Alberto Costantino


La Colombara
di Trapani


la copertina del libro

- la copertina -
Colombara, notturno
foto di
Andrea Gigante







Essais
Collana di saggi
diretta da
Alberto Costantino
1


© Ignazio Grimaldi Editore S.a.s.
via Palermo 116
Trapani

Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

LA COLOMBARA DI TRAPANI
di Alberto Costantino


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Fonti storiche e letterarie

Francesco Negro, Carlo Maria Ventimiglia:
Atlante di città e fortezze del regno di Sicilia 1640

“Il porto di Trapani è capacissimo di un buon numero di galere, di navi; comoredensi tra l’isola di S. Margarita e, nella parte occidentale della città la punta della Columbara, et il basso fondo e le secche che sono tra le predette Isole. […] Nella stessa parte di ponente vi sono da sei isolette. L’isola Margherita e la Columbara predette; e di più S. Antonio, l’isola Piana, l’isola delli Colombi e l’isola d’Immenzo. E nell’Isola delli Colombi, sporgendosi ella in fuori, haveano designato farvisi una bellissima torre con la sua lanterna per far scorta ai naviganti nel porto. Nell’isola della Columbara vi è il suo forte antichissimo di forma ovale, circondato di grossissime muraglie con una torre nel mezzo alta da canne 20, nella cui sommità è stata sempre et è oggi la lanterna. Difendesi La Columbara con il beloardo di S. Francesco e con tutta la parte di ponente della città. Difende ancora essa Columbara la gola di Pietro Palazzo et il luogo dei Cappuccini e buona parte dell’istesso Pietro Palazzo; e scopre tutte l’isole vicine, le quali perché sono pericolosissime contro la città, e [considerando altresì che] l’isola Piana di più ha opera di pala e zappa per far ripari al bisogno, pertanto pensarono [che] con un corpo di fortezza nel mezo di esse, di cinque o sei baluardi [si potessero] congiungere tutte queste isole con la Columbara, la qual fortezza sarebbe inespugnabile per on poter essere battuta, se non dalla parte della città, senza esergli tolto il socorso. Facilitava loro l’opera il non haver a far nuo concorrono in Trapane per li terrapieni”. Vediamo a questo punto l’armamento della Colombaia del tempo, sempre nel ragguaglio di Francesco Negro e Carlo Maria Ventimiglia: “Nell’intrata del Castello s’havea d’accomodare il solo, e molte case di soldati, ché stavano cadendo per cagione che la pietra con che sono fabbricate si consuma per se sola.
Nella torre della polvere vi era catara 45 di povere
Nella Columbara sono l’infrascritti arme

Mezza colubrina
Sacro
Mezzo sacro
Farconetto
Terzo Cannone
Pitreri
Pezzi di ferro
E più Moschetti guarniti
Arcabugi
Povere havea cantara

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Mancava la colubrina che si tolse per ordine del signor Duca di Ossuna, la quale sarebbe necessaria per la guardia di quei mari et isole.

Il forte della parte di mezzogiorno minacciava rovina con gran danno et interesse, e la scala della torre di legname era infracidita”
.

