Alberto Costantino


La Colombara
di Trapani


la copertina del libro

- la copertina -
Colombara, notturno
foto di
Andrea Gigante







Essais
Collana di saggi
diretta da
Alberto Costantino
1


© Ignazio Grimaldi Editore S.a.s.
via Palermo 116
Trapani

Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

LA COLOMBARA DI TRAPANI
di Alberto Costantino


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Fonti storiche e letterarie - Fonti documentarie

Fonti arabe: i geografi

L’interesse per i Musulmani per la geografica scientifica inizia attorno al secolo IX alla corte del califfo abbàside al-Ma’mùn (813-833), dove l’apertura alla cultura greca e indiana consentì a un numero cospicuo di neofiti di porsi all’attenzione degli studiosi. A partire poi dal secolo X, con l’intensificarsi dei traffici e delle esplorazioni nei territori del Medio ed estremo Oriente divennero più dirette le conoscenze dei viaggiatori, così che questi cominciarono a tracciare rotte e descrizioni, eliminando, le carte ormai vecchie e ricavate da scene classiche. Nacque così la nuova scienza della geografica. Il primo ad imporsi fu al-Biruni (m. nel 1048) erudito di origine iranica che fece sfoggio di conoscenza di lingua greca, sanscrita, araba e persiana e dottrina di scienze matematiche e astronomiche. Attorno al XII secolo si sviluppò un genere, la Rihla, che fu importantissima alle conoscenze storico-geografiche ed etnografiche dell’ecumene islamica.
Scrive Umberto Rizzitano dall’introduzione de Il Libro di Ruggero di Idrisi “Il nuovo genere venne elevato a dignità letteraria soprattutto dall’andaluso Ibn Giubàir (m. nel 1217). Nelle sua Rilha il viaggiatore ci ha lasciato una suggestiva relazione del suo primo pellegrinaggio alla Mecca, estrosamente ravvivata dalla descrizione delle avventure capitategli nel corso delle lunghe peregrinazioni a traverso i principali centri della valle del Nilo, del Higiàz, dell’Iràq della Siria e delle costa siciliana, percorsa fra Messina e Trapani dal dicembre 1183 al successivo febbraio”.
Idrisi Abu Abdallàh Muhammad ibn Muhammad ibn Idrìs, nacque a Ceuta nel 1100 e discende da una dinastia quella degli Idrisiti, il cui eponimo aveva fondato, verso la fine del secolo VIII, uno stato indipendente in Marocco settentrionale. Ma le vicende di Idrisi saranno invece legati completante alla terra di Sicilia. Dopo aver condotto con successo gli studi a Cordova, cominciò a viaggiare, per conoscere meglio la Spagna, il Marocco, Lisbona, la zona costiera della Francia e infine nell’Asia Minore. Nel 1138 il giovane passò per Palermo e fu ospite della corte di Ruggero II - scrive Rizzitano. “L’arrivo di Idrisi a Palermo segna il momento più suggestivo ma anche più fecondo di quel colloquio culturale fra Cristianità e l’Islàm che ebbe la sua apoteosi proprio alla corte di Ruggero II”. Il frutto di questa esperienza fu il magnifico libro scritto in arabo, di Idrisi, su Ruggero II e la Sicilia. Idrisi poi in tarda età volle rientrare nella sua città natale, Ceuta, dove secondo la tradizione morì nel 1165.
Nel libro il geografo arabo ci illustra con abbondanza di particolari con grande estrosità linguistica le fasi dell’epopea voluta da Ruggero e con essa la descrizione dei viaggi fatti nella Sicilia dell’epoca, descritta con precisione. C’è comunque da dire che il Nuzhat al mushtàq fi ikhtiràq al-afàq non sia stato condotto da Idrisi con uguale precisione in tutte le sue parti e questo probabilmente per la fretta di Ruggero, che la vide ultimata proprio prima di morire. Anche sulla divisione amministrativa Idrisi non fu preciso, in quanto non rilevò proprio l’antica divisione dell’Isola, che era proprio di origine musulmana, cioè la Val di Demone, Val di Noto e Val di Mazara. Il geografo arabo divide invece la Sicilia in ben centotrenta distretti, tutti molto diversi l’uno dall’altro per caratteri, dimensioni, e densità di popolazione. Le notizie che apprendiamo dal libro di Ruggero sono tante, soprattutto quelle riguardanti l’Africa settentrionale, la Spagna, l’Italia insulare e peninsulare di cui Idrisi aveva esperienza diretta.
