Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

RITORNO AL FEUDO

di Alberto Barbata



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Ritorno al feudo

Ritorno al feudo non significa un nuovo ripopolamento della campagna siciliana o un ritorno delle masse contadine nell'interno della Sicilia. Le masse contadine, i proletari contadini non esistono più.
Le masse sono oggi urbane, riempiono gli alveari delle città lungo le coste dell'isola. E l'agricoltura da tempo ormai si è trasformata, meccanizzata, non più estensiva, ma diversificata nelle colture, nelle varietà, nei modi della coltivazione e delle produzioni.
E le ideologie che portarono i più rivoluzionari alla conquista del feudo dormono ormai nei c'!.ssetti o nei libri degli storici che da un certo tempo ne hanno seppellito i corsi e i ricorsi per interpretazioni planetarie delle economie e della vita dell'uomo.
Siamo nell'età del dubbio, delle grandi incertezze, delle omologazioni terrificanti che tentano di- uccidere gli ultimi brandelli della conoscenza, per piattificare eternamente l'uomo del terzo millennio.
Il feudo, arricchito di nuove energie, potrà servire meglio le migrazioni quotidiane del turismo isolano e non, con le nuove sedi agrituristiche, collocate all'interno dei bagli, le cui mura recuperate ci faranno conoscere l'architettura povera, ma non tanto, della campagna siciliana.
Strutture poderose e torri rusticane ritornano oggi a nuova vita, in un clima di recupero culturale della nostra storia, fatta di sofferenze, di lotte, 'ma anche di conquiste sociali ed economiche che hanno trasformato l'uomo dell'isola del sole.
Il silenzio, i silenzi del feudo potranno aiutarci ad una maggiore riflessione sul tempo attuale, a farci riconquistare la fiducia in noi stessi, spesso e sovente scaraventati nel turbinio sfavillante e impazzito delle nostre città, dalle quali più spesso sentiamo il bisogno di evadere, di scappare come da una prigione o da una catena da schiavi.
E non ultimo, lo "scuru" del feudo, l'oscurità della campagna rischiarata dal manto stellato, dai sistemi più noti ed altri più lontani, servirà a riconciliarci con un passato non tanto lontano, almeno per noi più anziani, dove non esistevano le dannate lampade bianche a vapore di mercurio o gialle autostradali che non lasciano spazio all'intimità, alla contemplazione.
Non dietrologia, ma una serena partecipazione della nostra mente alla consapevolezza della nostra storia, di quello che siamo stati nell'isola tormentata del sole.



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Ringrazio l'amico

Vito Accardo

per avermi fatto conoscere l'Autore



Da una conversazione
con i soci de
"La Koinè della Collina"

22.07.2006 ore 21.00

Feudo Borromeo (Burrumia)

Le foto sono state gentilmente concesse dall'architetto Carlo Foderà, Presidente del Club Amici Della Terra.

Si ringrazia la Banca di Credito Cooperativo Sen. Pietro Grammatico per l'aiuto concreto dato alla pubblicazione di questo volume.




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