Alberto Barbata


la copertina del libro

- la copertina -
Piazza vitt. emanuele
monumento
ai caduti
e chiesa madre,
foto del 1938
del Cav.
Ignazio Montalto




Un vivo ringraziamento
al Cav. Vincenzo Montalto
di Castelvetrano,
per aver consentito la pubblicazione delle immagini di Paceco scomparsa, tratte dall'archivio del padre, Cav. Ignazio.



Al Cav. Emilio Curatolo
un particolare ed affettuoso grazie per le immagini fornitemi del ventennio fascista.

Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

L'AUTONOMIA PERDUTA E RITROVATA
di Alberto Barbata


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Appendice
LA GUERRA DEI CONFINI

La soppressione del libero Comune di Xitta ci conduce ad una riflessione sulla storia e le sorti del territorio di Paceco, che subirà anch'esso, nel 1938, durante il periodo del regime fascista, il declassamento atroce a frazione della vicina città. I tentativi dei gerarchi trapanesi, d'inglobare il territorio comunale di Paceco, erano già iniziati fin dal 1929, ma andranno in porto soltanto nell'ottobre del 1938 con decreto reale di Vittorio Emanuele III(9).
Ci vorranno circa otto anni di battaglie legali e politiche per arrivare a riconquistare, nell'aprile del 1946, l'autonomia perduta. Tuttavia occorre ricordare che le prime avvisaglie di una tensione politico-amministrativa tra la città di Trapani e lo "Stato di Paceco" sono riscontrabili, appena alcuni anni dopo la fondazione della nuova "terra", tra le carte dell'Archivio del Senato di Trapani.
Placido Fardella nel 1607, con la "licentia" della fondazione di Paceco, aveva ottenuto il "mero e misto imperio", cioè la giurisdizione civile e criminale sulla nuova "terra", ma anche il "guidatico" quinquennale per qualsiasi debito, contratto precedentemente dai nuovi "habitatores" che avevano deciso di impiantare casa nel costruendo borgo. Le proteste del Senato di Trapani furono vivissirne, motivate dal grave danno che tale concessione recava all'economia ed al commercio della città e sono numerose le missive inviate al Re e riportate nei "Copialettere" dell'Archivio, oggi conservato presso la Biblioteca Fardelliana(10).
In pratica la nascita della nuova terra feudale di Paceco era stata di "prejuditio" alle sorti economiche della vicina Trapani. Almeno così sostenevano i senatori della città! Certamente il principe era stato favorito, all'atto della fondazione del borgo, dalla parentela con il vicerè Marchese di Villena, avendone sposato la nipote, Maria Pacheco. Tuttavia la nuova fondazione aveva aiutato le sorti di molta gente povera che era venuta nel borgo per ricostruirsi una vita o per migliorare, ottenendo una casa ed una terra da lavorare, lontana dall'usura che imperversava nelle città demaniali.
La nuova signoria dei Fardella, che offrivano nuove e migliori condizioni di vita ai cittadini di Paceco, non poteva certamente essere ben vista da una parte della classe dominante della vicina città, gelosa dei privilegi ottenuti e della grande elevazione nobiliare conseguita dal giovane principe.
Nell'analisi della storia dei confini di Paceco, soprattutto del centro urbano, ci vengono in soccorso anche altri documenti, tratti dai Registri del Decurionato, conservati nell'Archivio storico comunale.
Nella seduta del 12 aprile 1834, sindaco Giuseppe De Luca farmacista, si delibera "quale possa essere l'ambito della Comune" al fine di fissare i limiti entro i quali si possano riscuotere i dazi comunali. Il Decurionato fa rilevare le difficoltà di esazione, ponendo in evidenza: "attesochè questa Paceco è una Comune aperta ed accessibile da ogni dove in giro alla quale vi esistono le campagne con delle Piccole case abitate, ove pella vicinanza della Comune vendendosi dei generi gravati dai Dazi Comunali, ivi gli abitanti possonsi facilmente portare a comprarli, e ne vengono così defraudati gli interessi comunali". E pertanto il Decurionato deliberava che "sia umiliata pella Sovrana approvazione la proposta che l'ambito di questa Comune Paceco ossiano i limiti entro i quali si possano riscuotere i Dazi comunali gravati sulla vendita al dettaglio del frumento di consumo, possono restare fissati in circonferenza sino ad un mezzo miglio legale di distanza dalla periferia dell'abitato municipale".
Ed alcuni mesi dopo, il 20 dicembre, il Decurionato deliberava i limiti territoriali certi, entro i quali la vendita al dettaglio dei generi di consumo, gravati di dazio comunale, doveva essere assoggettata al pagamento. Da questi limiti ricaviamo i confini urbani di Paceco, durante il periodo borbonico, utili a ricostruire la toponomastica ed i siti o i luoghi dove abitavano le antiche famiglie dei borgesi.
Così recita la deliberazione consiliare: "A cominciar dal ponte di questa Paceco camin facendo pel fiume detto di Gigante (odierno Baiata) verso oriente a girar pell'entrata, ossia trazziera detta dei Montesi (soprannome di un ramo della famiglia dei Sugamiele), e passando a canto il luogo si detto Saura (odierna azienda del duca Curatolo, erede dei Saura di Castelmonte) ed indi pella via detta di Sapone (dall'erba saponaria che vi cresceva ai bordi da cui si traevano le ceneri di soda, molto commerciata con gli inglesi da parte dei proprietari terrieri) sino a girar pell'entrata intermedia al luogo di Don Raimondo Inglese (sindaco e ricco possidente), e proseguendo la stessa trazziera verso mezzogiorno passando a canto del luogo detto di Greco, e prendendo colla volta verso Ponente la zia prima del luogo di Don Vincenzo Occhipinti (antica famiglia di ricchi borgesi, detti "i Curiazzi", da un contenitore di cuoio dove riponevano monete d'oro) sino a girare pella trazziera che fa confine alle terre oggi possesse da Don Giuseppe Pellegrino (Sindaco), e camin facendo pei confini di esse terre verso Occidente sino all'entrata vicino alle case del luogo degli eredi di Don Leonardo Scio (famiglia antica trapanese di medici fisici e chirurghi), andando pella zia detta di Mazzara (trazzera regia) sino a scendere al fiume si detto Vecchio (sempre il Baiata) che va sino al ponte di questa Paceco verso tramontana"(11).
I limiti territoriali fissati dal Decurionato facevano il giro del paese dal ponte al Firriato e, costeggiando parte delle terre di Misiligiafari, presso gli Occhipinti entravano nella trazzera regia, attraversando la via Seniazza, e per la contrada Piano scendevano nuovamente al fiume.
Niente era cambiato in due secoli, i limiti asfittici erano rimasti gli stessi. I rapporti con il Comune di Trapani si erano mantenuti nell'ambito di pretese ossessive e mai tendenti ad una riequilibrazione serena dei due territori.