Idrisi, Libro di Ruggero: 1. “Diciamo dunque che la Sicilia è la gemma del secolo per pregi e bellezze; lo splendore della natura, il complesso edilizio e il remoto suo passato ne fanno un paese veramente unico”. 2.“A mezzogiorno di Ustica si trova Favignana, che nel settore sud-orientale ha dei porti atti all’ancoraggio delle imbarcazioni, una rada e pozzi di acqua. Essa sovrasta (sic) alla città di Trapani, e l’una dista dall’altra quindici miglia.
A nord di Favignana sorge Levanzo, un isolotto privo di acqua e di porto; dista dieci miglia da Trapani che ne è anche la località più prossima sulla costa siciliana.
Ad occidente dell’isola di Levanzo si trova Marettimo, situata di fronte a Tunisi e Cartagine e discosta trenta miglia da Favignana; essa manca di porti e la sua fauna comprende capre e gazzelle.
(segue la descrizione dell’isola di Pantelleria).
Trapani, Trabanush, città di antica fondazione, è situata sul mare che la circonda da ogni lato e non vi si accede che dal settore orientale a traverso un ponte. Il porto, sistemato nel lato meridionale, è tranquillo e senza risacca, e ciò rende possibile alla maggior parte delle imbarcazioni di svernare al sicuro dalle tempeste dato che nella baia il movimento delle onde è calmo anche quando il mare aperto è agitato. In esso la pesca è abbondante e superiore al fabbisogno; vi si pescano grossi tonni usando grandi reti, e una pregiata qualità di corallo; proprio davanti alla porta della città si trova una salina. Il circondario ha un’ampiezza notevole, le terre sono tra le più ubertose e molto produttive le coltivazioni. Trapani vera e propria è fornita di mercati spaziosi ed opulenti mezzi di sussistenza. Adiacenti a Trapani si trovano Favignana, Levanzo e Marettimo, ognuna dotata di un porto, di pozzi e boschi, da cui si ricava la legna. Intenso è il movimento marittimo di Trapani anche nella stagione invernale per l’eccellenza del porto, la calma del mare e la mitezza del suo clima. Da Trapani ad Erice Gabal Hamid corrono una decina di miglia: Erice è una montagna maestosa, dalla vetta alta e imponente, facile a difendersi data la sua inaccessibilità. Sulla sua cima, che abbonda di acque, si adagia una distesa di terre da semina ed esiste pure una fortezza lasciata incustodita”. Leggiamola nella traduzione di Michele Amari: “Tarâbanis, città delle primitive e antichissimo soggiorno, giace sula mare che lo circonda d’ogni lato non essendoci [in città] se non che per un ponte, dalla aperte di levante. Il porto è sul lato meridionale; porto tranquillo, senza movimento (attenzione significa senza risacca!): quivi un gran numero di legni sverna sicuro da tutti i venti, rimanendovi cheto il mare mentre fuori imperversano i flutti. In questo porto si prende una quantità strabocchevole di pesce; vi si tende anco di grandi reti di tonno. Trapani racchiude comodi mercati ed offre copiosi mezzi di sussistenze.”
Al-Kazwini cita probabilmente un brano di al’-Udhri: Bani e Erice (Arisha, la trascrizione esatta di Erice) sono le due città denominato col nome dei due fondatori. Bani è chiaramente una forma abbreviata e corrotta di Trapani in quando l’arabo non possiede lettera p che significa il costruttore”.
Viene descritta una statua marmorea del suo re fondatore posto in modo da guardare il mare, quasi che aspettasse ancora, l’arrivo delle sue navi. Il testo del tredicesimo secolo è però tratto da Ibrahim b. Ya´Kub di Tortosa, viaggiatore ebreo-spagnolo, che visitò molti luoghi ma che non è certo se sia stato veramente in Sicilia.
Abu -Husain Muhammad b. Ahmad Ibn Djubair o Gubayr (Valencia 1145, Alessandria d’Egitto 1217), viaggiatore arabo-spagnolo che si fermò a Trapani quattro mesi (dal dicembre del 1184 a marzo 1185) scrivendone una bella relazione. Tornato da un pellegrinaggio alla Mecca, venne a Trapani per imbarcarsi su una nave genovese per tornare nella sua terra Valencia. “Giunti a Trapani il dopopranzo del medesimo giorno, prendemmo albergo in una casa affittata [a bella posta]. La città è circondata dal mare da tutti i lati e collegata solamente da un lato dalla terraferma, ove quest’ultima è molto stretta”. Descrive che le mura di Trapani bianche come una colomba, che al centro di un ricchissimo mercato agricolo e che il traffico del porto è intenso. “Le partenze e gli arrivi di navi che vanno in Tunisia e vengono da questo paese sono pressappoco continue e le navi degli Italiani che veleggiano verso la costa africana sono solite di visitare prima Trapani”. La nave con la quale Djubair partì da Trapani