringrazio l'amico
Nino Barone, poichè parlando di mattanza mi ha proposto questo libro.
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