Alberto Costantino
La Colombara di Trapani
- la copertina - Colombara, notturno foto di Andrea Gigante
Essais Collana di saggi diretta da Alberto Costantino 1
© Ignazio Grimaldi Editore S.a.s. via Palermo 116 Trapani
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Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
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LA COLOMBARA DI TRAPANI di Alberto Costantino
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Fonti storiche e letterarie - Fonti documentarie
Fonti bizantine:
Le notizie su questo periodo sono rarissime. Agnello Ravennate, descrive Trapani come una porto di rilevanza sulla rotta di Bisanzio e forse base di navi da guerra bizantine all’inizio dell’VIII secolo. Riporta Ferdinando Maurici: “Nel 709 l’imperatore Giustiniano II Rinotmeta (685-696 e 705-711) dopo la sua restaurazione sul trono volle punire gli autori della cospirazione che aveva portato alla sua deposizione. Fra essi si erano distinti i ravennati residenti a Costantinopoli ai quali, ella cui città d’origine, l’imperatore volle infliggere una punizione esemplare. Vene così spedito a Ravenna, con il compito di arrestare l’arcivescovo e il patriziato della città, un monstraticum di cui Agnello non dice il nome ma che da altre fonti risulta essere lo stratega di Sicilia Teodoro. Salpato da Costantinopoli e messa la rota verso l’Italia, quesiti fece un primo scalo a Trapani, quindi a Pachino (lustrato Trapani portu, venit Pachinium) e la li si diresse su Ravenna ove portò a termine la sua missione arrestando l’arcivesco felice e conducendolo a Costantinopoli".
Molti sono convinti, come l’editore tedesco Agnello che questa rotta fantastica sia da attribuire a reminiscenze letterarie (Virgilio).
Scrive Agnello: “Trapani lustrat portus, Siculas attingit ora. Aliquantis hic moratus diebus, proprias res ecclesiae suae disponens, susceptus Panormus, paucis ibidem moratus est diebus ; pervenit Tindaris, Exinde, transgressus, a Pachinia devenit litora".
Scrive Filippo Burgarella in La Fardelliana 1994: "Non sorprenda una simile valorizzazione ecclesiastica di Trapani durante l’epoca bizantina. A giudicare da quel che emerge, al prezzo di due distante eppur complementari notizie tradite da Agnello, il biografo altomedievale degli arcivescovi di Ravenna, la città e ancor più il suo porto avevano un loro specifico rilievo tra le basi navali e i centri abitati della provincia bizantina o tema Sicilia, quasi ne fossero un importante tassello sotto il profilo militare e strategico. E sempre alla luce di quelle notizie Trapani con il suo porto era collegata con i principali vie di comunicazioni marittima tra la provincia bizantina d’Italia e la lontana capitale sul Bosforo, Costantinopoli, fino a costituire talora scalo, se non obbligato certamente utilizzato, lungo simile rotte”.
L’Agnello né fa menzione nelle misure punitive di Giustiniano II Rinotmeta nel 709 dopo la sua restaurazione al trono di Costantinopoli. Il sovrano mandò una spedizione punitiva a Ravenna e fece un primo scalo in Sicilia, a Trapani, e solo in seguito raggiunge Ravenna. Tuttavia proprio nell’edizione ottocentesca dell’opera compare una nota: “Constantinopoli Ravennam navigans certe Drepamun non vidit”. Giustamente Trapani non è sulla rotta di Costantinopoli. Scrive il Burgarella: “Tuttavia se Trapani è menzionata in quel preciso contesto, non è solo per la compiaciuta indulgenza di Agnello alle reminiscenze letterarie e per i toponimi resi aulici dalle precedenti menzioni nelle opere degli autori classici: è anche e soprattutto per rispondenza alle realtà storica. Il che appare ancor più evidente ove si tenga conto della precedenza di Trapani su Pachino in quella notizia di Agnello, il quale sembra così indicare non certo gli scali intermedi di un viaggio cominciato a Costantinopoli, ma piuttosto il movimento della flotta bizantina a partire da quello della sua squadra di stanza nella base più occidentale della Sicilia. E che Trapani potesse allora disporre di tal genere di forze militari, è certamente una mera ipotesi, alla quale però danno robusto credito la vocazione marinara della città e soprattutto la difficile situazione di quegli anni, caratterizzata dagli intensi e ripetuti tentativi di Bisanzio allo scopo di preservare dall’incombente annessione musulmana Cartagine e i territori superstiti delle sue antiche province nel Mediterraneo centro-occidentale”. Filippo Burgarella scrive queste note per dimostrare che Trapani ebbe Vescovo già in quel lontano periodo storico, tuttavia, dall’Agnello, lui trae anche le uniche notizie storiche della città in quell’epoca.
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Ringrazio l'autore Alberto Costantino per avermi concesso di pubblicare questo libro
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