per la Spagna era accompagnata da un’altra, anch’essa genovese, e presso l’isola di Favignana, ne incontrarono un’altra. Era il momento in cui il commercio internazionale aveva cominciato a fare scalo nella città. Djubair chiama Trapani sempre con l’appellativo di balda, cittadina e raramente Madina cioè città. Ibn Djubair descrive la vita dei Musulmani trapanesi sotto dominio cristiano ma forse mentendo sulle loro vere condizioni. Costata con tristezza che i casi di apostasia sono fra loro frequenti. Però d’altra parte esistevano delle Moschee a Trapani e un loro capo, Hakim (giudice). Alla fine del mese di Radaman, il mese di digiuno, i Musulmani andarono in processione solenne, con timballi e trombe ad una piazza fuori città per fare ivi preghiera. Ibn Djubair descrive questo evento con grande meraviglia e sorpresa nel vedere che i Cristiani permettessero ai Musulmani di fare la processione: La tolleranza della Sicilia Normanna. Il geografo chiama questa piazza Musalla, forse il nome che le attribuivano i trapanesi. “In occasioni in cui le moschee non erano sufficienti per accogliere i fedeli la partecipazione alla preghiera essendo massiccia, come nelle feste o quando si faceva la salat stika, la preghiera per la pioggia, i Musulmani, uscivano dalla città per pregare in una piazza, non coperta da un tetto e soltanto delimitata in qualche modo”.
In una enciclopedia compilato da un autore arabo all’inizio del Duecento, compaiono delle notizie su Trapani nell'epoca musulmana. Si tratta del grande dizionario geografico Mu djam al-buldan scritto da Yakut al-Hamawi verso il 1220. Le due notizie sono date una su Atrabinsh e l’altra sotto il titolo di Tarabunush. Nella prima scrive: “Trapani è una città sulla costa siciliana di fronte a Tunisia e che da questa cittadina partono le navi per la sponda opposta”. Nella seconda l’autore si sofferma come vi siano nella città parecchi intellettuali arabi detti o denominati “trapanesi” (o conosciuti come Trapanesi, yunsabuna ilaiha). Scrive lo storico Eliyahu Ashtor: “Uno di coloro era Sulaimah b. Muhammad, un poeta, menzionato da Ibn al Katta. Secondo Ibn al Katta´, dice Yakut, questo poeta arabo di Trapani si recò nella Spagna e guadagnava la sua vita scrivendo poesie in onore dei re musulmani di quel paese”.
Yaqut Mu' gam: “Tarâbanis nome d’una città costiera nell’isola di Sicilia. Diversi uomini traggonono lor nome [etnico] da questa città: tra gli altri Sulaymân ‘ibn Muhammad, ‘at tarâbnisî, poeta ricordato da ‘Ibn ‘al Quattâ”.
Marâsîd Yaqût, cita solo alcuni nomi di luoghi: “’Itrâbinis, paese su la costiera dell’isola di Sicilia,dalla parte l’Affrica”.
‘Ibn ‘al ‘Atîr Racconto del governo di ‘Abû ‘al IZAbbâs: Approdò costui in Sicilia il primo di sa’bân (1 agosto 900) con centoventi navi e quaranta harbîah (legni da guerra) e si mise all’assedio di Trapani. La stessa notizia riporta ‘Ibn Haidùn: “Indi ottantasette (7 gennaio - 25 dic. 900) egli prepose alla Sicilia il proprio figliolo ‘Abû ‘al Abbâs ‘Allâh; il quale arrivato con centosessanta navi, pose l’assedio a Trapani”. Riporta ancora: “Infine egli lor tolse l’isola (sotto Ruggiero) occupati l’un dopo l’altro i fortilizi; de’ quali caddero ultimi Trapani e Mazara, ch’egli prese ad un dei ribelli.” Queste notizie bastano a smentire quanti affermano che la caduta di Trapani non è documentata. ‘An Nuwayri Scrive: “Tarâbulus (nome probabilmente storpiato) Trapani, giace sopra il terzo angolo ed è circondata dal mare, con un istimo che lo congiunge all’isola”.
‘Abû ‘Abd ‘Allâh Muhammad ‘ibn ‘Ahmad ‘al Basârî ‘al Muqaddasî (il Gerosolimitano) (Le divisioni più acconce a far conoscere bene i climi della terra): “’Itrâbinis, Trapani. Giace sul mare: una città murata, i cui abitatori devono di un fiume.” Chiaramente non è una cosa possibile perché non vi è nessun fiume nelle nostre parti, tutt’al più si può trattare della città di Mazara.
‘Abû Hafs’Umar ‘ibn ‘al Wardî: “Nel mare di questa città (Trapani) si pesca il corallo, che vegeta in fondo come un albero. In Trapani è anche un ponte di meravigliose (dimensioni?), ch’è lungo trecento dirâ’ e largo venti.”


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Ringrazio l'autore
Alberto Costantino
per avermi concesso
di pubblicare
questo libro











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