Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

RITORNO AL FEUDO

di Alberto Barbata



pagina precedente

pagina successiva

Il Baglio

Espressione architettonica tipica del latifondo è il baglio, che spesso viene costruito nella parte più eminente della proprietà, sulla cima dei timponi.
La sua storia, le sue origini sono antichissime e coincidono con l'altra realtà abitativa denominata "masseria", espressione della grande proprietà fondiaria tardo-romana, dal latino "massa" che indica una vasta estensione di terra con al centro una fattoria o villa rustica.
Nel periodo arabo, tra il IX e l'XI secolo, avviene un mutamento rivoluzionario nella storia della proprietà fondiaria in Sicilia, con la nascita del frazionamento della terra, il "tenimentum terrarum" prende il posto delle grandi "massae" tardo romane e l'isola appare punteggiata da una serie vastissima di casali o "manzil" o "rahl", piccoli agglomerati di case o luoghi di sosta dove si scende da cavallo, piccoli borghi rurali a guardia dei tenimenti, irrigati secondo sistemi idraulici adeguati alle coltivazioni ortive ed albericole. In pratica i manzil arabi, i cui nomi ancora oggi evidenziano la toponomastica della Sicilia occidentale, saranno gli antenati diretti dei bagli siciliani che ancora oggi contraddistinguono il paesaggio agrario, pur nella devastazione seguita alla fine del popolamento delle campagne nell'ultimo dopoguerra. I Normanni, infatti, nell'XI secolo, faranno rinascere il latifondo, con lo spopolamento di vaste zone dell'isola, faranno prevalere le coltivazioni estensive, con la cerealicoltura, e la pastorizia. I manzil arabi saranno sostituiti dai bagli, il cui termine, pur derivando dal latino vallum (costruzione fortificata), in Sicilia sarà mutuato dal francese "bail" che in pratica è il cortile dei castelli, circondato da mura. Il termine appare, pertanto, con l'arrivo della dinastia nor­manna, nella versione "ballium".
Nel tempo, 'con il termine "baglio" sarà identificato un complesso architettonico, più o meno di qualità rilevante con decorazioni diversificate sotto il profilo estetico, chiuso e variamente fortificato, in genere di sostegno alle attività agricole, per la conservazione dei prodotti accumulati durante i raccolti, ma anche a difesa contro gli attacchi dei corsari saraceni, che spesso turbavano la tranquillità delle popolazioni dell'isola, in un periodo sto­rico abbastanza lungo, almeno fino alla fine del XVIII secolo.



pagina precedente

pagina successiva




Ringrazio l'amico

Vito Accardo

per avermi fatto conoscere l'Autore



Da una conversazione
con i soci de
"La Koinè della Collina"

22.07.2006 ore 21.00

Feudo Borromeo (Burrumia)

Le foto sono state gentilmente concesse dall'architetto Carlo Foderà, Presidente del Club Amici Della Terra.

Si ringrazia la Banca di Credito Cooperativo Sen. Pietro Grammatico per l'aiuto concreto dato alla pubblicazione di questo volume.




E-mail e-mail - redazione@trapaninostra.it