Anonimo: Teatro delle città reali di Sicilia (1680-87) introduzione di M. Giuffrè, Palermo 1973, p. 135: “Nella foce del porto di Trapani sta posta la tanto celebre fortezza detta la Colombaia, cosa antichissima, e di migliaia di anni addietro. E’ posta in un’isola sopra uno scoglio in mezzo al mare: non s’allarga dalla città di più di quel che sia lo spazio d’una buona tratta di mano. La natura col beneficio d’un sito naturalmente fortissimo, e l’arte con la giunta d’un ben inteso lavorio di mano, l’han resa poco men che inespugnabile. Vogliono molti che l’autore d’una così bell’opera fosse Enea che vi fabbricò averà ora degli anni tre mila. Ebbe nome di Colombaia, o perché vi si annidavano colombe dedicate a Venere, sotto a qual nome s’onorava Lisasta madre d’Erice moglie di Buto”.
Pierre del Callejo Y Angulo, Description De L’isle De Sicile, Et De Sas Côtes Maritimes, Avec Les Plans De Tuotes Ses Forteresses Nouvellement Tirés, Selon L’Etât Où Elles Se Trouvent Presentement, Vienna 1719 e Amsterdam 1734: «La Città di Trapani, chiamata anticamente Drepanon , è situata in un angolo dell’Isola su una Penisola, o lingua di terra, che entra nel mare verso Ponente.
Essa è rinimata per il suo grande traffico, il numero dei Nobili, che l’abitano, la quantità di Vascelli, che vi si vede, per le sue Saline, e per la pesca dei Tonni e Corallo. A Mezzogiorno essa ha un Castello quadrato, il suo Porto è grande, ma molto esposto al Vento di Mezzogiorno e cosparso di bassifondi. A Levante essa ha delle saline molto buone, e all’entrata del detto Porto si trova il Castello della Culumbara, il quale consiste in una Torre antica molto alta, posta su uno scoglio, circondata dal Mare, con un’Opera all’intorno fornita di cannoni verso il Porto. Dietro il detto castello vi sono molti scogli. A Tramontana i grandi bastimenti non possono avvicinarsi, a causa del poco fondo che vi è, e degli scogli che vi si trovano per due miglia di seguito. La città è dappertutto circondata da muraglie ordinarie che seguono il terreno.”

Manoscritto 1785 QqHl6 n. XVIII Biblioteca Comunale di Palermo
Di questo scritto, che si trova nella Biblioteca Comunale di Palermo, non ho conoscenza diretta, ma viene riportato da Angela Mazzè, ne “I Restauri ottocenteschi della torre della Colombaia”. La Mazzè né fa una possibile attribuzione e una possibile datazione. “Presso la biblioteca Comunale di Palermo è custodita una interessante memoria sulla nostra fortezza turrita, redatta con estrema puntualità storica e filologica presumibilmente nell’ultimo decennio del XVIII sec. (1785?) come si evince dal brano che correda le «Mescolanze di cose siciliane» contrassegnato con il numero XVIII ed intitolato Della Colombaia di Trapani. Il suo autore è rimasto pressoché sconosciuto, potrebbe tuttavia trattarsi dello storico trapanese Giuseppe Maria Di Ferro, il noto autore della Guida di Trapani”.
La Mazzè riporta un lungo passo storico nella nota 21 della sua opera, che a sua volta, viene qui riprodotto:
QqHl6 n. XVIII
Della Colombaia di Trapani