Il ponte di Paceco così come era prima dell'ultima definizione dei confini (1956).

Ogni tanto il discorso veniva ripreso e mai concluso. Il dibattito si accese durante le sindacature del senatore Grammatico e proseguì anche durante il lungo mandato dell'avvocato Giuseppe Catalano, ma con un nulla di fatto.


(9) Regio Decreto 8 agosto 1938 - XVI, n. 1327 (Min. Interno), Aggregazione del Comune di Paceco a quello di Trapani. In G. U. 5 settembre 1938, n. 202.
(10) L'argomento è stato ampiamente affrontato dallo storico Antonio Buscaino nel suo libro Xitta - Storia e cronaca di un borgo attorno alla sua torre, pubblicato nel 1993.
(11) A.S.C. - Paceco - Registri del Decurionato - Anno 1834, cc. 16 e 44-45. In A.S.C. 10 (Biblioteca Comunale).



SIGLE
A.S.C. = Archivio Storico Comunale - Paceco
A.C.S. = Archivio Centrale dello Stato - Roma
B.C. = Biblioteca Comunale - Paceco
C.P.C. = Casellario Penale Centrale - Roma (in A.C.S.)
G.U. = Gazzetta Ufficiale


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La Koinè della Collina
Associazione Culturale
Paceco
2005







Ringrazio l'amico
Vito Accardo
per avermi
fatto conoscere
questo libro







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