Alberto Barbata


la copertina del libro

- la copertina -
Piazza vitt. emanuele
monumento
ai caduti
e chiesa madre,
foto del 1938
del Cav.
Ignazio Montalto




Un vivo ringraziamento
al Cav. Vincenzo Montalto
di Castelvetrano,
per aver consentito la pubblicazione delle immagini di Paceco scomparsa, tratte dall'archivio del padre, Cav. Ignazio.



Al Cav. Emilio Curatolo
un particolare ed affettuoso grazie per le immagini fornitemi del ventennio fascista.

Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

L'AUTONOMIA PERDUTA E RITROVATA
di Alberto Barbata


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L'Autonomia perduta e ritrovata

Tra i personaggi di spicco, segnalati nella citata pubblicazione, vi sono figure di anarchici, socialisti, comunisti, ma anche apolitici, nonchè fascisti incappati nelle maglie del regime, per false denunzie o per lotte intestine all'interno del partito di governo.



Pietro Grammatico, Senatore della Repubblica,
fondatore della Cassa Rurale ed Artigiana, oggi Banca di Credito Cooperativo.

Fra di essi, è doveroso evidenziare la figura di Pietro Grammatico, socialista, capo del movimento contadino nel trapanese, prima e dopo il fascismo, Sindaco di Paceco e Senatore della Repubblica.
Gli fu inflitta l'ammonizione per un biennio dalla Commisione Provinciale, dal 26 novembre 1926 al 25 novembre 1928. Annualmente veniva sorvegliato assiduamente e fermato per misure di P.S. in occasione di ricorrenze particolari nazionali o del regime, anche se non dava luogo a "rimarchi in linea politica". Nella sua scheda biografica, del 1926, la Prefettura di Trapani comunicava espressamente: "Il Grammatico a Paceco, gode una fiducia illimitata nella classe dei contadini. E' molto intelligente e facile parlatore. E' molto scaltro e si mostra ossequiente verso le Autorità, mentre in SO.rtanza, è ostile e capace di spingere le masse a qualsiasi eccesso, salvo, al momento opportuno, di rzpararsi da ogni responsabilità", "Ha la licenza tecnica e fu Sindaco di Paceco dal 20 ottobre 1920 al 13 dicembre 1923 e Consigliere Provinciale dal 3 ottobre 1920 fino al 1923. Durante il periodo dell'occupazione delle terre, fu fra i più accesi propugnatori della terra ai contadini, autorizzando ogni sorta di violenze. Essendo designato dalla voce pubblica come pericoloso all'ordine nazionale dello Stato, in conformità del disposto dell'art. 166 del T.U. delle leggi di P.S. 6.11.1926 n° 1848, il 19 novembre venne proposto per l'ammonizione ed il 26 stesso venne ammonito."(9)
Inoltre nel libro del Carbone, che costituisce quasi un dizionario dei sovversivi siciliani e calabresi, viene citata una famiglia di pacecoti, i Basiricò detti "i cuffari", ed in particolare Giuseppe (nato nel 1879) ed il figlio Salvatore (nato nel 1904).
La relazione, inviata dal questore Marini al Prefetto di Trapani, Presidente della Commissione Provinciale per il confino di Polizia, datata 3 maggio 1928, è certamente significativa e di estremo interesse. Afferma il questore che "i nemici del Regime qualsiasi maschera assumono, si rivelano quali sono. Della peggior risma di antifascisti è il Basiricò (Giuseppe) in oggetto. Egli fin da giovanissimo militò attivamente nel partito socialista e non si limitava alla onesta manifestazione delle proprie idee ma ostentava la sua fede con astio che non solo non curava di nascondere, ma anzi artatamente esagerava. Fu anche antireligioso per posa. Volle che il di lui figlio maggiore a nome Salvatore, sin da giovanetto, si iscrivesse tra i giovani socialisti ed incitava il ragazzo ad ostentare la sua convinzione. Fu tra i primi derisori del Fascismo e nel periodo quartarellistico parve rinfocolare il suo odio al Regime. Ma trionfato questo, egli smise ogni ostentazione e quasi per dare un esempio ai compagni di fede, per come fosse possibile gabbare il mondo, ostentò nel suo negozio (di fiscaiolo) le fotografie dei Reali e di S.E. Mussolini, mentre gelosamente conservate teneva le fotografie di esponenti socialisti, come risultò da una perquisizione eseguita nel di lui domicilio. Per tal fatto il Basiricò fu sottoposto ai rilievi di polizia che parvero umiliarlo, ma non lo indussero ad assumere un contegno leale verso il Regime. E' stato solito tutti gli anni in Paceco e Xitta, nella data del 1° Maggio, appendere clandestinamente una bandiera rossa su qualche palo telegrafico. Quest'anno, conforme le istruzioni della E.V. furono eseguiti dei servizi preventivi, e delle perquisizioni perchè fossero identificati gli autori di tali manifestazioni. Tra le cento perquisizioni fatte la notte dal 30 aprile al 1° Maggio da un gruppo di militi e di carabinieri fu perquisita anche l'abitazione di tale individuo assai sospetto e venne trovato nella casa di lui, entro una vasca vuota, un gagliardetto rosso con indicazioni sovversive".(10)
Marini terminava la relazione con la proposta per il confino di polizia del Basiricò, dichiarandolo, come di rito, pericoloso all'Ordine Nazionale, affermando testualmente che "individui simili è necessario che siano esemplarmente colpiti, non solo ma siano messi in condizione di non insidiare il Regime".
I due Basiricò vennero assegnati al confino, nell'isola di Lipari, per anni tre con ordinanza del 3 maggio 1928.
Tuttavia anche personalità, in larga parte estranee al mondo della politica fascista, ma inserite dal Regime nelle istituzioni pubbliche, subirono provvedimenti atroci, quali ammonizioni e assegnazioni al confino, in un clima di lotte intestine di eccezionale rilevanza. Tali figure, poi assolte con formula piena nei diversi gradi della magistratura ordinaria, dovettero subire l'onta immeritata delle delazioni di parte. Uno studio su di esse richiederebbe un'ampia pubblicazione, ma per il momento tale questione esula dall'economia dell'attuale saggio.


(9) A.C.S. - C.P.C., b. 2498, fase. 55238, cc. 18,1926-1934.
(10) A.C.S. - C.P.C., b. 71, cc. 40, 1928-1929.


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La Koinè della Collina
Associazione Culturale
Paceco
2005







Ringrazio l'amico
Vito Accardo
per avermi
fatto conoscere
questo libro







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