“Il castello, che guarda il porto della città di Trapani è situato in uno scoglio tutto circondato dal mare all'imboccatura del riferito porto. Chiamasi questo Castello la Colombaja per la quantità delle colombe selvatiche, che in questo scoglio si annidavano prima di essere stato abitato secondo la comune opinione de scrittori, e secondo taluni per le colombe, che ogn'anno vi passavano, e come dedicate a Venere ericina (sotto qual nome si onorava Licasta sovrana un tempo di Trapani in esso si celebravano i sacrifici anagogi, o siano di peregrinaggio, come narra Eliano rapportate da Orlandini (il quale) riferisce anco questi l'opinione di molti autori, e la fama di mano in mano venuta, che Enea fabricato l'avesse, e persuade l'esser la fabbrica di parecchi migliaia d anni, l'antico proverbio nato in Sicilia, ed usato anche altrove, quale da tutti gli autori vien rapportato che per esprimere una remota antichità dicesi "gli anni della Colombaja di Trapani".
La stessa opinione circa la sua fondazione, viene abbracciata dal Signor Scasso, e Borrello traduttore del Burigny nel suo Itinerario per la Sicilia, o sia Breve descrizione geografica, ma erroneamente nota per diverso lo scoglio delle colombe dedicate a Venere, da quello ove e situato il castello suddetto, quando non è lo stesso.
Il Pugnatore rigettando l'opinione di quelli, che vogliono essere stata fabbricata nel principio della fondazione di Trapani, dice che sia stata edificata da' Cartaginesi nel cominciamento delle guerre, che ebbero coi Greci per ragion del dominio, che quest'ultimi pretendevano della parte occidentale della nostra isola, da quella denominata, ove appunto è situata Trapani, e che furono loro che vi costrussero per comodo delle loro navi la gran cisterna, che dentro racchiude, servendosi eglino di essa torre, non solo per difesa del porto, ma anche per far segno di notte tempo col fuoco alle loro navi per approdarvi con sicurezza.
Venne questa torre, dice il Pugnatore, un tempo negletta sebbene non sia mai stata rovinata, ed allora egli dice, che divenne ricovero di colombe selvatiche, ma questa sua notizia e destituita di fondamento perché sarebbe mancato uno de' maggiori propugnacoli, anzi il più importante di Trapani, né in tutti i tempi avrebbero potuto considerare come sempre e stata fortissima e munitissima. Il Nobili, che scrive dopo il Pugnatore, nel suo Tesoro nascosto inclina più tosto a quello che ne disse il detto autore, sull'origine di tal Castello, e rapporta inoltre questa dice Zonara che Numerio console romano occupò la Colombaja con queste precise parole «Numerius Columbarium occupavit, ut spatium interiectum angustum, et palustrem ab aggerribus continentis coniuxit" Il quale spazio sarà stato poscia dall'impeto dei cavalloni del mare altra volta diviso, dobbiamo credere, ma vanii anni addietro per ordine del nostro regnante Ferdinando e stato dì nuovo in parte riunita con molta sodezza non già però con lo scoglio della Colombaja, essendo soltanto riuito il continente con lo scoglio, o sia isoletta di S. Antonio, che restava intermedia fra lo scoglio della Colombaja, ed il detto continente che è appunto quell'istmo ove all'estremita si vede innalzata la torre detta di Ligne (per il vicere di tal nome, che ve la fé costruire) essendosi per tal opera formata una nuova, ed amena passeggiata per tempi.
Nella detta torre della Colombaja si trattenne la regina Costanza moglie dì Federico III quando dal Ventimiglia le fu impedito lo scalo in questa citta di Trapani.
Da re Martino e dalla regina Maria fu ordinato, che il custode della torre della Colombaja dovesse inalbeare lo stendardo reale ogni qual volta passasse per quest'isola qualche numero di bastimenti uniti, affinché i trapanesi venissero avvertiti di prepararsi all'armi, qualora si fossero trovati esser legni unici, locché più non si osserva, essendo oggi diverso il sistema militare.
Dal viceré Giovanni de Vega fu ridotta la riferita torre di ben fortificato castello cinto di baluardi e munito di cannoni, come al presente si trova, in cui dimora un presidio dì soldati dì reggimento che in questa città suoI dimorare di guarnigione, comandato da un sergente, e talvolta e stato comandato da un uffiziale subalterno, inoltre vi e addetto un aggiuntore col grado d'uffiziale, il quale deve dormire in quella fortezza, e dà conto di tutto diariamente al governatore di questa piazza, vi e pure destinato un cappellano, che gode il foro militare, e che deve ogni sera ivi dormire per tutto ciò che possa occorrere, e celebrarvi i dì festivi la messa di cui chiesa vi è il fonte battesimale, come si prattica in tutti i castelli serrati di giurisdizione militare. Serve per prigione di vari delinquenti di ogni condizione, per gravi delitti; e vi dimora un certo numero dì condannati alla galera, quali restano sempre in carcere racchiusi. Sull'alto del maschio, ch'era l'antica torre, vi è la gran lanterna, che da un uomo apposta destinato, e stipendiato dal re si accende ogni notte per comodo de' naviganti, acciocché entrando di notte tempo nel porto evitar potessero li scogli, e le sirti che un castello circondano, e additar potesse da lunge un sicuro ricovero avendo dato una tanto ottima providenza il fu Carlo III il grande di gloriosa rimembranza l'anno 1752.
Ogni volta che entrano in porto squadre da guerra di qualsivoglia potenza, il Castello della Colombaja innalza il suo stendardo reale, a cui devono salutare le dette squadre con lo sparo de' cannoni, secondo il numero stabilito fra le rispettivi corti, e da questi rispondono i cannoni de' baluardi della città. Il detto stendardo si alza ogni giorno fintantoché restano in porto le divisate squadre, e s'innalza pure ne' giorni di gaIa per gli anni, e nomi de' nostri sovrani regnanti".


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Ringrazio l'autore
Alberto Costantino
per avermi concesso
di pubblicare
questo libro











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